la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 10 maggio 2014
Fronte Unico per Uscire dall'Euro è il primo mattone per rompere i rapporti di produzione del Capitalismo
la tassa sulle transazioni finanziarie escludendo i prodotti derivati è inutile
Giovedì 08 maggio 2014
Sul sito della Campagna ZeroZeroCinque leggiamo: “Un primo vago accordo è stato oggi annunciato, all’Ecofin a Bruxelles, dai Ministri delle Finanze dei Paesi dell’UE aderenti alla procedura di cooperazione rafforzata per l’introduzione della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF). Un accordo politico privo però di sostanza per quel che riguarda l’ampiezza della base imponibile della tassa e la destinazione di spesa delle risorse che verranno raccolte da questa imposta. L’annuncio di oggi è ben lontano da ciò che ci si aspettava, ovvero un’ambiziosa TTF europea, con una base imponibile ampia e di difficile elusione, una misura fiscale che contrasti efficacemente le dinamiche speculative sui mercati finanziari continentali e che contribuisca a far pagare alla finanza il suo giusto contributo alla collettività”. (http://www.nonconimieisoldi.org/blog/tobin-tax-allecofin-uno-specchietto-per-le-allodole/?utm_content=buffer7877a&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer)
di Ugo Biggeri – Presidente di Banca Etica
La Tobin Tax sta diventando uno specchietto per le allodole: poco prima delle elezioni europee si fa un annuncio che rimane assolutamente nel vago in cui sembra che la politica voglia finalmente attuare un rallentamento della finanza speculativa per troppo tempo rimandato.
Nel frattempo i giornali e le pagine economiche non perdono occasione per sottolineare come I cosiddetti volumi di affari dei mercati finanziari si siano drammaticamente ridotti per le forme embrionali di Tobin tax attuate da alcuni paesi. Un allarmismo gratuito, perché si invece di dire che si è ridotto il volume della speculazione si fa credere che la Tobin Tax riduca gli investimenti nell’economia reale.
Al di là degli annunci si continua a rimandare una definizione chiara del campo di applicazione della Tobin Tax e soprattutto il momento della sua vera e unitaria attuazione a livello europeo.
In questo scenario la finanza casinò non sta a dormire e continuiamo ad assistere allo sviluppo e proliferazione di strumenti finanziari complessi che, pur avendo la loro logica ed utilità teorica, nella modalità cui vengono usati sottraggono risorse all’economia reale: delle vere e proprie armi di distruzione di massa.
In queste ore Febea – la Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative riunisce 25 istituti finanziari orientati alla sostenibilità sociale e ambientale, attivi in 14 Paesi Europei – sta lanciando un appello per chiedere ai candidati alla Commissione Europea come intendono regolare il sistema finanziario che ha condotto l’Europa nell’attuale crisi economica. Lo promuoveremo anche come Banca Etica, perché è necessario porre il tema del controllo della Finanza al centro dell’agenda politica.
Segui la campagna 005 per una tassa sulle transazioni finanziarie e al servizio dei cittadini: www.zerozerocinque.it
Fonte: NonConIMieiSoldi
http://www.confinionline.it/it/Principale/Informazione/news.aspx?prog=53926
Draghi, in vista delle elezioni europee, si mette a concorrere a chi la spara più grossa pur di salvare il Progetto dell'Euro
DRAGHI S'INVENTA CHE VI SIA LA ''CRESCITA'' IN GRECIA SPAGNA PORTOGALLO E IRLANDA
http://www.ilnord.it/b-2301_DRAGHI_SINVENTA_CHE_VI_SIA_LA_CRESCITA_IN_GRECIA_SPAGNA_PORTOGALLO_E_IRLANDA
Ungheria fuori dal Progetto Politico dell'Euro cresce
SUCCESSO COLOSSALE DELL'UNGHERIA DI ORBAN! CRESCITA ECONOMICA AL RITMO DELLA CINA: +8,1% A FEBBRAIO! (+6,1% A GENNAIO!)
giovedì 8 maggio 2014BUDAPEST - La crescita della produzione industriale ungherese ha un'accelerazione insapettata perfino per gli analisti più ottimisti. Gli ultimi dati resi noti per il mese di febbraio 2014 mostrano un tasso di sviluppo e di crescita che è il più alto e veloce degli utlimi tre anni. Questo indicano i dati preliminari dell'Ufficio Centrale di Statistica ungherese resi pubblici ieri.
