la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 24 maggio 2014
CasaPound, Lega, Fratelli d'Italia, M5S sul Progetto Politico dell'Euro fanno Fronte Unico
siamo in guerra e non possiamo più permetterci di mediare con chi vende il proprio popolo
NORMA RANGERI, SINISTRATI E... SPINELLI di Emmezeta
Ecco un bel tema per il giorno delle elezioni: il "voto utile". La direttrice del Manifesto, Norma Rangeri, è di certo un'autorità in materia.
«Funziona, purtroppo. Anche per le elezioni del 25 maggio, nell’elettore di sinistra, ancora incerto se e chi votare, suona la sirena del “voto utile”. L’allarme populismo, il pericolo della coppia Grillo-Casaleggio pigliatutto è scattato, alimentato dalla (intelligente) propaganda del Pd: per frenare l’ondata grillina, la diga è Renzi, solo lui ci salverà».
Malawi, regole violate
annuncio dopo risultato che vedeva in testa l'opposizione
(ANSA) - BLANTYRE, 24 MAG - Sull'orlo della sconfitta, la presidente del Malawi, Joyce Banda, ha annullato le elezioni presidenziali nel Paese. Prima dell'annuncio che avrebbe confermato la vittoria del suo rivale, Peter Mutharika, Banda ha motivato la decisione tirando in ballo "gravi irregolarità" nel voto. Banda ha detto che le elezioni del 20 maggio sono "nulle" dopo un annuncio della commissione elettorale secondo cui, alla luce dei risultati parziali, era stata seriamente distanziata dal rivale.
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/africa/2014/05/24/malawi-presidente-annulla-elezioni_10c72401-e8a5-44ec-a50f-a3c660d78538.html
Governo e maggioranza parlamentare pasticciona vogliono solo soldi freschi da intascare e se ne fregano delle regole per la comune convivenza
L'art.3 commi 8 e 9 D.Lgs. 23/2011, messo alla porta dalla Consulta, rientra dalla finestra della politica
Redazione Nove da Firenze
Giappone, ridicolo, superare il valore universale della pace sancito dalla Costituzione
http://www.lindro.it/politica/2014-05-23/129873-giappone-nato-nuovo-accordo
cosa sappiamo del trattato TTIP dove tutto è segreto?
Elezioni Europee, Movimento Consumatori aderisce a “Stop TTIP”
Zimbabwe, i contadini vogliono vivere con i proventi della terra
ZIMBABWE. Contadini e veterani contro la piantagione di zucchero sudafricana
mag 23rd, 2014 | By redazione | Category: Qui Africa Subsahariana, UltimissimeIl demagogo Pd, Napolitano e la trattativa tra questo stato e Cosa Nostra
Esistono, nel mondo, fior fiore di storici "negazionisti" che hanno esercitato la loro liberà di scrittura sino al punto da negare l’esistenza dell’Olocausto, di Buchenwald e Auschwitz, definendo fotomontaggi alleati le montagne dei cadaveri delle vittime.
E, senza prenderla troppo alla lontana, non esistono anche quelli che equiparano la Resistenza partigiana alla Repubblica di Salò?
Solo per dire che il "negazionismo" c’è sempre stato, nei campi più disparati, e troverà sempre schiere più o meno nutrite di ammiratori. Come legioni di ammiratori continueranno a credere nell’esistenza dei "Protocolli di Sion", o nei finti diari di Mussolini, a cura del Marcello Dell’Utri, giusto per restar nei paraggi di casa nostra. Crediamo di esserci spiegati.
In questi giorni, si parla di un libro del professore Giovanni Fiandaca, facendo un grave torto al suo "coautore", lo storico Lupo, che non è proprio da sottovalutare: essendo lui, forse, l’unico storico al mondo (e questo, ormai, è primato esclusivo del professor Lupo, essendo venuto a mancare il suo maestro, lo storico Francesco Renda, che la pensava allo stesso modo) a negare il patto fra gli americani e la mafia per lo sbarco in Sicilia. Anche quello del professor Lupo, senza togliere nulla al Fiandaca, è un palmares, lo ammetterete, di tutto rispetto.
La loro tesi di fondo è: non ci fu mai trattativa fra lo Stato e la mafia; ammesso e non concesso che ci sia stata, non costituisce reato; e, indipendentemente da tutto, quando si tratta lo si fa per il bene degli altri, per salvare la vita degli altri. Ridotto in soldoni, il libro è questo.
