Il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi (a destra) con l’amministratore delegato, Marco Patuano (Imagoeconomica)
Rientrare in partita su Metroweb per Telecom non sarà
semplice, ma il tempo è agli sgoccioli. In settimana dovrebbe uscire il
decreto attuativo per le agevolazioni fiscali a sostegno dello sviluppo
della banda ultralarga e il termine a disposizione degli operatori di
tlc per la prenotazione delle aree di intervento è confermato, senza
ulteriori deroghe, al 31 marzo. Così giovedì, l'incontro annuale dei
consiglieri Telecom a Venezia, sarà anticipato nella mattinata da un
consiglio formale, dove giocoforza si dovranno prendere delle decisioni.
Due le alternative. La prima andare alla “guerra” mettendo i 2
miliardi appena raccolti con il bond convertibile ad accelerare il
completamento della formula Fttc (Fiber to the cabinet) - la fibra fino
agli “armadietti” sui marciapiedi - per tutta la rete, cosa che, a detta
dei tecnici, potrebbe anche essere fattibile nel giro di sei mesi.
Oppure andare incontro alle istanze governative e condividere con il
Fondo strategico della Cdp gli investimenti necessari per procedere più
speditamente con la fibra fino all'edificio (Fttb, fiber to the
building) o addirittura fino alle abitazioni e gli uffici (Ftth, fiber
to the home). La conferma che le trattative con il F2i e il Fondo
strategico, attuali azionisti di Metroweb, sono state riprese, anche
dopo lo stop imposto dal consiglio Telecom il 19 febbraio, è arrivata
dallo stesso amministratore delegato Marco Patuano.
Il manager - in un’intervista a «Affari&Finanza» di
Repubblica - ha dichiarato testualmente: «Il tavolo di conversazione con
i due soci Fsi e F2i è aperto, abbiamo chiarito l’intenzione di
realizzare un piano industriale ambizioso che dovrà comunque ottenere il
preventivo assenso da parte di tutte le Authority».
Ma come risolvere il nodo del 51% - che per Telecom è
essenziale raggiungere - con la non disponibilità a concederlo della
controparte Cdp e l’orientamento governativo in tal senso? La soluzione è
stata trovata con il congelamento dei diritti di voto per la quota
eccedente la maggioranza. Di modo che, da una parte, Telecom non abbia a
investire in un’infrastruttura che non sarà sicura di poter
consolidare, compromettendo di fatto il suo futuro, e, dall’altra, che
la controparte pubblica possa verificare sul campo la serietà degli
impegni. Il congelamento dei diritti di voto sarebbe temporaneo, con uno
scongelamento parallelo al dispiegamento del piano di investimenti e al
completamento di tutte le garanzie regolamentari affinchè la rete in
fibra sia assolutamente “neutra” e quindi aperta a tutti i concorrenti a
parità di condizioni come lo è oggi Metroweb.
La differenza rispetto a un mese fa
è che Telecom non è più l’interlocutore unico al tavolo, perchè nel
frattempo Vodafone ha fatto dei passi formali con la letterà d’intenti
inviata a Metroweb e ai suoi azionisti ed è stato individuato in
Metroweb sviluppo, oggi sostanzialmente una scatola vuota (Metroweb
Milano in questo schema resta fuori), il veicolo per costruire
l’infrastruttura. Tant’è che la società italiana della multinazionale
inglese sta lavorando fianco a fianco con F2i e il Fondo strategico per
simulare le varie ipotesi di azionariato e quantificare le risorse
necessarie per sviluppare il piano di investimenti che, secondo gli
obiettivi, a quanto risulta vorrebbe portare negli anni la fibra in
300-500 comuni italiani. Vodafone nel sedersi al tavolo ha posto le sue
condizioni: guida pubblica e nessuna preclusione all’ingresso di altri
operatori di tlc, purchè paritetici e senza alcuno in maggioranza.
Telecom è disposta a ripensare il no al condominio? Non pare
proprio, perchè nella stessa intervista pubblicata lunedì è lo stesso
Patuano a ribadire il sentire comune del board. «Non esiste un solo caso
al mondo in cui una soluzione consortile abbia funzionato _ ha
sottolineato Patuano - Il motivo è presto detto: per realizzare il piano
ci vuole un operatore che svolga senza impedimenti un’attività
operativa articolata e complessa». «Poi - ha aggiunto - occorre un
quadro regolatorio adeguato e soci finanziatori che si facciano garanti
del rispetto delle regole». E per essere più chiari: «L’operatore che
partecipa a Metroweb deve avere nelle sue mani il controllo operativo
del progetto».
E allora? Se si vuole fare, o i
soci di Metroweb convincono Vodafone ad accettare Telecom in maggioranza
e Telecom ad accettare il condominio oppure Metroweb deve fare una
scelta tra Telecom e Vodafone.
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