L'indice della produzione industriale è aumentato di uno straordinario 8,1% anno su anno a febbraio, dopo una crescita del 6,1% nel mese di gennaio. Gli economisti avevano previsto una crescita del 5,9 per cento.
La produzione è cresciuta per il sesto mese consecutivo. Nei primi due mesi dell'anno, la produzione industriale è aumentata mediamente del 7,1% rispetto a un anno fa. L'ufficio statistico è prevista per rilasciare i dati dettagliati sulla produzione industriale il 14 aprile.
Questo risultato porta l'Ungheria ad affiancare addirittura la Cina quanto a sviluppo dell'attività economica industriale e manifatturiera. E' fuor di dubbio che questo risultato sia la prova provata della giustezza delle scelte politiche del governo Orban, che ha reciso le catene che costringevano l'Ungheria a sottostare alle folli politiche economiche dell'Unione Europea e della Banca Centrale Europea.
Bruxelles e Francoforte sono state abbandonate da Orban al loro destino infausto, e infatti mentre l'Ungheria sta crescendo al ritmo di Shanghai, la Zona euro si sta inabissando come il Titanic.
Non pensiamo servano molte altre parole per far capire che senza l'euro-BCE si prospera, con l'euro-BCE si muore.
max parisi
Elezioni in Siria ed Ucraina mentre le armi e il terrore dilagano
» 08/05/2014 11:24
SIRIA
Trasferiti i ribelli da Homs. L'opposizione chiede più armi agli Usa
Dopo quasi due anni di assedio, ribelli e popolazione sono stremati dalla fame e dalla mancanza di medicine. L'accordo è stato negoziato dall'Iran e dall'Onu. A Washington, il capo dell'opposizione chiede "armi efficaci" e critica le prossime elezioni presidenziali, costruite "sui cadaveri dei siriani".
Damasco (AsiaNews) - Continua ancora oggi l'evacuazione dei ribelli e delle loro famiglie dalla città vecchia di Homs, dopo quasi due anni di assedio da parte delle truppe governative.
Grazie a un accordo negoziato dall'ambasciata iraniana e dall'Onu, i ribelli vengono trasferiti più a nord, a Dar al-Kabira, in una zona controllata dall'opposizione. Possono portare con sé un'arma da fuoco e una sacca e ogni autobus che li trasporta è dotato di un razzo lancia-granate per la difesa.
Grazie all'accordo, la popolazione di Homs, e gli stessi ribelli, potranno ricevere cibo e medicine dopo quasi due anni di assedio che aveva portato alla fame gli abitanti; due cittadine sciite pro-Assad, Nubul and Zahraa, assediate dai ribelli, potranno ricevere aiuti di emergenza; un certo numero di ostaggi nelle mani dei ribelli ad Aleppo e vicino a Lattakia saranno rilasciati. Fra essi vi sono un russo e alcuni iraniani.
La fine della resistenza ad Homs, fra le prime città a ribellarsi al regime, rappresenta una simbolica vittoria per Bashar Assad, che si appresta ad essere designato ancora come presidente nelle elezioni che si terranno il prossimo mese. Nei quasi due anni di assedio della città almeno 2mila persone sono morte. Fra essi vi è anche il p. Frans Van der Lugt, ucciso davanti alla sua casa, forse proprio perché lavorava all'accordo per la fine dell'assedio.
L'evacuazione di Homs segue una discreta lista di vittorie dell'esercito di Assad sul diviso fronte dell'opposizione.
