la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 30 agosto 2014
ennesimo decreto omnibus, una schifezza e una cosa buona a prescindere da come voti, colpevolizzando chi vuole solo le cose buone
non ci stanchiamo, Aria fritta Italia
“Sblocca Italia”, le autostrade bluff di Lupi. Che promette di sbloccare anche il Tav
Le indiscrezioni danno un Renzi furioso con il ministro delle Infrastrutture. Nel suo piano la Orte-Mestre, stoppata dalla Corte dei conti e snobbata dall'Ue e la vecchia Valdastico nord - nota come la "Piccoli-Rumor-Bisaglia" - fondamentale per rinnovare senza gara la concessione scaduta della A4. Il provvedimento promette anche di far ripartire i cantieri contestati della Valsusa
Il famigerato Tav Torino-Lione, la grande opera italiana più contestata, difficile da sbloccare per decreto. L’autostrada Orte-Mestre, fermata dalla Corte dei conti e snobbata dall’Ue. La Valdastico nord, un’opera da due miliardi che per il presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi ha il solo scopo di “ottenere una proroga quarantennale della concessione sull’Autostrada A4 senza passare attraverso la procedura di gara”. Sono alcuni dei punti del decreto “Sblocca Italia”, che dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri oggi pomeriggio. Ma, secondo i retroscena di alcuni quotidiani, il testo ha provocato l’ira di Matteo Renzi nei confronti del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: il capitolo “Sblocca Cantieri” sarebbe talmente confuso da dover essere completamente rivisto. Gli oltre 30 miliardi di opere infrastrutturali “cantierabili” saranno presumibilmente ridotte, trasformando lo “Sblocca Italia” in un peso piuma. Cioè in un insieme di norme che serviranno a “semplificare” ulteriormente l’iter autorizzativo per quanto riguarda le opere strategiche della legge Obiettivo e quelle realizzate ricercando l’apporto del capitale privato, in regime di concessione e gestione (il cosiddetto project financing).Scema così l’idea dell’Autostrada del Sole del XXI° secolo, un’infrastruttura pesante che unirebbe il Lazio al Veneto, superando l’Appennino in Romagna, attraversando le sorgenti del Tevere e numerose aree protette, per poi planare nelle Valli di Comacchio e tagliare in due la Riviera del Brenta già martoriata dal cemento. Un’arteria di quattrocento chilometri, la cui realizzazione è stato promossa da una società controllata da Vito Bonsignore, già eurodeputato Pdl e oggi esponente del Nuovo centrodestra, lo stesso partito di Maurizio Lupi. Proprio il ministro delle Infrastrutture, a novembre, aveva salutato l’approvazione del progetto preliminare con un’ovazione, presentando l’opera come “strategica per l’Unione europea”, appartenenti a uno dei famosi corridoi TEN-T. In realtà, la Commissione Ue, interpellata da altreconomia.it, aveva spiegato che “l’itinerario più diretto tra Orte e Mestre non appartiene ad alcun corridoio”, smentendo clamorosamente il governo italiano.
L’altro intervento iscritto nel libro dei sogni è quello della Valdastico Nord, ovvero il prolungamento dell’autostrada A31 da Piovene Rocchette a Trento, attraversando le Alpi con una lunghissima galleria di 14 chilometri -più lunga di quella del Gran Sasso- sotto l’altipiano di Lavarone. Si tratta di un vecchio progetto degli anni Settanta, tanto che in Trentino l’opera si chiama ancora “Pi.Ru.Bi.”, dai nomi dei tre notabili democristiani che vollero l’opera, Piccoli, Rumor e Bisaglia, che è stato rimesso in campo con un unico obiettivo: servirebbe a garantire senza dover ricorrere a una gara la continuità della concessione (già scaduta) in essere e relativa all’autostrada A31 ma anche alla A4 nella “ricca” tratta tra Brescia-Padova. Quindi quest’intervento che dovrebbe costare oltre due miliardi di euro -e gravare sui pedaggi autostradali della Brescia-Padova e dell’A31 almeno fino al 2046- ha come unico scopo garantire ad A4 Holding, il cui principale azionista è la banca Intesa Sanpaolo.
