L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 15 agosto 2014

Pagliacci, si preferisce far piangere il proprio popolo invece di uscire dall'Euro

Commissariamento: come agisce la Troika

Per l'Italia spunta una misura alternativa. Dall'Esm ai casi di Cipro e della Grecia. Come funziona il salvataggio.

SCHEDA
Dopo le parole del presidente della Bce Mario Draghi sulle riforme mancate che rischiano di continuare a bloccare la crescita economica dell'Italia e la conseguente richiesta di una cessione di sovranità da parte dei governi nazionali, e dopo la lettera della Commissione europea che ha rimandato a settembre il nostro Paese per decidere se concedere i finanziamenti comunitari previsti per il settennato 2014-2020 (in ballo ci sono 40 miliardi), il premier Matteo Renzi intervistato dal Financial Times ha detto che non intende farsi «commissariare».
Ma l'Italia rischia veramente?

1. Gli accordi contrattuali con l'Ue senza Troika

La Commissione Ue al momento si è detta disposta a concedere al nostro Paese una deroga sui conti. Ma sta mettendo a punto un nuovo strumento: un impegno scritto, una sorta di contratto, che ci obblighi a realizzare le riforme promesse.
TOO BIG TO FAIL. Del resto per ora la situazione italiana può essere favorita da almeno due fattori: come ha ricordato La Repubblica in primo luogo possiamo godere della congiuntura favorevole dei mercati, che sta mantenendo i tassi di interesse «molto bassi» e dunque consentirebbe al nostro Paese di sostenere l’enorme debito pubblico senza dover ricorrere ai prestiti europei. In secondo luogo, ma non è una novità, un’ipotetica bancarotta italiana sarebbe «talmente disastrosa che neppure l’intervento dell’Esm potrebbe scongiurarla». Insomma siamo too big to fail, troppo grandi per fallire.
Senza riforme, e quindi senza crescita economica, la richiesta di Draghi di una «cessione di sovranità» potrebbe però sfociare nei cosiddetti «accordi contrattuali» che la Commissione e il Consiglio stanno studiando da tempo.
AGGIUSTAMENTO DEL BILANCIO. Lo strumento funzionerebbe come un vero e proprio contratto, firmato da un governo nazionale da una parte e da Bruxelles dall'altra. In cambio dell'impegno a realizzare le riforme, l’Europa potrebbe concedere l’autorizzazione a prorogare gli aggiustamenti di bilancio.
Nel caso dell’Italia, per esempio, fermo restando il rispetto del deficit al 3%, il governo potrebbe evitare di dover affrontare una drastica riduzione del debito, senza per questo incorrere in una procedura d'infrazione.

2. Gli interventi della Troika e la richiesta di aiuto all'Esm

La Troika interviene solo quando un Paese fa ricorso al Fondo salva Stati, sostituito ora dal Meccanismo di stabilità. E non agisce sempre nello stesso modo.
Basta guardare i precedenti salvataggi. I cosiddetti Piigs hanno quasi tutti fatto ricorso agli aiuti economici speciali dell'Unione.
Portogallo, Irlanda, Grecia, Cipro e la stessa Spagna (ma anche Ungheria, Lettonia e Romania) hanno chiesto prestiti straordinari.
SPAGNA CASO INDOLORE. Il caso spagnolo è stato quello più 'indolore', dal momento che Madrid ha chiesto finanziamenti solo per salvare alcune banche private, e quindi è riuscita a evitare la cessione di sovranità.
Le cose però sono andate diversamente in altri contesti mediterranei vicini all'Italia, come Cipro e Grecia.

3. Il caso di Cipro: aiuti per 10 miliardi

Il 25 giugno 2012 il governo di Nicosia ha infatti presentato una richiesta formale di «sostegno alla propria stabilità» al presidente dell'Eurogruppo. Dopo lunghe trattative, il 25 marzo 2013 sono stati concordati gli elementi chiave per un programma di aggiustamento macroeconomico, e cioè: un «ridimensionamento adeguato del settore finanziario, consolidamento fiscale, riforme strutturali e privatizzazioni», come riportato sul sito dell'Esm.
LIQUIDAZIONE DELLA BANCA POPOLARE. L'accordo ha consentito il varo di un pacchetto ai aiuti finanziari per l'isola pari a 10 miliardi di euro: 9 messi a disposizione dall'Esm, 1 dal Fondo monetario internazionale. Il bail-in, ovverosia il piano di salvataggio, ratificato dal parlamento alla fine di aprile 2013, ha previsto la liquidazione della Banca Popolare e il trasferimento di una parte dei suoi titoli alla Banca di Cipro, a sua volta destinata alla ristrutturazione. In cambio di azioni della nuova Banca di Cipro, forti prelievi sono stati imposti sui depositi oltre i 100 mila euro, nella misura del 37,5% ma con possibilità di raggiungere il 60%. Il debito di 9 miliardi di euro contratto con la Bce è stato trasferito sulla Banca di Cipro. Per ottenere la liquidità straordinaria erogata, la Banca ha dovuto offrire in garanzia asset scontati del 65%.
PENSIONI E SANITÀ DA RIFORMARE. Il Memorandum of Understanding preparato dalla Commissione europea in collaborazione con la Bce e il Fmi, approvato il 24 aprile 2013, ha poi precisato le altre condizioni che Cipro ha dovuto rispettare in cambio degli aiuti finanziari dell'Esm: revisione del sistema fiscale, tagli alla spesa pubblica, riforme del sistema pensionistico e del sistema sanitario.

4. Il caso della Grecia: prestiti per 245 miliardi e manovre lacrime e sangue

In Grecia l'intervento della Troika è stato molto più pesante, e il prestito concesso al governo di Atene molto più alto: in tutto 245 miliardi di euro in diverse tranche, di cui 48 messi a disposizione dal Fondo monetario internazionale.
IL RISCHIO BANCAROTTA NEL 2009. Nel 2009 fu il presidente Papandreou a dichiarare il rischio di bancarotta per la Grecia: un dissesto provocato oltre che dalla falsificazione dei conti pubblici, anche da una cronica mancanza di competitività.
I prestiti successivamente erogati hanno richiesto in cambio ripetute manovre economiche 'lacrime e sangue': tagli alla spesa, tasse straordinarie sugli immobili, riduzione del numero e dello stipendio dei dipendenti pubblici, tagli alle pensioni, un programma aggressivo di privatizzazioni. Finché a marzo del 2012 non è avvenuta la ristrutturazione del debito pubblico, il cosiddetto haircut: i detentori privati di titoli di Stato greci si sono visti ristrutturare e allungare la scadenza del debito, il cui valore nominale si è ridotto di più del 50%.
RIFORME E RIVOLTE POPOLARI. Le misure che il governo greco ha dovuto intraprendere a seguito del commissariamento da parte della Troika hanno scatenato le rivolte popolari ad Atene e Salonicco. Ma alla fine la medicina, nonostante gli effetti collaterali, ha funzionato. Almeno dal punto di vista finanziario. Dopo quattro anni, la Grecia è infatti tornata sui mercati dei titoli di stato a medio termine ad aprile 2014. A fronte di 2,5 miliardi di bond a cinque anni da collocare la domanda è stata superiore di 20 volte rispetto all'offerta, e il totale dei titoli in vendita è stato ritoccato fino a raggiungere quota 3 miliardi.
Giovedì, 14 Agosto 2014
http://www.lettera43.it/economia/macro/commissariamento-come-agisce-la-troika_43675137963.htm

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