Intanto, in visita a Washington, il capo della Coalizione nazionale dell'opposizione, Ahmad Jarba, ha condannato le prossime elezioni presidenziali come "una farsa", dato che molti non potranno votare a causa della guerra. Tali elezioni, ha detto, daranno ad Assad "il permesso di uccidere per ancora molti anni", dopo essere stato rieletto "sui cadaveri dei siriani".
Jarba, che deve incontrare il presidente Barack Obama, chiede agli Stati Uniti delle "armi efficaci" per "cambiare l'equilibrio delle forze sul terreno". Dopo ciò, si può pensare a discutere una "soluzione politica".
http://www.asianews.it/notizie-it/Trasferiti-i-ribelli-da-Homs.-L'opposizione-chiede-più-armi-agli-Usa-31024.html
venerdì 9 maggio 2014
la pretesa degli Stati Uniti di fare le elezioni con le terre ucraine messe a ferro e a fuoco
La verità sulla strage di Odessa
E se non fosse andata così? Se le quarantasei persone morte nel rogo della casa dei sindacati di Odessa non fossero state assassinate dal fuoco, come le apparenze illustrano? E se fossero più di quarantasei? «Abbiamo fatto fuori la mamma! Gloria all'Ucraina!». Tra i miliziani nazisti di Maidan non c'è il minimo segno di pentimento, né di compassione. Su Facebook e Twitter impazzano frasi di giubilo per «gli scarafaggi bruciati come merita la loro condizione». Ma sui social network girano (spesso involontariamente) anche foto e filmati molto utili a ricostruire quello che è avvenuto nelle ore della strage, di nascosto all'interno delle mura del palazzo.
In casi come questo fare un'inchiesta seria è molto difficile. Da una parte la propaganda delle autorità ufficiali di Kiev contigua ai nazisti assalitori, dall'altra quella dei separatisti russi. Una strage avvenuta dentro un edificio, circondato dagli assalitori, lontano dagli occhi dei cronisti. Popoff ha cercato con fatica di confrontare la versione ufficiale, le testimonianze, le fotografie, i filmati e i racconti dei cronisti presenti (che, però, poco hanno visto di persona), confrontandoli tra loro. Per questo motivo, ci scuserete se alcune notizie potranno essere perfettibili, e invitiamo i nostri lettori a darci il loro contributo verso la verità su un crimine così grave. Tra i più gravi in Europa dalla seconda guerra mondiale a oggi.
Un momento della marcia filo-governativa per le strade del centro di Odessa. Molti manifestanti erano vestiti con mimetiche e indossavano elmetti. Alcuni di loro tengono in mano spranghe e bastoni.
Il 2 maggio si è giocata a Odessa la partita di campionato di calcio Chornomorets Odessa-Metalist Kharkiv (finita 1-1). È tradizione ucraina che i tifosi di entrambe le squadre inscenino marce per la strade del centro cittadino prima della partita. Quel giorno non c'è stata eccezione. A loro si sono uniti i nazisti di Pravy Sektor (tra cui il mercenario italiano Francesco Saverio Fontana). Si è formato un corteo di circa mille e cinquecento persone, molte delle quali armate di spranghe, coltelli e armi da fuoco. Gli slogan urlati: «Ucraina unita», «Un regno per l'Ucraina», «Gloria per l'Ucraina», «Morte ai nemici», «Accoltelliamo i moscoviti». E poi, canzoni contro Putin e minacce ai passanti che non si accodavano ai cori. Secondo ispettori dell'Osce (testimoni oculari), si è trattato di una «marcia minacciosa e provocatoria. I partecipanti chiaramente stavano cercando lo scontro con i separatisti».
Lo scontro con i cosiddetti attivisti anti-Maidan non si è fatto attendere. Ed è stato violentissimo. Secondo testimoni oculari, la prima vittima sarebbe stata filo-governativa, colpita al petto da un proiettile sparato da un separatista. Una battaglia urbana che ha causato tre morti e sessantasette feriti, alcuni gravi.