Lo ha spiegato, recentemente, anche il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, rispondendo a una interrogazione: “Si ritiene che lo scopo del collegamento della ‘Valdastico nord’ sia essenzialmente quello di ottenere una proroga quarantennale della concessione sull’Autostrada A4 senza passare attraverso la procedura di gara”. Ed ha aggiunto: “La realizzabilità finanziaria di un’opera di 2 miliardi di euro per un traffico giornaliero di 35 mila mezzi (oggi A22 ha un passaggio di 40 mila mezzi) è dal punto di vista finanziario difficilmente sostenibile e, a prescindere dalla posizione della Provincia autonoma di Trento, sarà la finanza a determinarne l’effettiva realizzabilità”. Dopo un mese d’annunci, il ministro Lupi dovrà muovere la sua bacchetta sulla cartina dell’Italia come se fosse un gomma per cancellare. E dopo il consiglio dei ministri scopriremo cosa è restato dello “Sblocca Cantieri”.
di Luca Martinelli
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/29/sblocca-italia-le-autostrade-bluff-di-lupi-che-promette-di-sbloccare-anche-il-tav/1102493/
Ucraina, le multinazionali statunitense dovrebbero capire "è l'economia stupido"
Postato il Sabato, 30 agosto @ 07:15:00 BST di ernesto
Di PEPE ESCOBAR
rt.com
Si è cominciato a capire l'indirizzo che aveva preso il summit di Minsk solo martedì scorso quando il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha parlato alla TV PUBBLICA "ARD TV" dopo la sua breve visita a Kiev del sabato precedente.
La Merkel ha sottolineato, "deve essere trovata una soluzione alla crisi Ucraina che non faccia male alla Russia." ed ha aggiunto che "Ci deve essere un dialogo. Ci può essere solo una soluzione politica. Non ci sarà una soluzione militare a questo conflitto."
La Merkel ha parlato di un "decentramento" dell' Ucraina, di un accordo definitivo sui prezzi del gas, del commercio Ucraina-Russia, e ha anche accennato che l'Ucraina è libera di entrare nella Unione Eurasiatica promossa dalla Russia (l'UE non entrerebbe mai in un " conflitto tanto enorme " solo per questo). Sembra che abbia trovato una uscita dalla via delle Sanzioni per entrare in quella delle proposte concrete.
Lei non avrebbe potuto essere più esplicita: "Noi [Germania] vogliono avere buone relazioni commerciali con la Russia. Vogliamo relazioni ragionevoli con la Russia. Confidiamo l'un l'altro e ci sono tanti altri conflitti nel mondo in cui dobbiamo lavorare insieme, quindi spero che potremo fare progressi ".
La traduzione abbreviata di tutto questo è che non ci sarà un Nulandistan (dopo il 'F ** k the UE della neo-con Victoria Nuland), telecomandato da Washington, e interamente finanziato dalla UE. Nel mondo reale, quello che dice la Germania, l'Unione europea lo esegue.
In Geopolitica, questo significa anche un enorme passo indietro che dovrà fare Washington nel suo contenimento ossessivo e nell'accerchiamento della Russia, che procede in parallelo con il "pivot in Asia" (contenimento e accerchiamento della Cina).
E’ l'economia, stupido
L'economia dell'Ucraina - ora sottoposta ad un attacco disastroso del capitalismo - è ... veramente una tragedia. E' arivata ben oltre la recessione, ormai è in una profonda depressione, qualsiasi fondo in arrivo dal FMI servirà solo per pagare i conti in sospeso e per alimentare (sprecandolo) la scricchiolante macchina militare; Kiev sta combattendo sul campo una guerra non meno dannosa di quella che combatte il cuore dell' industria Ucraina. Senza contare che le condizioni di 'aggiustamento strutturale' richieste dal FMI prevedono un dissanguamento per gli ucraini.
Imposte - e tagli di bilancio – non se ne possono fare più. La moneta, la grivna, è precipitata del 40% dall'inizio del 2014. Il sistema bancario è una barzelletta. L'idea che la UE pagherà le mostruose bollette (energetiche) dell'Ucraina è un mito. La Germania (che è il vero gestore della UE) vuole fare affari e subito.
La ragione è molto semplice. La Germania sta crescendo solo dell’1,5% nel 2014. Perché? E’ per effetto delle isteriche sanzioni imposte da Washington, che stanno danneggiando gli affari dei tedeschi. La Merkel ha finalmente capito il messaggio. O almeno sembra averlo capito.
