Danimarca, LNG sfida la banca centrale: non vincerete la battaglia sulla corona
Il fondo LNG Capital ha dichiarato che la battaglia della banca centrale della Danimarca per difendere il "peg" con l'euro sarebbe tutt'altro che vinta.
che la Danimarca abbia vinto la sua battaglia per difendere il cambio.
Secondo Gargour, la banca centrale di Copenaghen, retta dal governatore Lars Rohde, dovrà ancora fare i conti con lo scenario di una possibile uscita della Grecia dall'euro e con il QE della BCE. Entrambi gli eventi metteranno l'euro sotto pressione e si tratta di fenomeni che sfuggono all'istituto danese. Il manager chiarisce che per quanto forti saranno le misure che Rohde adotterà per salvaguardare il "peg", le forze esterne prevarranno su di esse.
A ben vedere, si tratta di un vero guanto di sfida che LNG lancia alla banca centrale danese, evidentemente disposta appena possibile a tornare a puntare sulla corona.
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La ragione del momentaneo disimpegno del fondo è giustificata dall'indebolimento della valuta scandinava, che oggi, a metà seduta, si attestava a un cambio di 7,4642 contro l'euro, più debole rispetto al valore di riferimento di 7,46038, strenuamente difeso dalla banca centrale sin dal 2000, in seguito all'adozione di un accordo bilaterale con la BCE. All'inizio della scorsa settimana, la corona si presentava ancora a un rapporto di 7,4448 contro la moneta unica.
Dalla metà del mese di gennaio, quando è partito l'attacco speculativo sulla corona, dopo la fine del cambio minimo tra franco svizzero ed euro, Nordea Bank stima che l'istituto danese sia intervenuto per complessivi 275 miliardi di corone, ovvero acquistando 42 miliardi di dollari di valuta straniera per evitare un eccessivo rafforzamento della valuta locale. Al momento, le riserve valutarie danesi ammonterebbero così al 35% del pil, altissime, ma lontane dall'80% della SNB, la banca centrale svizzera.
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L'allentamento delle pressioni sulla corona si avverte nelle ultime sedute anche guardando ai rendimenti dei bond governativi emessi dalla Danimarca. I decennali viaggiano adesso tra lo 0,25% e lo 0,30% contro un mimino poco sopra allo 0,10% toccato nelle scorse settimane. I biennali rendono negativamente dello 0,7%, ma fino a una settimana e mezza fa mostravano rendimenti in zona -1%. I titoli a 5 anni rendono il -0,3% dal -0,5% delle sedute precedenti.
Per quanto in risalita, i titoli di stato danesi rendono sotto lo zero fino alla scadenza dei 5 anni. Un ritorno più basso lo mostrano solo i titoli svizzeri, mentre gli investitori notano come persino quelli di Regno Unito, USA e Svezia abbiano esitino un ritorno più alto. Da qui, i parziali deflussi degli ultimi giorni, alimentati dai tassi negativi di Rohde (-0,75% sui depositi delle banche) e dalla sospensione delle aste pubbliche. Ma l'avvertimento di Gargour suona come poco rassicurante per l'istituto di Copenaghen.
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