L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 1 febbraio 2015

#Mattarella #Quirinale


‪#‎Mattarella‬ ‪#‎Quirinale‬
Dopo 24 ore dall’elezione del nuovo Presidente della Repubblica mi sento di fare questa riflessione.
E la faccio sul metodo che ha portato all’elezione partendo da informazioni in parte raccolta in prima persona ed in parte lette o ascoltate da altri.
Il nome di Mattarella per quello che so e tutta la pubblica opinione sa è il nome proposto da Matteo Renzi e verosimilmente da lui scelto forse con un’altra persona, che potrebbe essere Napolitano, forse con un’altra persona che potrebbe essere Berlusconi.
Se la cerchia si allarga ad altre 2 o 3 persone non saprei.
Ma tant’è!.
Alla base della sua scelta non vi è notizia di dibattito all’interno del partito democratico, di riflessioni su quali potessero essere i profili da scegliere o nomi su cui ragionare.
Per stessa ammissione di un deputato del PD udite dalle mie orecchie il nome definitivo gli sarebbe stato comunicato a cose fatte.
L’umiliazione di non contare nulla, subita da parte di alcuni deputati del PD sul cui valore e la cui preparazione non ho dubbi, è stata accettata con la considerazione che, se alla fine il nome di Mattarella fosse stato confermato, si era comunque contenti della scelta del Capo.
Almeno era un nome di tutto rispetto e poiché non espressione di correnti interne era un nome che lasciava tutti al proprio posto, né avanti né indietro.
Per carità se il capo è illuminato o fa la scelta giusta è chiaro che ne godono tutti.
Diversamente avviene quando il capo sbaglia e sono tutti a doverne pagare le conseguenze.
Ma il punto è un altro.
Com’è possibile che un partito grosso come quello democratico nella cui fila militano persone che hanno spesso tutta la propria vita per la politica anche per la sola voglia di fare qualcosa per la comunità o per la passione, si sia completamente piegato al volere di una sola persona?
E la domanda successiva è : com’è possibile che un dibattito che avrebbe dovuto basarsi su condivisione, confronto, partecipazione sia invece stato sostituito da una strategia fatta di ricatti, talora velati talora palesi, di scambi, di promesse, di accordi?
Sinceramente quando venne rieletto Napolitano non ebbi contezza come oggi delle dinamiche.
In quest’occasione invece sono stata in grado di coglierle, almeno in parte, anche per il dibattito che ha caratterizzato le nostre scelte e che avveniva parallelamente a quello di Renzi e dei “suoi”.
Fatto il dovuto tentativo di chiedere i nomi a Renzi, tentativo che era ovvio finisse nel nulla essendo noi una forza politica autonoma con un proprio elettorato e avulsa da logiche di ricatto/promese, a differenza di udc,popolari,sel con percentuali vicino allo zero assoluto e ricattabili anche per il solo seggio in parlamento, abbiamo avviato un dibattito in streaming in cui ciascuno di noi eletti ha portato un ragionamento ed un nome.
Insieme a noi gli elettori fuori, quel nucleo duro che crede nella partecipazione e nell’importanza delle proprie scelte, maturavano anch’essi riflessioni e idee.
Sulla base di questo, le votazioni in rete hanno portato a dei risultati che evidenziano chiaramente il processo di elaborazione dei cittadini 5 stelle.
Così mentre l’intero PD capitolava annichilito sotto l’argomentazione che comunque Mattarella (scelto da uno solo) era una figura piena di qualità, mentre quello che resta della destra e del centro subiva più o meno velate minacce, ricatti e promesse, noi ci sforzavamo di portare avanti un processo estremamente complesso che era quello di fare un scelta condivisa che fosse nell’interesse di tutti e lasciasse comunque spazio ad eventuali azioni congiunte con quei deputati del PD o di altri partiti che avessero deciso di non seguire la linea del Capo.
In tutto questo Grillo e Casaleggio hanno mandato una lettera ai parlamentari del PD ed avendo ricevuto risposte solo con il nome di Prodi, democraticamente lo hanno inserito nella rosa di nomi che invece abbiamo scelto noi portavoce in un dibattito pubblico.
Ben lontani dall’atteggiamento fascistoide che gli viene attribuito hanno mantenuto di certo la loro libertà di azione senza intaccare nè la nostra (dei portavoce di camera e senato) nè quella dei cittadini iscritti in rete.
Modalità che non è la perfezione della democrazia ma è innegabile vi tenda in maniera lapalissianamente contrapposta a quella del Capo del Partito Democratico.
Mi avvio alla conclusione facendo rilevare che poche sono state le voci che si sono scagliate contro il metodo antidemocratico di Renzi che ha di fatto sancito la fine della democrazia nel PD e se mai ce ne fosse stata, nel centro destra.
Che poche sono le voci che hanno fatto rilevare quanto antidemocratico fosse l’annuncio della scheda bianca nelle prime tre votazione e quanto antidemocratico sia stato il controllo del voto attraverso il riconoscimento del gruppo di votanti (Mattarella, Mattarella S., Sergio Mattarella, On Sergio Mattarella, On Prof. Sergio Mattarella) che di per sé in una vera democrazia sarebbe bastato per annullare una votazione.
Per fortuna siamo stati “irrilevanti”.
Sarebbe stato sufficiente essere “rilevanti” in un partita fatta di decisioni imposte con la forza del ricatto e della minaccia, per scegliere di dimettermi e tornare alla mia vita.
Fin quando useremo metodi che tendono alla massima partecipazione e democrazia (che certo non sono perfetti ma almeno vi tendono) fin quando non avremo paura di essere ricattati per un seggio in parlamento o per qualche scheletro nell’armadio, fin quando non vorremo nulla in cambio del nostro appoggio, nulla che non sia l’interesse generale e non personale o di piccoli gruppi di potere, sono contenta di essere considerata come "irrilevante".
Quella che taluni soggetti evidentemente miopi o in malafede definiscono irrilevanza, io mi permetto di chiamarla autonomia o indipendenza, mi permetto di chiamarla libertà dalla paura del ricatto, libertà dalla lusinga della promessa.
Finisco con il dire che se qualcuno del PD dimostrasse che il nome di Mattarella sia stato scelto dopo un serio approfondito confronto fra questo e altri nomi o profili sono pronta a rivedere quanto da me scritto e a porgere le dovute scuse.
In caso contrario prendiamo atto che il nuovo Presidente della Repubblica, sul cui merito personale non metto bocca (almeno per il momento), nasce da un processo di selezione che poco o nulla ha di democratico.
Nonostante ciò ritengo giusto auguragli, per il bene di noi tutti, che operi nella maniera migliore possibile a tutela dell'unico strumento idoneo a realizzare la partecipazione democratica dei cittadini: l'applicazione della Costituzione.

https://www.facebook.com/GiuliaGrilloM5S/posts/899766776730995 



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