Un attivista russofono spara durante gli scontri nel centro di Odessa che hanno preceduto il rogo della casa dei sindacati.
A questo punto la versione ufficiale differisce dalle tante ricostruzioni fatte. Secondo la versione ufficiale, i separatisti in fuga si sarebbero rifugiati dentro la casa dei sindacati, aggiungendosi ad alcuni miliziani già presenti nell'edificio. La battaglia intorno al palazzo che ne è scaturita ha visto gli assalitori lanciare bombe molotov contro le finestre del secondo e del terzo piano (degni di olimpionici lanciatori del peso o di lanciatori di baseball delle migliori squadre Mlb). Nel frattempo, dal tetto c'era chi sparava e chi lanciava a sua volta molotov contro gli assalitori. In breve tempo il fuoco ha preso il sopravvento nei corridoi uccidendo quarantasei persone. Inoltre, secondo i servizi segreti ucraini (Usb), tra i miliziani separatisti c'erano anche «mercenari provenienti dalla Transnistria», l'auto-proclamatosi Stato sorto in seguito a una guerra civile in parte del territorio Moldavo e riconosciuto internazionalmente solo dal Cremlino.
Insomma, gli assalitori sono degli assassini. Ma anche gli assaliti hanno grosse responsabilità in quanto accaduto. E, soprattutto, la strage è stato frutto di una battaglia combattuta ad armi pari.
Un militante di Pravy Sektor, con il volto coperto da un fazzoletto rosso e nero del movimento neonazista.
Molte cose non tornano, però. Innanzi tutto, il numero dei morti. Testimonianze raccolte da reporter russi parlano di oltre quattrocento persone intrappolate nell'edificio. Un uomo (non si sa se vicino ai separatisti o semplice cittadino coscenzioso) sostiene che le vittime siano state centosedici. Sul web sono girate cifre superiori alle trecento vittime, tra cui anziani, donne e bambini. Questo, del numero reale dei morti, rimarrà probabilmente il mistero più grande della strage di Odessa. Le cifre delle vittime sono da sempre uno dei principali terreni di scontro della propaganda in tempi di guerra.
Molto, invece, si può dire sulla dinamica della strage. E quindi sulla sua gravità.
"Russia 24" ha mandato in onda immagini che mostravano poliziotti che combatevano al fianco degli assalitori. E dalle ricostruzioni fatte da molti cronisti, tra cui l'inviato della Bbc, pare non ci sia stata alcuna provocazione dall'interno del palazzo, e che la strage sia stata fatta a sangue freddo.
I vigili del fuoco sono arrivati e hanno iniziato a spegnere le fiamme solo a rogo praticamente concluso.
Ma c'è chi ha lanciato accuse ancora più gravi. Secondo il reporter della "Novaya Gazeta", alcuni miliziani nazisti avrebbero atteso l'arrivo dei separatisti, appostandosi dentro l'edificio. «La casa dei sindacati in quel momento non era vuota. C'erano diverse persone che lavoravano all'interno. E per questo le porte non erano sigillate. Questo ha dato modo a diversi uomini armati di entrare di nascosto e di tendere un agguato».
Il giornalista russo è stato uno dei pochi a entrare all'interno del palazzo subito dopo la strage e a fotografare cadaveri e locali devastati: «La cosa curiosa è che il fuoco ha colpito soprattutto la zona delle scale e i corridoi. È curiosa perché entrambi gli ambienti sono distanti dalle finestre esterne, che secondo la versione ufficiale sarebbero state oggetto del lancio di molotov. La mia impressione è che l'incendio sia stato appiccato per nascondere un eccidio fatto a sangue freddo e con premeditazione».
Gli assalitori anche durante il rogo hanno proseguito il lancio di molotov. Come per impedire a chi si trovava dentro l'edificio la possibile fuga.
Nel video si vede un poliziotto che spara in direzione dell'edificio.
Il momento in cui il poliziotto apre il fuoco.