La prima tappa verso un accordo duraturo riguarda l’energia. Questo venerdì, c'è (stato) un incontro chiave a Mosca tra funzionari russi ed europei (UE) proprio su temi energetici, poi, la prossima settimana, ci sarà un incontro tra funzionari UE, russi e ucraini. Il Commissario della UE per l’energia, Gunther Oettinger, che era a Minsk, vuole stipulare un accordo provvisorio per assicurarsi che i flussi di gas russo, il prossimo inverno, possano attraversare l'Ucraina e raggiungere l'Europa. Il Generale Inverno, ancora una volta, decide ogni guerra.
Qui, in sostanza, abbiamo la UE - non la Russia – che dice al presidente ucraino Petro Poroshenko di smetterla con questa sua “strategia” perdente di insistere su una lenta pulizia-etnica dell'Ucraina orientale.
Mosca ha sempre insistito sul fatto che la crisi dell'Ucraina è un problema politico e che ha bisogno di una soluzione politica. Mosca potrebbe accettare una soluzione di decentramento che tenga in considerazione gli interessi - e i diritti linguistici – della gente di Donetsk, Lugansk, Odessa, Kharkov e non incoraggia nessuna secessione.
Poroshenko, d'altra parte, è il tipico oligarca ucraino che balla in mezzo agli altri oligarchi. Ora che è in alto, non vuole rischiare di farsi ammazzare per strada. Ma potrebbe esserlo, se continuerà a fidarsi del sostegno dei neo-nazisti del Sektor destro e di Svoboda, perché con loro non si arriverà mai a nessuna soluzione politica.
L'Impero del Caos, manco a dirlo, non vuole una soluzione politica - Una Ucraina neutrale, economicamente legata sia alla UE che alla Russia e parte di una integrazione economico-commerciale con tutta l'Eurasia è un anatema.
E 'tutta una questione della NATO
In parallelo, ogni diplomatico UE con abbia una coscienza – non ci crederete ma ne esistono - sa che la isteria-senza-fine fondata sul ‘rischio russo’ per l'Europa orientale è un mito spacciato da Washington, che serve solo a rafforzare la NATO. Il Segretario Generale Anders 'Fogh of War' Rasmussen abbaia questo ritornello di continuo come un CD graffiato.
Non sembra essere un segreto per nessuno a Bruxelles che i grandi poteri europei semplicemente non vogliono che ci siano delle basi permanenti della NATO in Europa orientale. Francia, Italia e Spagna sono decisamente contrari. La Germania è ancora seduta sul muretto, in attesa di capire bene come non inimicarsi né la Russia né gli Stati Uniti. Inutile dire che il "rapporto speciale" anglo-americano è d'accordo per l’esistenza delle basi ed è appoggiato anche con una isteria scatenata da Polonia e Stati baltici - Estonia, Lettonia e Lituania.
Così Fogh of War – il cane da guerra – scivola sul prevedibile, quando parla di "rinforzi immediati", di "strutture di accoglienza",di "pre-posizionamento dei rifornimenti, delle attrezzature, di preparazione delle infrastrutture, di basi e del quartier generale" e di "una presenza più visibile della NATO." Questo dimostra graficamente, ancora una volta, che all'Impero del Caos non è mai importato un cavolo di questa maledetta Ucraina; è tutta una questione di espansione della NATO – questo sarà il punto chiave su cui si parlerà la prossima settimana al vertice del Galles.
L’impostazione neoliberale ormai data agli asset, una privatizzazione senza esclusione di colpi e un selvaggio saccheggio a titolo definitivo dell’ Ucraina, il tutto travestito da prestiti e 'aiuti', è ormai un processo inarrestabile. Eppure, aver preso il controllo dell'agricoltura e del potenziale energetico dell'Ucraina non sembra essere ancora sufficiente per l'Impero del Caos. Vuole indietro anche la Crimea (che in futuro dovrà essere la base NATO di Sebastopoli ...). Vuole schierare un sistema di difesa missilistica in Polonia e nei paesi baltici e poi non gli dispiacerebbe anche che cambiasse il regime in Russia.
E poi c'è il volo MH17. Se - meglio prima che dopo - si dimostrerà che l'Impero del Caos ha ingannato l'Europa imponendo sanzioni controproducenti, basate su prove più che inconsistenti, l'opinione pubblica tedesca costringerà la Merkel ad agire di conseguenza.
La Germania si è mossa in segreto dietro il vertice di Minsk, vediamo ora se si muoverà in segreto anche dietro il prossimo vertice del Galles. Alla fine toccherà alla Germania impedire che la Guerra Fredda 2.0 divampi ogni giorno di più in tutta Europa.
