L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 12 agosto 2014

Baroso scambia gli aiuti umanitari di viveri per carri armati

quando le teste sono piene di ragnatele e soprattutto in cattiva fede scambiano le lucciole per lanterne - martelun

Ucraina, Barroso diffida Putin da azioni militari

Sospetti sull'azione umanitaria annunciata.

AVVERTIMENTO
Pronti a intervenire nel Sud Est ucraino per portare aiuti alla popolazione martoriata dalla guerra. Ad annunciarlo, l'11 agosto, è stato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov.
Una decisione che ha provocato la preoccupazione dell'Ue, col presidente della Commissione europea José Manuel Barroso che ha diffidato il capo del Cremlino Vladimir Putin dal mettere in campo azioni militari unilaterali in Ucraina, dietro qualsiasi pretesto, incluso quello umanitario.
RAMMARICO PER L'EMBARGO. In una telefonata, il capo dell'esecutivo ha anche manifestato il «rammarico» Ue per l'embargo, riservandosi il diritto di adottare misure appropriate.
Sempre al telefono, il presidente Usa Barack Obama e il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi si sono espressi sulla stessa linea. Ogni intervento «umanitario» in Ucraina, hanno detto, va fatto con il consenso di Kiev. In caso contario Mosca violerebbe le leggi internazionali e provocherebbe ulteriori sanzioni.
La denuncia da parte della Nato di circa 20 mila soldati russi ammassati al confine (addirittura 45 mila secondo Kiev) non contribuisce di certo ad allentare la tensione, e il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, non ha esitato a parlare di «un'alta probabilità» che il Cremlino - che Kiev e i suoi alleati occidentali accusano da tempo di armare e sostenere i separatisti - intervenga militarmente in Ucraina.
MOSCA: «MISSIONE CONCORDATA CON KIEV». Da parte sua, la Russia ha comunque precisato di aver trovato un'intesa con Kiev e che la missione è prevista «senza scorta militare». E in ogni caso il presidente ucraino Petro Poroshenko ha precisato che l'azione umanitaria - auspicata dallo stesso capo di Stato - deve essere internazionale, coordinata dalla Croce rossa, e vi parteciperanno «Ue, Russia, Germania e altri partner», tra cui naturalmente gli Stati Uniti, visto che in una telefonata con Poroshenko il leader della Casa Bianca, Barack Obama, ha assicurato la presenza americana nell'iniziativa.
La missione cui ha accennato il presidente ucraino riguarda però - almeno per il momento - solo Lugansk, uno dei principali baluardi dei separatisti, che è sull'orlo di una catastrofe umanitaria perché in gran parte della città mancano elettricità e acqua corrente, scarseggia il cibo e a causa dei combattimenti l'immondizia si va ammassando sulle strade creando gravi problemi di igiene.
L'ESERCITO ASSEDIA DONETSK. Le truppe di Kiev intanto hanno continuato a stringere la morsa su Donetsk, la città più importante del Sud Est trasformatasi nella principale roccaforte dei separatisti filorussi. Il portavoce dell'esercito ucraino, Oleksii Dmitrachkivski, ha detto che il centro è ormai praticamente isolato da Lugansk, e anche il nuovo «premier» dell'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, non ha potuto nascondere che la città è «circondata».
Da giorni ormai su Donetsk piovono i proiettili dell'artiglieria ucraina, che mietono vittime anche tra i civili, e la notte tra il 10 e l'11 agosto è stato colpito per l'ennesima volta un obiettivo non militare: un carcere di «alta sicurezza». Il bombardamento ha ucciso un detenuto e ne ha feriti altri, ma ha anche fatto scoppiare una rivolta tra i carcerati, 106 dei quali sono evasi: alcuni si sono ripresentati in carcere la mattina dell'11 agosto, ma di decine si è persa ogni traccia.
OLTRE 1.500 MORTI DALL'INIZIO DELLA GUERRA. La guerra in Ucraina orientale ha già fatto più di 1.500 morti, e il Comune di Donetsk ha annunciato che nel fine settimana hanno perso la vita altri tre civili.
Tra le fila dell'esercito ucraino le perdite dall'inizio dell'operazione militare in aprile ammontano invece a 568 uomini, mentre i feriti sono ben 2.120. Ma ci sono morti anche tra i controversi gruppi paramilitari pro-Kiev, come i battaglioni Donbass e Azov, che tra il 10 e l'11 agosto hanno perso sei uomini negli scontri a fuoco a Ilovaisk, vicino Donetsk, e naturalmente anche tra i miliziani filorussi. Mentre i civili costretti a lasciare le proprie case sono circa 300 mila, e sembrano destinati ad aumentare. Della situazione, alquanto critica, Obama e Poroshenko hanno in programma un incontro il 4 e il 5 settembre, a margine di un vertice Nato a Newport, in Gran Bretagna.
Lunedì, 11 Agosto 2014
http://www.lettera43.it/politica/ucraina-barroso-diffida-putin-da-azioni-militari_43675137699.htm
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