Noi italiani non aspetteremo, impavidi, che l'Euro imploda, stiamo preparando il terreno per subire meno danni possibili
Euro e Austerity: la tenaglia che ci stritola
Vladimiro Giacchè
Cassazione sentenza 8878/14 del 4 aprile del 2014 Parlamento illegittimo
IL LATO B DEL "PATTO DEL NAZARENO" di Leonardo Mazzei
Secondo alcuni l'asse Renzi-Berlusconi ha semplicemente un'origine massonica. Una tesi sulla quale scommetterebbero ad occhi chiusi diversi amici fiorentini. Avrebbe dunque ragione Piero Pelù, che ha definito il capo del governo come un «boy scout della P2». Un boy scout tutelato dal Sommo Sacerdote dell'«accordo del Nazareno», quel gran signore di Denis Verdini.
Ora, noi non siamo complottisti. Siamo però attenti ai fatti politici, ed essi bastano ed avanzano per dimostrare due cose. La prima è che le grandi decisioni politiche vengono ormai prese non solo fuori dalle istituzioni, ma anche al di fuori dei partiti. La seconda è che il governo attuale si regge non tanto sulla maggioranza ufficiale, quanto piuttosto su quella informale Pd-Forza Italia, o più esattamente ancora su un patto privato tra i leader di questi due partiti.
Ovviamente non stiamo svelando alcun segreto. Stiamo solo proponendo alcune riflessioni politiche. Tutti sanno che se Renzi è ancora al suo posto lo si deve solo al voto dei forzaitalioti in Commissione Affari costituzionali del Senato. Un voto che ha fatto passare il testo base del governo, dopo che la stessa commissione lo aveva di fatto bocciato approvando un ordine del giorno a favore del Senato elettivo.
Ora tutto è bloccato. Il governo si è salvato per il rotto della cuffia. Il «ripensamento» dei berluscones sarebbe avvenuto dopo una telefonata tra il Berlusconi ai servizi sociali e ilberluschino attualmente a Palazzo Chigi. Ma il salvataggio è solo momentaneo, ed il calendario delle (contro)riforme è stato modificato. Renzi, che voleva un voto sul Senato non elettivo prima del fatidico 25 maggio, ha ora spostato l'appuntamento al 10 giugno. Ma alcuni esponenti di spicco del governo dicono chiaramente che è meglio non fissare scadenze...
Il «rottamatore» ha già perso smalto ed ha messo la pancetta. Non che si fermi, sia chiaro, nella sua foga distruttrice di ogni diritto. Questo no, ci mancherebbe, e l'altro ieri ha posto la sua ottava fiducia in meno di tre mesi per far passare l'ulteriore precarizzazione del lavoro che è al centro del suo programma.
E' chiaro, però, che i consensi raccolti grazie al corale concorso dei media - un appoggio talmente sfrontato nel suo unanimismo da alimentare i peggiori sospetti - cominciano ormai a declinare. Come avevamo previsto la luna di miele si è rivelata assai più breve di quella su cui potevano contare i governi di un tempo. Se il berluschino corre, la crisi galoppa. E le buffonate del «cambiaverso» hanno sì un certo successo, ma non durano a lungo.
Che così sarebbero andate le cose non lo abbiamo mai dubitato. L'interrogativo riguarda semmai il risultato elettorale del 25 maggio. Come impatterà l'evidente impasse attuale sul voto? Questo non lo sappiamo, ma è ben significativo che, giunti a questo snodo, sia arrivato il decisivo soccorso berlusconiano.
Al rischio di perdere una parte dei propri già declinanti consensi, il truffatore fiscale ha deciso di salvare il truffatore politico che lo insidia nella corsa all'assegnazione del Pinocchio d'oro 2014. Perché lo ha fatto? La risposta più semplice è quella che rimanda ad un banale baratto tra la vita del governo ed il salvacondotto a vita che tanto gli sta a cuore. Non è difficile immaginare che nel mitico «patto del Nazareno», sempre in bocca alla Boschi come se si trattasse delle Tavole della legge, un codicillo sia riservato a garantire una serena vecchiaia al farabutto. Ma solo di questo si tratta?
