Ci voleva Papa Francesco ad accendere i
riflettori sul mondo della scuola. Dopo anni di riforme basate
esclusivamente sulla logica del “taglia” e “incolla” da un’altra parte, i
docenti si sono ritrovati senza più credibilità sociale e una degna
retribuzione per un lavoro non facile e soprattutto strategico per la
vera crescita del Paese.
Papa Francesco ha detto: “Insegnare è un lavoro bellissimo. Peccato che gli insegnanti siano malpagati“. Senza se e senza ma, la verità è questa: i docenti percepiscono stipendi umilianti.
Se mai ce ne fosse stato bisogno, il
Santo Padre ha tenuto a far sapere al mondo (e soprattutto alla classe
politica italiana, ndr) che “non c’è soltanto il tempo che (i docenti, ndr) spendono per fare scuola, poi devono prepararsi, poi devono pensare ad ognuno degli alunni: come aiutarli ad andare avanti“.
E’ intellettualmente onesto questo Papa che tanto sta “rompendo”
stereotipi e tabù, al punto che probabilmente non sono pochi coloro che
lo vorrebbero al più presto destituito dalla sua carica di Capo della
Chiesa Universale; del resto Egli stesso ha ammesso che il suo
Pontificato potrebbe durare ancora per poco.
Francesco parla senza timori e in nome della Verità. “È un’ingiustizia – ha affermato quando parla dello stipendio degli insegnanti -. Io
penso al mio Paese, che è quello che conosco: poveretti, per avere uno
stipendio più o meno che sia utile, devono fare due turni! Ma un
insegnante come finisce dopo due turni di lavoro?“.
Non c’è dubbio che l’insegnamento sia un mestiere strategico per il Paese e Papa Francesco ha voluto sottolinearlo: “È
un lavoro malpagato, ma bellissimo perché consente di veder crescere
giorno dopo giorno le persone che sono affidate alla nostra cura. È un
po’ come essere genitori, almeno spiritualmente. È anche una grande
responsabilità!“.
I giovani, davanti a loro, hanno
sostanzialmente due possibilità: sottomettersi alla logica della strada o
vivere con gioia la dimensione della scuola. Soprattutto in certi
luoghi, l’insegnante è quella persona che con la sua missione sociale e
testimonianza di vita sottrae (talvolta senza neanche saperlo) alla
malavita potenziali risorse umane utili a costituire la nervatura di
quella manovalanza che consente di ossigenare certe ben note attività.
Il prof invece infonde ai ragazzi
l’amore per la vita, il gusto del bello, il piacere della scoperta, la
voglia di conoscere, il bisogno di migliorarsi, giorno dopo giorno. La
migliore arma per ripulire il mondo dalla mediocrità e dall’ignoranza,
naturali concimi di tessuti sociali malati, è proprio la Scuola, anche
con le sue inevitabili contraddizioni. Non c’è alternativa e questo i
Governanti di questo Paese lo devono sapere.
Perché bisogna ridare ai professori
credibilità sociale che passa anche attraverso il riconoscimento
economico del loro impegno quotidiano?
La risposta la fornisce proprio Papa Francesco: “La
Scuola può essere un punto di riferimento positivo o diventarlo se al
suo interno ci sono insegnanti capaci di dare un senso alla scuola, allo
studio e alla cultura, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di
conoscenze tecniche ma puntando a costruire una relazione educativa con
ciascuno studente, che deve sentirsi accolto e amato per quello che è,
con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità. In questa direzione il
vostro compito è quanto mai necessario“.
Parole forti quelle del Santo Padre che
giungono in un momento storico in cui per l’ennesima volta, l’ennesimo
premier di questo bellissimo Paese, sta per varare l’ennesima riforma
della Scuola. Prima di farlo, però, è bene che Renzi si rechi da Papa
Francesco, anche solo per un consiglio.
Antonio Curci
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