Vladimir Putin
ha da poco concluso la sua visita ufficiale in Ungheria: un evento,
questo, sotto diversi aspetti di notevole importanza. E non soltanto per
i due Stati che ne sono stati protagonisti.
Il viaggio del presidente russo a Budapest e il suo incontro con il premier ungherese Orban
(nazionalista, conservatore, pragmatico e molto popolare nel suo Paese)
ha senz’altro confermato il solido legame tra Russia e Ungheria, che i
due leader hanno rafforzato mediante la sottoscrizione di diversi
accordi commerciali e industriali. Tra essi innanzitutto il protocollo
d’intesa che prevede l’assistenza russa nella modernizzazione della
centrale nucleare ungherese di Paks e un’importante partnership nel
settore del gas naturale. Che, a quanto sembra, ha dato un po’ fastidio
all’Unione europea (che per bocca del commissario per
l’energia Maros Sefcovic ha espresso lamentele sull’esclusione della
Commissione dai negoziati e ha paventato possibili violazioni delle
regole sulla concorrenza).
Il rinnovo del contratto di fornitura di gas a condizioni più favorevoli (legato anche all’impegno da parte ungherese a costituire importanti sistemi di stoccaggio),
la collaborazione nella realizzazione del nuovo progetto di gasdotto
“Turkish stream” e la promessa di finanziamenti per la ristrutturazione
degli impianti nucleari: questi in sostanza i
principali risultati quanto all’aspetto economico del vertice, ai quali è
inoltre da aggiungere un’intesa relativa al settore agricolo, che
secondo il leader russo consentirebbe di limitare gli effetti delle
sanzioni europee nei confronti del suo Paese.
Nel corso
della conferenza stampa congiunta tenuta dai due leader al termine del
vertice di Budapest inoltre, il primo ministro ungherese – che, se pure
ha votato per l’introduzione delle sanzioni anti-russe le ha
ripetutamente criticate, sostenendo però nel contempo di voler
rispettare le decisioni dell’Unione europea – ha detto di essere “sicuro
che la cooperazione e le buone relazioni servano gli interessi non solo
dell’Ungheria, ma anche dell’intera Europa”. Orban ha poi dichiarato
anche che l’isolamento della Russia è impossibile ed ha concluso
sostenendo che “chi crede che l’economia europea sarà competitiva senza
la cooperazione con la Russia sta solo coltivando illusioni”.
Il
rapporto privilegiato che oggi la Russia intrattiene con l’Ungheria
oltre all’economia riguarda poi inevitabilmente anche la politica: tra
Putin e Orban, scrive Andrea Pipino su L’internazionale,
“ci sono infatti diverse affinità ideologiche: la diffidenza verso
certe regole delle democrazie liberali, l’attenzione all’importanza
dell’identità, della tradizione e della sovranità e una certa tendenza
all’autoritarismo”. In più – e forse soprattutto – c’è la volontà di
entrambi i Paesi di consolidare la propria posizione nei confronti
dell’Unione europea. I cui rapporti con la Russia (che ha dimostrato di
avere ancora alleati in Europa) sono decisamente tesi a causa della
questione ucraina mentre, per quanto riguarda l’Ungheria l’intenzione è
forse quella di “far capire a Bruxelles, che negli ultimi mesi l’ha
spesso bacchettata, di poter trovare partner strategici ed economici
anche ad est”.
Va poi
aggiunto, a completare il quadro apparentemente piuttosto idilliaco del
recente evolversi dei rapporti russo – magiari, che qualche critica il
viaggio di Putin l’ha sollevata. A prescindere dalle prevedibili
contestazioni legate alla situazione dell’Ucraina, ha infatti suscitato
più di qualche perplessità la decisione del leader del Cremlino di
visitare, oltre alla sezione del cimitero di Kerepesi che ospita le
tombe dei russi caduti durante la seconda guerra mondiale, il cippo
eretto in memoria dei soldati sovietici
morti nella repressione dei moti del 1956. Memoriali dei quali, va
detto, il governo ungherese cura ordine e manutenzione.
Un
omaggio, quello di Putin ai caduti della controrivoluzione del ‘56, che
ha comprensibilmente sollevato l’indignazione dell’opinione pubblica
locale. Un gesto scomodo, secondo alcuni anche inopportuno, sulle cui
motivazioni si possono soltanto fare delle ipotesi: provocazione o
volontà di riaffermare con orgoglio e fierezza il proprio passato?
Probabilmente entrambe le cose. E per quanto nella storia della Russia
ci sia più di qualche pagina decisamente non condivisibile, non si può
non considerare con ammirazione e invidia l’atteggiamento di un capo di
Stato che onora sempre e comunque la storia del suo Paese, qualunque
essa sia.
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