Pepe Escobar è il corrispondente per l’Asia del Times / Hong Kong, analista per RT e TomDispatch, frequenta abitualmente siti web e programmi radiofonici di Stati Uniti e Asia orientale.
Fonte: http://rt.com
Link: http://rt.com/op-edge/183328-minsk-wales-ghttp://rt.com/op-edge/183328-minsk-wales-germany-key/ermany-key/
28.08.2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione Bosque Primario.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13844
Viktor Orban, avanti tutta mentre gli europoidi restano al palo
L'UNGHERIA FA CONFLUIRE LE UTILITIES (LUCE GAS TRASPORTI RISCALDAMENTO) IN HOLDING NO PROFIT (E NUOVO TAGLIO BOLLETTE!)
venerdì 29 agosto 2014
BUDAPEST - Il presidente
dell'Ungheria - lui sì, eletto - Viktor Orbán ha creato una
holding statale per gestione unificata di tutte le utilities:
luce, gas, trasporti pubblici, riscaldamento abitativo, e altri
servizi minori. Quindi, mentre è previsto anche un nuovo taglio
alle bollette - notizia dentro la notizia della nascita della
Holding pubblica per i servizi fondamentali ai cittadini - il
governo ungherese si prepara a far confluire tutte le utilities
in un’unica holding non profit.
Avete letto bene: NO PROFIT!
L’ufficio del primo ministro fa
sapere che Viktor Orbán ha già incaricato un gruppo di lavoro -
cui partecipano anche dai ministri di giustizia, sviluppo e degli
interni - alla preparazione dell’unione delle compagnie statali
di elettricità, gas e riscaldamento centralizzato.
I diritti di proprietà e i
poteri regolatori sull’holding saranno esercitato dal
responsabile dell’ufficio del primo ministro.
Entro il 15 settembre prossimo,
sarà pronta la proposta completa dei necessari cambiamenti
legali da effettuare per costituire la holding.
Inoltre, un nuovo taglio alle
bollette, dopo quelli del 20 e del 10% consecutivi effettuati
negli ultimi otto mesi, è in agenda già a partire dal 1°
settembre.
La riduzione per l’elettricità
sarà del 5,7% secondo quanto anticipato da Szilard Nemeth,
sindaco di uno dei comuni di Budapest (Csepel) con incarico
governativo per il taglio dei costi delle utilities.
Tagli per le altre utenze
sarebbero previsti, ha aggiunto Nemeth, anche a beneficio delle
aziende.
Tutto ciò può accadere perchè
Orbàn prima ha cacciato dall'Ungheria l'FMI, poi ha ripreso il
controllo della Banca Centrale ugherese dopo aver cacciato anche
la BCE, e quindi è in grado di poter governare con accortezza la
valuta - sovrana - del suo Paese. Da non scordare che oltre a
questi tagli sostanziali delle bollette dei servizi, il governo
Orbàn ha anche aumentato le pensioni, migliorando di molto il
tenore di vita degli anziani ungheresi.
In Italia invece, per colpa della
folle quanto sciagurata adesione all'euro, la Banca d'Italia non
emette valuta, è impossibile qualsivoglia politica valutaria e
per conseguenza il Paese è caduto nella più granda catastrofe
della sua storia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Redazione Milano.
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Aria fritta altro che sblocca Italia, Renzino ragazzino viziato al capo del governo
Matteo Renzi: parole, fatti e "carne al fuoco" Non c'è un dato che sia dalla sua parte
Deflazione, mancati effetti degli 80 euro, disoccupazione in rialzo e i richiami del Quirinale: per il premier si profila un autunno difficile. Anche il consiglio dei ministri "da fuochi d'artificio" risulta depotenziato: niente scuola e Sblocca Italia da riscrivere per mancanza di fondi e strategie. E la giustizia arranca tra i compromessi
Certo il rientro dalle vacanze può essere duro: per il premier, a quanto pare, particolarmente; soprattutto vista l’aspettativa roboante creata con la ripartenza dei mille giorni. L’andamento dell’economia e del mercato del lavoro, indipendente dalla volontà renziana, di certo non conforta. Non c’è un dato che sia dalla sua parte. A partire dalla deflazione, passando per gli effetti per ora in gran parte mancati dei famosi ottanta euro, fino ai numeri diffusi proprio oggi dall’Istat, che danno la disoccupazione in rialzo al 12,6 per cento a luglio (+0,3 per cento rispetto a giugno, +0,5 su base annua), mentre nello stesso mese si sono persi più di mille posti di lavoro al giorno (meno 35 mila in un mese).
