L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 14 agosto 2014

L'Italia sempre più povera, da via l'acciaio

Ilva, c'e' il si di ArcelorMittal

Colpo di scena nella trattativa per l'acquisizione del più grande centro siderurgico d'Europa. I franco-indiani rompono gli indugi e si dicono pronti a rilevare l'impianto tarantino. Qual è il vero ruolo di Paolo Scaroni, ex numero uno di Eni, nell'intera operazione?
di Vincenzo Carriero
ArcelorMittal getta la maschera e si dice disponibile ad acquistare l’Ilva. Il colpo di scena arriva alla vigilia di Ferragosto: i franco-indiani vogliono rilevare il più grande centro siderurgico d’Europa. Le verifiche sulle linee produttive, effettuate a Taranto nelle scorse settimane, hanno dato responso positivo. Adesso si entra nella fase-due: determinare i costi dell’operazione e avviare una trattativa che si concluda con l’acquisizione del pacchetto azionario.
Tira un sospiro di sollievo il commissario straordinario, Pietro Gnudi. L’intricata matassa che avvolge l’Ilva, con le sue mille contraddizioni e promesse non mantenute (soprattutto per quel che attiene i lavori di bonifica), sembrerebbe potersi sbrogliare. Gnudi, e assieme a lui il ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, vorrebbero che ad affiancare ArcelorMittal ci fossero anche imprenditori italiani. E, in tal senso, Antonio ed Emma Marcegaglia hanno già fatto sapere di essere disponibili ad entrare nei nuovi assetti societari. In alternativa, il Governo penserebbe ad un coinvolgimento diretto della Cassa depositi e prestiti (leggasi risparmi postali degli italiani).
Particolare nient’affatto trascurabile: nella trattativa per la cessione dell’Ilva ai franco-indiani, Gnudi è affiancato dalla banca Rothschild. Indovinate un po’ chi è il vicepresidente dell’importante istituto di credito? Paolo Scaroni, il predecessore di Emma Marcegaglia alla presidenza dell’Eni. C’è sempre un burattinaio silenzioso a menare la danza del capitalismo italiano.

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