Ma i due autori, non paghi, perché posseduti oltre misura dal demone del "bastian contrario", hanno dato vita a una gazzarra polemica che ha finito con l’andar di cozzo con i magistrati che quel processo contro la Trattativa hanno istruito e ora stanno cercando - nonostante tuoni e fulmini di Giorgio Napolitano - di celebrare. Fatte le debite proporzioni, è come se gli storici negazionisti dell’Olocausto si fossero gettati a corpo morto negli ingranaggi del Processo di Norimberga nel disperato tentativo di farlo saltare.
Ma anche in questo caso, lasciatemelo dire, io non ci trovo nulla di male nella foga oratoria dei due autori. Non tutti ricordano, ad esempio, che il professor Fiandaca scrisse su Repubblica di Palermo, una raffica di concettosi articoli in cui sosteneva: "il professor Franco Renda e’ reo di avere osato pensare che la mafia può considerarsi sconfitta quando, come oggi avviene, i politici non sono più in grado di coprirla impunemente": correva il giorno di grazia del 23 luglio 2003. Ma dalla mafia "che è stata sconfitta", oggi Fiandaca, disponendo di un suo personalissimo "borsino" sull’argomento, bontà sua, vira su una tesi più modesta: "la mafia non ha vinto". Piangiamo con un occhio.
Dei precedenti del Lupo ho già detto. Ecco perché io non mi meraviglio.
E’ di altro, semmai, che mi meraviglio. Mi meraviglio del fatto, questo sì, che il professor Fiandaca abbia spasmodicamente cercato di adoperare le sue tesi, e i suoi anatemi contro i magistrati antimafia di Palermo, "per qualche preferenza in più", essendo stato candidato dal Pd alle europee di domenica. Il professor Fiandaca, e il professor Lupo che gli porta la borraccia, attaccando visceralmente la Procura di Palermo che cerca disperatamente di indagare, non vedono il rischio di accarezzare il pelo mafioso in una città che si chiama "Palermo"?
Il professor Fiandaca, vuole forse essere eletto per andare a raccontare in Europa che lo Stato non ha mai traccheggiato con la mafia? Ed è per questo che una decina di dirigenti del PD siciliano, tutti l’un contro l’altro armati (e su tutto), si sono trovati d’accordo solo sulla candidatura del Fiandaca, perché un "portavoce" migliore di lui non potevano trovarlo? E quanto al PD, sedicente erede di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, è a questo che si è ridotto? O tempora, o mores!, verrebbe da dire.
Ma andiamo avanti. Qualche giorno fa, il professor Fiandaca, - bisogna sempre diffidare dall’ascoltare la voce del "bastian contrario" - ha detto che per lui Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, gli ricordano "gli ultimi giapponesi".
Si dà il caso che il 14 gennaio di quest’anno, si è spento, alla veneranda età di 91 anni, Hiroo Onoda. Fu lui, "l’ultimo giapponese" catturato nella giungla delle Filippine nel 1974, a trent’anni dalla fine della guerra. E in segno di resa consegnò il katana a Marcos, all’epoca presidente delle Filippine. Per trent’anni Onoda non seppe, o non volle credere, che il suo "imperatore" Hiroito, era stato costretto a firmare l’atto di resa dopo la "pioggia nera" - come la chiamarono i giapponesi- di Nagasaki, che aveva fatto seguito, tre giorni dopo, a quella di Hiroshima. Onoda scrisse un bel libro sulla sua storia dal titolo "Non mi arrendo".
Da allora, quando si dice di qualcuno che è l’"ultimo giapponese", lo si qualifica come colui che non sa che la guerra è finita da tempo, che la resa è stata firmata, che è giunto il momento di tornare a casa.
Voce dal sen fuggita, quella di Fiandaca.
Ché - evidentemente - lui sa benissimo che l’atto di tregua fra Stato e Mafia è stato firmato da tempo. Ché - evidentemente - lui invita Di Matteo e i suoi colleghi a consegnare il "katana" dell’azione penale nelle ferme mani di Giorgio Napolitano. Ché, volendola dire tutta, la lotta alla mafia per il professor Fiandaca val bene un pugno di preferenze per essere eletto a Strasburgo.
saverio.lodato@virgilio.it
venerdì 23 maggio 2014
la Fiom si accorge che il governo pagliaccio da disoccupazione e precariato a vita
23-05-2014 - Davide Mandolini
Il segretario della Fiom, intervenuto ad un congresso all'Università di Firenze, parla di lavoro ed Europa.