Non è roseo però soprattutto il bilancio settimanale sul fronte dell’attività del governo. Partito lancia in resta, Renzi si è dovuto alla fine acciambellare, dopo l’incontro con il capo dello Stato, su quel “non mettere troppa carne al fuoco” che – per quante ricostruzioni vi si possano fare attorno – anche per lessico somiglia a una raccomandazione di Giorgio Napolitano decisamente più che a un’espressione fiorita spontaneamente sulle labbra dell’ex rottamatore.
Sblocca Italia da riscrivere
A scorrere le riforme, tra annunci e realtà, i conti sono presto fatti. Lo Sblocca Italia, provvedimento decisivo per dare l’idea di un paese che marcia coi conti in ordine già al vertice di Bruxelles di domani, s’è dovuto riscrivere e ricalibrare in fretta e furia in vista del consiglio dei ministri di oggi dopo che (fonti renziane) il premier e il ministro dell’economia si sono accorti che il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi l’aveva infarcito di troppe spese: “Soldi che non ci sono”, ha commentato il premier, “ci sono decine di miliardi che non possiamo coprire e manca una visione strategica”. Tutto o quasi da rifare, con tanto di tensioni nell’esecutivo che – ci mancava – si estendono anche all’alfaniano Lupi.
Per la scuola, nemmeno le slides (zampino della Giannini?)
Ancora peggio, per quel che riguarda la scuola. Fuoco d’artificio all’occhiello del premier che aveva promesso al settimanale Tempi “vi stupirò”, dopo giorni di esaltanti annunci la riforma slitta. Ufficialmente di poco: “Ci penseremo la prossima settimana”, twitta Renzi. La raccomandazione di sapore quirinalizio sulla troppa carne al fuoco ha colpito infatti soprattutto qua. Per una serie di ragioni, per ora illuminabili solo in parte: certamente, perché l’annuncio di assumere sia pure per scaglioni oltre centomila precari (ignoto, peraltro, il come) strideva con la necessaria morigeratezza nei conti pubblici da presentare all’Europa (pare che persino Berlusconi abbia detto: “Si rischia di creare illusioni”). Ma poi anche perché la settimana ha visto deflagrare la querelle sul “chi mette la faccia sulla riforma” tra Renzi e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini . Ufficialmente lei non ha mosso un muscolo, dopo che il premier le ha fatto lo sgarbo di convocare un vertice sulla scuola in sua assenza, annunciando peraltro di fatto che la faccenda “la tratto io”. Nei fatti, tuttavia, la riforma è sparita dall’agenda del Consiglio dei ministri proprio dopo quel dissidio: uno zampino sapiente della ex montiana schiacciasassi non è da escludersi.
A tutto questo va aggiunto un dettaglio non da poco: in Consiglio dei ministri non sarebbe comunque andata la riforma della scuola vera e propria. Sarebbero andate soltanto le slide sulle linee guida. Ebbene, si è deciso fosse più prudente rimandare anche quelle. Il che la dice lunga sullo stato dell’arte. Tanto più perché, nel frattempo, non si hanno notizie sulla soluzione (annunciata per fine agosto) al pasticcio di “Quota 96”: quei quattromila tra insegnanti e personale scolastico rimasti nel limbo per via di una falla della riforma Fornero, inseriti ma poi stralciati dalla riforma Pa (che li avrebbe mandati in pensione a partire da settembre), e adesso costretti a tornare a lavoro a metà mese, pur avendo maturato i requisiti per la pensione.