Avanziamo un'altra ipotesi. Non sarà che quel patto prevede oltre ad un piano A anche un piano B? E ancora, non sarà che a dispetto del gioco delle parti - il Berlusconi anti-Merkel, il Renzi che vuol cambiare l'Europa - quell'accordo è davvero l'ultima frontiera del blocco eurista? E non sarà proprio per questo che il blocco dominante applaude ed il peggior presidente della repubblica di sempre benedice?
Quale fosse il piano A è fin troppo evidente: ricostruire coercitivamente un bipolarismo andato a rotoli, grazie alla super-truffa di un legge elettorale congegnata a quello scopo. Un bipolarismo in cui sarebbe ripreso il gioco dell'alternanza tra destra e centrosinistra, ridando così fiato alle forze che hanno portato il Paese nel disastro in cui si trova. Il tutto abbellito dalla propaganda rottamatrice e giovanilista e dalla vendita di qualche auto blu su e-bay.
Funzionerà questo piano? Piaccia o meno, un primo responso verrà dal voto del 25 maggio. E non è improbabile che quel responso costringa Renzi e Berlusconi a correre ai ripari con il piano B, il lato più oscuro ed incoffessabile del patto propiziato da Verdini.
E' infatti piuttosto probabile che dalle urne giunga quantomeno una conferma della forza elettorale del M5S, il cui smantellamento era lo scopo principale del Super-Porcellum congegnato a gennaio. Se così sarà, e chi scrive se lo augura vivamente, i piani del segretario del Pd subiranno un brusco arresto, quantomeno per quel che riguarda le riforme costituzionali (Senato incluso) e la legge elettorale. Sarebbe una vittoria inconfutabile dell'opposizione al governo Renzi, che come abbiamo già visto è in realtà un governo Renzi-Berlusconi, al di là di quel che può pensare il coniglio Alfano.
Chiaro che a quel punto la coppia di scassinatori della Costituzione non si fermerebbe, e passerebbe appunto al piano B: un nuovo governo di larghe intese, questa volta non transitorio come quello presieduto da Letta, ma basato su un accordo politico più ampio. Una «soluzione» che a quel punto verrebbe richiesta a gran voce, magari turandosi il naso, da tutti i fondamentalisti dell'euro al di qua ed al di là delle Alpi.
E' uno scenario fantapolitico? Vedremo. Di certo l'eventuale lato B del patto del Nazareno non dovrebbe spaventare. I due compagni di merende costituirebbero in quel modo una maggioranza numericamente più solida, ma di sicuro politicamente più fragile.
In tutti i casi, dato che ogni giorno ha la sua pena, ora l'obiettivo è quello di impedire che Renzi possa cantare vittoria il 26 maggio, mandando a gambe all'aria il piano A, quello più pericoloso. Poi lo scontro decisivo, che potrà essere vinto solo con un'autentica sollevazione popolare, dovrà probabilmente affrontare il piano B, quello che vedrà un governo apparentemente più forte in parlamento, ma sicuramente più debole e sgangherato nel paese.
Una rivoluzione democratica potrà vincere solo facendo a pezzi entrambi i lati del vecchio bipolarismo. Il fatto che per tentare di salvarsi essi siano pronti a mettersi insieme, renderà per certi aspetti più facile la loro disarticolazione. A patto che un fronte democratico ed anti-eurista si costituisca alla svelta, avendo chiari nemici ed obiettivi.
Boschi l'archetipo, giovani donne del Pd, tutte uguali, costruite in provetta, senza anima, nella mente potere e soldi
Papà, abbiamo una banca

Finalmente una di quelle “contro-notizie” che vanno contro a usi, tradizioni, eventi considerati naturali: l’uomo che morde il cane, l’onesto che ruba al ladro.