Maurizio Landini Segretario della Fiom
A Firenze, nel polo della facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" si è tenuto un congresso intitolato "Forza Lavoro!", che è stato organizzato dalla reti degli studenti del centrosinistra per l'università e che ha visto come principale protagonista il Segretario generale della Fiom Maurizio Landini.
Il tema dell'incontro è stato appunto quello del lavoro e sono stati molti i punti toccati durante il lungo discorso che Landini ha intrattenuto davanti a studenti e non solo.
Il segretario ha voluto precisare di essere molto interessato a cosa pensassero gli studenti del sindacato e del ruolo che ha nel lavoro e se pensano che sia utile o non perché, ha aggiunto Landini, "percepiamo che c'è un elemento di crisi dell'organizzazione sindacale".
Ha poi subito esordito dicendo che "Per me, fare il sindacalista non è un mestiere, se sento uno che pensa di fare il sindacalista come mestiere lo rimanderei a lavorare. Uno deve sapere che se fa il sindacalista lo deve fare perché vuole rappresentare delle persone come lui e lo deve fare quasi come una missione".
Landini ha ripercorso la storia del Sindacalismo in Italia spiegando quali sono stati gli apici delle conquiste e invece gli anni più duri della "lotta sindacalista".
"Gli anni più alti di conquiste sono stati sicuramente gli anni ‘70 e ’80, con le conquiste del contratto nazionale, le 40 ore di lavoro settimanali, il diritto di assemblea e il diritto di eleggere dei delegati. Una cessione invece da parte del movimento sindacale è partita dalla fine degli anni ‘80 con l'avvento di Reagan negli Stati Uniti e la Thatcher in Inghilterra che hanno sconfitto la mediazione sociale e introdotto la mano libera per le imprese".
"Oggi ci troviamo di fronte al fatto che la competizione tra persone non è mai stata alta come adesso e il compito di un sindacato è quello di provare a sancire il principio che a parità di lavoro e di mansione deve corrispondere parità di diritti e parità di retribuzione".
Parlando della divisione negli anni dei sindacati il segretario parla di una pressione da parte dei partiti politici negli anni passati, che avrebbero cercato di non far unire in un unico sindacato tutti i sindacati esistenti per la paura di un movimento sindacale troppo forte.
Parlando dell'Europa e dello spostamento delle industrie Italiane all'estero il segretario della Fiom ha detto che "Le industrie vanno in Polonia non solo perché gli operai vengono pagati di meno ma perché non c'è un sistema fiscale unico in Europa, là pagano pochissime tasse ed uno dei problemi che stiamo avendo è che l'aver costruito l'Europa solo sulla moneta e non aver costruito un Europa sociale con determinati diritti sta causando grandissimi problemi al lavoro".
Alla fine dell'intervento, ad uno studente che chiedeva cosa ne pensasse del Jobs Act di Matteo Renzi, ha risposto così: "Io penso che lui ha detto delle cose e ne ha fatte delle altre, perché quando era solo segretario del PD aveva l'idea di ridurre il lavoro precario e parlava di introdurre una forma di assunzione che in Italia non c'è, ovvero il contratto a tempo indeterminato unico a tutele progressive, estendere gli ammortizzatori sociali e via dicendo.Renzi sta facendo queste cose? Direi di no perché quello che ha proposto il governo è una legge delega che dice di discutere di queste cose, però sappiamo che la legge delega la si discute tra mesi e mesi, il provvedimento che ha fatto adesso invece in un'altra direzione sul lavoro perché liberalizzare i contratti a termine vuol dire che un lavoratore può avere un contratto a termine per tutta la vita e quindi è andato in un’altra direzione rispetto a ciò che aveva dichiarato precedentemente. Questa manovra va invece nella direzione dell'aumento della precarietà".
http://news.supermoney.eu/politica/2014/05/landini-di-fiom-il-jobs-act-di-renzi-va-nella-direzione-dell-aumento-della-precarieta-0096091.html
Stati Uniti, Russia, Cina noi possiamo costruire il Progetto Alternativo
MUTAMENTO DELLO SCENARIO INTERNAZIONALE E PERICOLI DI GUERRA
(22 Maggio 2014)
Dal blog http://sinistrainparlamento.blogspot.it
Con ancora maggiore chiarezza rispetto al recentissimo passato, in particolare al riguardo dei fatti di Ucraina, sta prendendo corpo un profondo cambiamento negli equilibri mondiali. Come spesso accade il “nuovo” appare peggiore dell’antico e il “morto afferra il vivo”.