La giustizia, braccio di ferro con Ncd
Infine, c’è la giustizia, la riforma che ha passato a luglio la fase delle slide e ora dovrebbe entrare nel vivo. Sul punto, Renzi ha dovuto scontare le resistenze soprattutto del Nuovo centrodestra di Alfano, costretto a fare la voce grossa non solo per antiche convinzioni, ma soprattutto per tattica politica: non farsi cioè “mangiare” da Forza Italia, offrendole argomenti sufficienti per accusarli di essere un manipolo di traditori al servizio del partito dei giudici. Il risultato definitivo del braccio di ferro lo si vedrà solo dopo il consiglio dei ministri. Di certo per ora si può dire che sono fuori discussione soltanto (ma non è poco) le misure che tra decreti e ddl servono a smaltire l’arretrato civile e rendere più svelti i processi. Sul resto, è mezzo buio: pare che ci saranno le nuove regole sulla responsabilità civile dei magistrati e le norme che di fatto allungano i tempi per la prescrizione. Sul nuovo falso in bilancio e le limitazioni al sistema delle impugnazioni, Ndc chiede correzioni. Il punto interrogativo più grosso riguarda le norme sulle intercettazioni: il partito di Alfano ne fa un chiodo fisso, le vuole assolutamente come se quello fosse il metro per giudicare quanto l’Ncd si è rammollito alla corte renziana; ma, per quanto per ora si sia parlato di misure blande, si tratta di un punto troppo delicato da affrontare subito anche per il Pd. L’accusa di cedere ai desiderata berlusconiani, all’ “inciucio col nemico” è infatti alle porte, per quanto Renzi abbia avuto la prontezza oggi di precisare che non c’è nessun accordo: “La riforma della giustizia non sta nel pacchetto riforme istituzionali, Forza Italia voterà contro” ha twittato.
venerdì 29 agosto 2014
Ebrei/Israele andatevene, la Palestina non è la vostra terra
NON TUTTI I BAMBINI SONO UGUALI. LA DIFFERENZA TRA QUELLI ISRAELIANI E QUELLI PALESTINESI
Postato il Giovedì, 28 agosto @ 20:54:08 BST di davide
DI GIDEON LEVY
haaretz.com
Dopo il primo bambino, nessuno ha battuto ciglio. Dopo il cinquantesimo, sull'ala di un aereo non si è avvertito neppure un lieve tremore. Dopo il centesimo, hanno smesso di contare.
Dopo il duecentesimo, hanno accusato Hamas. Dopo il trecentesimo, hanno accusato i genitori. Dopo il quattrocentesimo bambino, hanno inventato scuse. Dopo (i primi) 478, sembra che non importi a nessuno.
Poi è arrivato il nostro primo bambino e per Israele è stato uno shock. Piange il cuore a pensare a Daniel Tragerman, quattro anni, ucciso venerdì sera nella sua casa a Sha'ar Hanegev. Un bel bambino, che una volta si era fatto fare una foto mentre indossava la maglia della squadra di calcio argentina, blu e bianca, quella con il numero 10.
Il cuore di chiunque si spezzerebbe alla vista di questa foto, chiunque piangerebbe per com'è stato brutalmente ucciso. “Ehi Leo Messi, guarda questo bambino. Tu eri il suo eroe”, recita un post su Facebook.
All'improvviso la morte ha un volto, sognanti occhi azzurri e capelli chiari. Un corpo esile che non crescerà mai. Improvvisamente la morte di un bambino ha un senso, improvvisamente è scioccante. È umano, comprensibile e commovente. È umano anche che l'omicidio di un bambino israeliano, un figlio di tutti noi, susciti una maggiore immedesimazione rispetto alla morte di qualche altro bambino. Quello che risulta incomprensibile è la risposta degli israeliani all'uccisione dei loro figli.
In un mondo dove esistesse qualcosa di buono, i bambini sarebbero stati lasciati fuori da quel crudele gioco chiamato guerra. In un mondo dove esistesse un po' di bene, sarebbe impossibile comprendere la totale, quasi mostruosa, insensibilità di fronte all'uccisione di centinaia di bambini (non nostri, ma morti per mano nostra).
Immaginateli in fila: 478 bambini, in una graduale serie di morte. Immaginateli indossare magliette di Messi (anche alcuni di quei bambini lo avranno fatto, prima di morire); anche loro lo ammiravano, proprio come faceva il nostro Daniel che viveva in un kibbutz. Ma nessuno li guarda. I loro volti non si vedono, nessuno è sconvolto per le loro morti. Nessuno scrive su di loro “Ehi Messi, guarda questo bambino”.
Ehi Israele, guarda i loro bambini.
Un muro di ferro di negazione e disumanità protegge gli israeliani dal vergognoso lavoro delle loro mani a Gaza. Infatti, certi numeri sono duri da digerire. Delle centinaia di uomini uccisi si potrebbe dire che erano “coinvolti”. Delle centinaia di donne, che erano “scudi umani”.
Allo stesso modo, per un piccolo numero di bambini si potrebbe affermare che l'esercito più etico del mondo non aveva intenzione di colpirli. Ma cosa potremmo dire di quasi cinquecento bambini uccisi? Che l'esercito israeliano “non aveva intenzione di colpirli”, 478 volte? Che Hamas si nasconde dietro tutti loro? Che questo ha legittimato la loro uccisione?
