Ucraina
07 marzo 2014
Ucraina, Obama e Putin un’ora al telefono nella notte
Putin
New
York - Gazprom minaccia di tagliare le forniture di gas all’Ucraina se
Kiev non salderà il suo debito, che ammonta a 1,8 miliardi di dollari, e non
pagherà le forniture correnti. E’ questo un nuovo capitolo della crisi in
Crimea.
Continua
intanto il “braccio di ferro” degli Usa con Mosca per la situazione in Ucraina ,
Obama ha dato nella notte un nuovo giro di vite: ha imposto sanzioni a
cittadini russi e ucraini «responsabili o complici delle minacce alla sovranità
e integrità territoriale dell’Ucraina» e ha anche ammonito che il referendum
con cui il 16 marzo i cittadini della Crimea dovranno scegliere tra Kiev e
Mosca sarebbe incostituzionale, ma ha anche passato un’ora al telefono
con Putin, per ribadire che «c’e un modo per risolvere la situazione con mezzi
diplomatici, in modo da venire incontro agli interessi della Russia, del
popolo ucraino e della comunità internazionale».
Peskov:
«La Ue ci fa sorridere»
«
Tutto quello che succede in Crimea e nell’est dell’Ucraina ha una «genesi
interna» e non ha «nulla a che vedere con la Federazione Russa»: lo ha detto
Dmitri Peskov, portavoce di Putin, in una intervista tv che uscirà domenica ma
di cui le agenzie hanno diffuso una anticipazione. «È assai curioso che ora
dall’Europa risuonino appelli alla Russia a condurre trattative con personaggi
di Kiev che si definiscono potere dell’Ucraina con la mediazione di poteri
occidentali, questo non può che suscitare che un sorriso perché certamente il
credito di fiducia verso questi “garanti” è certamente esaurito dopo il destino
che è toccato al documento firmato da Ianukovich a Kiev il 21 febbraio», ha
detto Peskov in ina trasmissione.
«Speriamo
non torni la guerra fredda»
Il
portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha auspicato che Russia e Occidente non
tornino alla guerra fredda: «Non vorrei, credo che non sia così, credo che non
sia iniziata, e vorrei credere che non inizi», ha detto in una intervista al
secondo canale statale russo.
Paralimpiadi
di Sochi, il boicottaggio
Inoltre
le Paralimpiadi di Sochi, inaugurate in serata alla presenza di Putin,
sono state boicottate dalle delegazioni governative di Stati Uniti, Gran
Bretagna, Norvegia e Finlandia. All’inaugurazione parteciperanno gli atleti
italiani ma non è prevista la presenza di membri del governo.
La
telefonata tra Putin e Obama e le reazioni
Nel
corso della telefonata, ha riferito la Casa Bianca, il presidente americano
avrebbe di nuovo sottolineato che «le azioni della Russia vìolano sovranità
e integrità territoriale dell’Ucraina», cosa che ha indotto gli Usa «a
intraprendere diversi passi in risposta, in coordinamento coi nostri partner
europei».
Da
parte sua, Mosca ha fatto spallucce alla minaccia di sanzioni
progressive decise ieri dall’Ue: per Vladimir Cizhov, ambasciatore russo presso
l’Ue, il documento del vertice dei leader europei non aggiunge nulla di nuovo
alle relazioni tra Mosca e Bruxelles e comunque a suo avviso «l’Ucraina e la
soluzione della crisi politica in quel paese sono un obiettivo molto più
importanti per noi». Quanto al primo dei tre “congelamenti” annunciato,
quello del dialogo sui visti, ha fatto notare Cizhov, «esso, e sottolineo il
mio rammarico, sfortunatamente è stato “congelato” dalla Ue diverso tempo fa,
quindi praticamente non cambia nulla».
Ancora,
Dmitri Peskov, portavoce di Putin, ha definito quanto sta capitando attualmente
«in Ucraina e attorno all’Ucraina», riferendosi in particolare alle azioni
dell’Occidente, come «un trionfo dell’illegalità, del cinismo, del collasso
del diritto internazionale e dei doppi standard: i nostri partner
occidentali hanno riconosciuto legittimi coloro che oggi si chiamano dirigenti
dell’Ucraina nonostante il fatto che questa gente è arrivata al potere
sostenuta da personaggi che hanno fatto un golpe o una rivolta con l’uso della
forza».
Tornando
alla telefonata, Putin (secondo quanto reso noto dal Cremlino con una nota)
avrebbe ricordato a Obama «l’importanza delle relazioni russo-americane per garantire
la stabilità e la sicurezza del mondo» e avrebbe affermato che «tali
relazioni non devono essere sacrificate da problemi internazionali isolati,
anche se molto importanti».
Insistendo
sulla strada del dialogo, nella telefonata Obama ha anche indicato che il suo
segretario di Stato, John Kerry «continuerà le discussioni con il ministro
degli Esteri Lavrov (russo, ndr), il governo ucraino e altri partner
internazionali».
Da
Roma, proprio Kerry ha continuato l’offensiva diplomatica, con un nuovo
incontro alla Farnesina proprio con il ministro Lavrov, dopo quello di ieri a
Parigi. Sempre a Roma, Kerry ha inoltre tenuto una riunione informale con i
colleghi europei, l’italiana Federica Mogherini, il francese Laurent
Fabius, il tedesco Frank-Walter Steinmeier e con il viceministro britannico
Hugh Robertson.
Annunciando
le sanzioni, Obama aveva in precedenza affermato che si tratta di misure
che «continuano i nostri sforzi per imporre un costo alla Russia e a coloro che
sono responsabili della situazione in Crimea», aggiungendo che «andando avanti
ci danno inoltre la flessibilità di modulare la nostra risposta in base alle
azioni russe». Sono misure che impongono restrizioni sui visti a un
imprecisato numero di funzionari, che si vanno ad aggiungere al diniego dei
visti a chi è coinvolto nell’abuso dei diritti umani in seguito all’oppressione
politica in Ucraina, e che aprono la strada al possibile “congelamento” dei
loro beni. Sottolineando che la sua linea sarebbe «ampiamente condivisa», Obama
ha affermato che si tratta di «passi intrapresi in stretto coordinamento con
i nostri alleati europei», poiché «la nostra unità internazionale è evidente
in questo importante momento».
In
una breve dichiarazione ai giornalisti, il presidente americano ha quindi
ammonito sul referendum in Crimea: «Violerebbe la Costituzione ucraina e la
legge internazionale», ha detto, affermando che una soluzione potrebbe essere
invece trovata inviando «osservatori internazionali in Ucraina e Crimea
per accertarsi che i diritti di tutti gli ucraini vengono rispettati, compresi
di quelli di etnia russa» e allo stesso tempo «avviare consultazioni tra i
governi di Russia e Ucraina con la partecipazione della comunità
internazionale».
Le
posizioni appaiono però ancora distanti: le relazioni con Lavrov, ha detto
Kerry in serata, «così come con gli altri ministri degli Esteri, sono
professionali: ci sono momenti in cui condividiamo cose, altri in cui c’è
disaccordo, anche molto forte. Questo è un momento di forte disaccordo,
ma cercheremo una soluzione».
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