Cile, riforma scuola passa alla Camera: “Divieto di lucro per gli istituti privati”
La presidente è riuscita a far
approvare la riforma del sistema educativo alla Camera, ma diversi punti
chiave dovranno essere modificati al Senato. "Si vuole trasformare
l'istruzione da bene di consumo in diritto sociale", spiega al
IlFattoQuotidiano.it Hector Morales, professore di Diritto
Costituzionale dell'Università di Viña del Mar
Era stata uno dei punti chiave della sua campagna elettorale: cambiare il
sistema educativo del Paese, ponendo fine a un’istruzione che consente solo ai
più ricchi di accedere a scuole e università di miglior qualità e conseguire i lavori più pagati. Ora
Michelle Bachelet, presidente del
Cile, è riuscita a far approvare la
riforma del sistema educativo alla Camera dei deputati, ma diversi punti chiave del testo dovranno essere modificati al
Senato,
dove il suo partito, la coalizione di centrosinistra non ha la
maggioranza. Gli scontenti e le lobby di potere contro questo
cambiamento sono tanti:
parlamentari di destra proprietari o con affari nelle scuole,
finanziatori degli istituti privati sovvenzionati, la
Chiesa, proprietaria di molte scuole e licei, le
associazioni degli studenti
e anche molte famiglie fomentate da una campagna di terrore, che temono
la chiusura di molti istituti o non gradiscono la mescolanza con le
classi più povere.
Tre i punti chiave della riforma, che verrà finanziata con un investimento di
8,3 miliardi di
dollari l’anno, ricavati dalla riforma tributaria recentemente
approvata: divieto di selezione degli alunni, divieto di cofinanziamento
da parte delle famiglie e divieto di lucro per gli istituti.
Attualmente, il sistema educativo cileno, frutto in parte della riforma
attuata durante la dittatura di Pinochet, e delle modifiche apportate
dai governi di centro-sinistra negli ultimi 20 anni, vede la coesistenza
di tre tipi di istituti. “Ci sono i
colegios (
cioè le scuole che vanno dalla media al liceo ndr) interamente
privati – spiega al
IlFattoQuotidiano.it Hector Morales, professore di Diritto Costituzionale dell’Università
Adolfo Ibañez di
Viña del Mar – che rappresentano il 7%, e non sono toccati dalla riforma. Poi ci sono i
colegios sovvenzionati in parte dallo Stato e in parte da sostenitori privati, la metà dei quali chiede alle famiglie il ‘
copago‘, cioè il pagamento di una retta che va dai 26 ai 106 euro mensili, che molti non possono permettersi, e infine i
colegios municipali, finanziati solo dallo Stato, laici e senza spese per le famiglie”.
I colegios sovvenzionati sono il 50% degli istituti in Cile e
sono quelli frequentati dalle classi medio-alte, mentre quelli
municipali hanno sempre patito una carenza di finanziamenti,
e sono frequentati dagli strati più poveri. Ci sono poi i liceos
emblematicos, municipali e con una lunga tradizione alle spalle e di
ottima qualità, ma che sono solo 10 in tutto il Paese (di cui 8 nella
capitale) e selezionano l’accesso per merito. “La riforma – continua
Morales – vuole cambiare il paradigma dell’educazione, trasformandola da
bene di consumo a diritto sociale. Per questo si è
deciso di eliminare il copago, con la copertura da parte dello Stato
della quota pagata dalle famiglie, in modo da consentire anche ai più
poveri di frequentare i colegios sovvenzionati. Se dovessero esserci
troppe domande per un istituto, la scelta verrà fatta per sorteggio,
proprio perché le scuole non possono selezionare”.
Altro punto toccato dalla riforma è il
divieto di lucro
per le istituzioni finanziate dallo Stato, che inizialmente, su
pressione delle associazioni studentesche, prevedeva il carcere come
sanzione per il mancato rispetto della norma, poi cancellato dal
governo. “Le corporazioni che gestiscono le scuole – prosegue Morales –
dovranno essere proprietarie degli edifici, per evitare ciò che hanno
fatto in questi anni le università, che per aggirare il divieto di lucro
hanno creato delle
società immobiliari che affittavano l’edificio all’ateneo”.
Ma se questi sono i punti chiave della riforma, perché tante proteste
in tutto il Paese? Per gli studenti la riforma sta diventando
troppo blanda
e non cambia realmente le cose, mentre gli istituti sovvenzionati
lamentano che così rischiano di sparire la metà delle scuole in Cile.
Infine la maggior parte della gente non capisce il senso profondo della
riforma. “C’è molta
disinformazione – conclude Morales –
e paura nei genitori, molti dei quali marciano in strada senza sapere
bene perché. C’è anche da dire che tante famiglie non sono favorevoli ad
una mescolanza di classi sociali. Questa riforma però da sola non
servirà a niente se non si migliorano la formazione e gli stipendi dei
professori e le strutture delle scuole pubbliche”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/11/cile-riforma-bachelet-fa-guerra-alle-scuole-private-divieto-lucro-per-gli-istituti/1205571/
Nessun commento:
Posta un commento