Hamas può essersi nascosto dietro alcuni di quei bambini ma ora Israele si nasconde dietro Daniel Tragerman. Il suo destino è già stato usato per coprire tutti i peccati dell’IDF a Gaza.
Ieri la radio ha già parlato di “omicidio”. Il primo ministro ha già definito l’omicidio “terrorismo”, mentre centinaia di bambini di Gaza nelle loro nuove tombe non sono vittime di omicidio o terrorismo. Israele li doveva uccidere. Dopo tutto, chi sono Fadi e Ali e Islaam e Razek, Mahmoud, Ahmed e Hamoudi davanti al nostro unico e solo Daniel?
Dobbiamo ammetterlo: in Israele, i bambini palestinesi sono considerati alla stregua di insetti. È una dichiarazione orribile ma non c’è un altro modo per descrivere l’umore in Israele nell’estate del 2014. Quando per sei settimane centinaia di bambini sono uccisi, i loro corpi sepolti nei detriti, accumulati negli obitori, qualche volta addirittura nelle celle frigorifere della verdura per mancanza di altro spazio. Quando i loro genitori inorriditi trasportano i corpi dei loro bambini come se fosse normale; i loro funerali vanno e vengono, 478 volte. Persino il più freddo degli israeliani non permetterebbe a se stesso di essere così insensibile.
Qui qualcuno deve alzarsi e urlare “Basta”. Tutte le scuse e tutte le spiegazioni non aiuteranno, non c’è niente di peggio che distinguere tra un bambino che può essere ucciso e un bambino che non può. Ci sono solamente bambini uccisi per nulla, centinaia di bambini la cui sorte non tocca nessuno in Israele, mentre la morte di un bambino, solo uno, riesce a unire tutti quanti in lutto.
Versione orginale:
Gideon Levy è un opinionista israeliano.
Fonte: www.haaretz.com
Link: http://www.haaretz.com/opinion/.premium-1.612085
24.08.2014
Versione italiana:
Fonte: www.thepostinternazionale.it
Link: http://www.thepostinternazionale.it/mondo/israele/non-tutti-i-bambini-sono-uguali
26.08.2014
Traduzione a cura di Eleonora Cortopassi
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13838
El Sisi, un gigante in mezzo ai nani
Dopo Gaza Egitto volta pagina, piano a Onu su Libia
Sostegno a Parlamento eletto,aiuti per disarmo milizie e dialogo
Il presidente Abdel Fattah al Sisi si appresta a mettere sul tavolo del consiglio di sicurezza dell'Onu un piano egiziano per la stabilizzazione del Paese, forte del consenso di altri 'alleati' confinanti con la Libia - Tunisia, Algeria, Ciad e Sudan.
Il progetto ruota intorno al consolidamento dell'autorità del Parlamento eletto a giugno, con un ruolo da protagonista del Cairo che ha già promesso ai 'leader di Tobruk' aiuto militare in campo tecnico e di consulenza. Il primo passo sarebbe un cessate il fuoco immediato e la creazione di un comitato politico, coordinato dall'Egitto, per far partire il dialogo nazionale tra le varie anime libiche.
Secondo fonti diplomatiche libiche, il piano include anche un altro 'tavolo', questa volta sulla sicurezza, coordinato invece dall'Algeria, che tra l'altro può contare su un esercito che è tra i più avanzati tecnologicamente nel Nord Africa.
Quindi, il Parlamento libico, e le sue Forze armate, procederebbero al disarmo senza condizioni delle milizie, mentre Nazioni Unite e governo avrebbero il compito di veicolare la fornitura di armi straniere.
Il piano di Sisi, che gode del sostegno dell'Arabia Saudita e della simpatia di Vladimir Putin, potrebbe incontrare un consenso inaspettato in Occidente.
Nonostante dagli Usa partano infatti nuove bordate di accuse a Emirati Arabi ed Egitto per i raid su Tripoli della scorsa settimana - questa volta le fonti sono ufficiali, il Dipartimento di Stato e il Pentagono - sulla carta il piano egiziano è proprio quello che Washington punterebbe a realizzare in Libia.
Fonti diplomatiche citate dal Los Angeles Times hanno rivelato che gli Usa stavano lavorando a un progetto assai simile, ma con l'unica, imprescindibile, condizione che nessuna azione sotto l'egida dell'Onu in Libia avrebbe potuto prevedere l'impiego di truppe americane.