Da diverso tempo si cercava di analizzare il ritorno ad un confronto diretto tra le due uniche “superpotenze possibili” la Russia e gli USA, in conclusione del ciclo seguito alla caduta del “socialismo reale” e dell’URSS che aveva visto gli americani impegnati nel ruolo di “gendarme del mondo”, di “esportatori della democrazia” in quello che i politologi della destra americana avevano immaginato come uno “scontro di civiltà” con l’Islam.
Intanto si favoleggiava di “globalizzazione” come nuova frontiera degli equilibri internazionali e di un ruolo “forte” dei cosiddetti BRICS , comprendente appunto anche la Russia, con Cina, Brasile e India.
L’Unione Europea appariva del tutto laterale rispetto a questo processo mentre procedeva l’allargamento a Est (in parallelo con l’allargamento della NATO) e assumeva, nel concerto europeo, una funzione quasi esaustiva la Banca Centrale in una logica iperliberista e monetarista.
Questo scenario appare in via di radicale cambiamento : la logica imperiale che sta muovendo, da tempo, la politica estera Russa e la crisi di leadership degli USA ha riportato concretamente sul terreno la realtà di un confronto bipolare, fondato sulla reciprocità dei rispettivi imperialismi.
Se ci fosse qualche dubbio in proposito basta andare a leggere gli ultimi avvenimenti: la stipula di un grande accordo sui temi dell’energia (la vera questione, oggi, che può interessare chi pensa davvero a dominare il mondo) tra la Russia e la Cina (che ritorna ad assumere il ruolo, comunque mai abbandonato, di grande potenza periferica) e la stipula dell’accordo commerciale trentennale tra gli USA, il Canada e l’Europa che arriva in coincidenza con il brusco richiamo svolto dal presidente Obama all’UE in tema di “fedeltà atlantica” ( è parso di sentire di nuovo Eisenhower).
Di seguito si pubblica, in inglese, una dettagliata informazione sull’accordo commerciale atlantico e si pubblica nuovamente la nota riguarda l’accordo Russia – Cina.
Ce ne sarebbe da vendere per riavviare una riflessione sulla “terza via” per una sinistra comunista che si misuri sul tema della pace in una logica internazionalista e in una dimensione di classe: una discussione che, prima o poi, dovrà essere affrontata nell’idea di riuscire a farla prima di essere travolti dagli avvenimenti, tanto più che nel nostro cortile di casa avanza il pericolo di un fascismo in guanti gialli, grazie alla Trimurti, Renzi, Grillo, Berlusconi.
Ecco di seguito:
The Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP; also known as the Transatlantic Free Trade Area, abbreviated as TAFTA) is a proposed free trade agreement between the European Union and the United States. Proponents say the agreement would result in multilateral economic growth,[2] while critics say it would increase corporate power and make it more difficult for governments to regulate markets for public benefit.[3] The U.S. government considers the TTIP a companion agreement to the Trans-Pacific Partnership.[4] After a proposed draft was leaked, in March 2014 the European Commission launched a public consultation on a limited set of clauses.
The leaked text of the proposed treaty sets out limitations on the laws that any government can pass to regulate or publicly run various economic sectors, particularly insurance and banking,[5] telecommunications, and postal services.[6] Any corporation which is "expropriated" from its existing investments becomes entitled to market value compensation, plus compound interest.[7] It would allow free movement of business managers and certain other workers among all signatory countries.[8] It is proposed to allow corporations to bring actions against governments for breach of its rights.[9]
A previous proposed treaty was Multilateral Agreement on Investment. The TTIP free trade agreement could be finalised by the end of 2014.[10][11]
E ancora:
Cina-Russia: intesa su energia Storico accordo da 400 miliardi
12:15 21 MAG 2014
(AGI) - Shanghai (Cina), 21 mag. - Dopo oltre un decennio di trattative la Russia ha firmato un'intesa di lungo termine (30 anni) per fornire alla Cina 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Nei giorni passati si era parlato di un'intesa dal controvalore di 456 miliardi di dollari. Oggi Gazprom si e' limitata a parlare di un accordo per oltre 400 miliardi di dollari.
L'accordo tra la russa Gazprom e la cinese CNPC partira' dal 2018. Il contratto e' stato firmato dai presidenti dei due gruppi, Zhou Jiping, a capo di China National Petroleum Corporation (CNPC), e Alexei Miller, CEO di Gazprom, il cui titolo ha guadagnato il 2% subito dopo la notizia. La firma arriva durante il secondo e ultimo giorno di permanenza in Cina del presidente russo, Vladimir Putin, che ieri ha firmato con il presidente cinese Xi Jinping altri 49 contratti di cooperazione bilaterale.
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o43496:e1