Gratteri: “La riforma dell'agenzia per i beni confiscati deve essere una priorità”
di Aaron Pettinari - 23 febbraio 2015
“L'Agenzia per il sequestro e la confisca dei beni sottratti alla criminalità così come è oggi non funziona”. E' questa la conclusione che si evince nella relazione elaborata dalla Commissione per l'elaborazione di proposte normative in materia di lotta alla criminalità, di cui il pm reggino Nicola Gratteri è presidente. “Se da un lato vi è la piena consapevolezza che strumento fondamentale per la lotta al crimine mafioso ed economico sia l’aggressione ai beni di provenienza illecita - è scritto nella relazione - solo di recente si è compresa l’importanza di rimettere in un circuito legale tali proventi di origine illegale una volta che lo Stato se ne sia appropriato definitivamente. Si tratta di capitali che non solo devono concorrere alla ripresa economica del Paese, ma soprattutto devono favorire la rinascita di un sistema imprenditoriale legale”.
Soluzioni possibili
Secondo la Commissione è però possibile intervenire. La prima mossa è quella di investire in termini di personale e risorse sull'Agenzia per il sequestro e la confisca dei beni. “Si assumano quanti servono, non dobbiamo porre un limite - ha detto di recente Gratteri - Serve personale specializzato e qualificato, da acquisire tramite concorso. Sia i dipendenti dell’agenzia che i vertici devono essere altamente qualificati”. In questa maniera cambierebbe anche il profilo del Direttore dell’Agenzia sia la composizione del Consiglio direttivo. Secondo il pm reggino, il primo verrebbe “scelto tra esperti nella gestione di beni/aziende private o di settori pubblici complessi; quanto alla seconda si prevede di sostituire i due esperti in materia di gestioni aziendali e patrimoniali, designati di concerto dai Ministri dell’interno e dell’economia e delle finanze, con un esperto in materia di gestioni patrimoniali, un esperto di gestioni aziendali ed uno che sappia di progetti di finanziamento europei e nazionali”, scelti di concerto tra ministero dello Sviluppo e Tesoro. Un altro punto fondamentale è la formazione degli amministratori giudiziari per cui vengono stabiliti criteri per l'affidamento di incarichi con trasparenza e in numero definito, prevedendo anche casi di revoca e decadenza.
Altra questione delicata è la destinazione dei beni confiscati, con la possibilità di anticipare la destinazione finale delle aziende prevista oggi solo dopo la condanna definitiva. Allo stato attuale infatti, se si attende la sentenza di Cassazione, il rischio è che a quel punto le stesse siano già fallite. Con la riforma le imprese verrebbero affidate all'agenzia già dopo la condanna in primo grado.
Non mancherebbero poi le cautele in quanto “Le somme ricavate dalla vendita 'anticipata' delle aziende, inoltre, confluiscono nel Fondo Unico giustizia cui attingere nel caso in cui la misura patrimoniale non venga confermata in via definitiva e si renda, dunque, necessario assicurare al titolare dell’azienda la restituzione per equivalente del bene da rivalutare secondo il tasso annuo d’inflazione”.
Per quanto riguarda i beni mobili la Commissione propone di ampliare le possibilità di “affidamento anticipato, sin dal momento del sequestro” mentre per i beni immobili la questione è più complessa. Spesso accade che le proprietà sequestrate ai boss finiscano per essere gestite dai loro parenti. Inoltre c'è da evitare il deperimento di questi beni che in diversi casi restano inutilizzati. La Commissione, come possibile modalità di intervento, propone di anticipare la pubblicizzazione dei beni che sono vicini alla confisca di primo grado, anche – visto il pubblico interesse - utilizzando la Rai in quanto “la possibilità di promuovere in maniera più massiccia i beni sequestrati permetterebbe, già dalla fase del sequestro, di individuare destinazioni che potrebbero essere poi quelle definitive”. Ed è anche per questo motivo che nelle previsioni della Commissione c'è anche lo spostamento della sede centrale dell'Agenzia da Reggio Calabria a Roma, dove la gestione risulterebbe più efficiente e sotto il controllo della presidenza del Consiglio e non del ministero dell'Interno.
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