"Sarebbe percepita come un'invasione", hanno sottolineato alcuni funzionari Usa. E' anche vero che l'amministrazione Obama in queste ore è costretta a un impegno militare crescente in Iraq e Siria: l'apertura di un ulteriore fronte nel Mediterraneo, mentre è in fiamme anche l'Est dell'Ucraina e il rapporto con Mosca, piazzerebbe gli Usa al centro di una guerra globale dagli esiti incerti. (ANSAmed).
La guerra, riequilibrio del Capitalismo
La complessità della Quarta guerra mondiale
di Eugenio Orso
Draghi detta la linea, Padoan esegue e a Renzino il compito di despistare gli italiani con i soliti annunci
Tagli a sanità e istruzione: l’annuncio di Padoan
28 agosto 2014
I parametri economici dell’Italia sono in caduta libera. Qualche settimana fa è giunta la notizia di una nuova ondata di recessione, oggi invece l’Istat ha certificato il calo delle vendite al dettaglio. E’ evidente come in un quadro così peggiorato il rischio di sforare il 3% del rapporto deficit-pil sia aumentato. Dunque, anche la Spending Review va ripensata. Il Governo lo sta già facendo, smentendo in parte l’approccio con cui Renzi ha condotto i lavori già a partire da marzo.
Il metodo Padoan è simile al metodo Tremonti e al metodo Monti. Tagli su tutto, anche su punti nevralgici dello stato sociale. A dirlo non è l’opposizione, ma il ministro stesso, come a voler preparare il terreno a future brutte notizie. La prospettiva, stando alle sue parole, è quella dei tagli alla sanità e all’istruzione, con la parziale erosione dei diritti acquisiti.
Ecco cos’ha dichiarato Padoan al Corriere della Sera: “Pronti a risparmiare su tutto, i tagli sono necessari, ma gli obiettivi dei tagli di spesa terranno conto del quadro economico peggiorato. Nella ricerca dell’efficienza si possono mettere in discussione anche diritti acquisiti o presunti tali. Riteniamo che ci siano margini finora largamente non considerati di miglioramento di efficienza in tutta la pubblica amministrazione. In tutti i settori, anche istruzione e sanità”.
Il ministro ha poi parlato delle riforme e delle dichiarazione di Draghi, affermando di essere totalmente in sintonia con il presidente della Bce, anche per quanto riguarda la necessità di rispettare il fastidioso limite del 3%. Insomma, niente di nuovo sotto al sole: recessione, tasse, tagli alla spesa, austerity.
http://www.casaemutui.net/2014/08/tagli-a-sanita-e-istruzione-lannuncio-di-padoan/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=tagli-a-sanita-e-istruzione-lannuncio-di-padoan
14 novembre 2014, sciopero fiscale, via le mani armate di questo stato dalle tasche degli italiani
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@matteosalvinimi che intervenga la LIPU per tenere a bada i#gufi -
@matteosalvinimi si, si vieni al sud ti stiamo aspettando -
@matteosalvinimi e così da 30 anni e tu adesso te ne accorgi -
@matteosalvinimi Voglio proprio vedere se non paghi, tanto tu sei deputato e il fisco a te te fa un caxxo, tanto tu sei previ legato -
@matteosalvinimi Se non pago ti accolli tu i problemi che avrò con il fisco? -
@matteosalvinimi Ci saro'in ottobre a milano e no scontrino in novembre.avanti cosi' -
@matteosalvinimi Scusi Salvini, ma che caspita l'abbiamo mandata a fare in Europa se continua a criticarla come organismo alieno?#mavalà -
@matteosalvinimi allora ho ragione a dirti pic.twitter.com/ztRqqtRhu1 -
@ElAffralux@matteosalvinimi Se nn ci prendiamo delle responsabilita' e nn ci mettiamo la faccia siamo proprio un popolo di merda..infatti. -
@matteosalvinimi batti continuamente sull'uscita dall'euro. La madre di tutte le battaglie. L'origine di tutti i mali. -
@matteosalvinimi di sicuro incazzqti come iene -
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@matteosalvinimi@robertomaroni_ E@matteorenzi che fa ? Anziché aiutare micro piccole imprese, pensa a chiudere#cameredicommercio ! -
@matteosalvinimi non paghiamo più!!!!! -
@matteosalvinimi Se "da#Nord a#Sud", perché nello statuto della#Lega sono assenti le regioni del#Sud?