GLI EX DIRIGENTI DELLA JUVE IMPUTATI
Calciopoli, il pg della Cassazione: «Prescrizione per Moggi e Giraudo»
Il procuratore: «Sussiste l’associazione a
delinquere ma il reato è prescritto». «Dal Sistema Moggi dossieraggio
contro Della Valle». In serata riunita camera di consiglio
di Redazione Online
Luciano Moggi arriva alla Cassazione per la sentenza definitiva sul caso Calciopoli (Ap/Galassi)
«Annullamento
senza rinvio per avvenuta prescrizione». Questa la richiesta del
procuratore generale di Cassazione, Gabriele Mazzotta, lunedì mattina
davanti ai giudici della terza sezione penale (riuniti in camera di
consiglio dalle 19 circa) chiamati a pronunciarsi sul processo di
Calciopoli, per Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus
che in appello nel dicembre 2013 è stato condannato a due anni e quattro mesi (sentenza
più che dimezzata rispetto a quella di primo grado
arrivata nel novembre 2011). L’accusa, quindi, per Moggi, condannato
per associazione a delinquere e frode sportiva, non ha chiesto
l’assoluzione. Ha invece chiesto l’annullamento senza rinvio per alcune
singole imputazioni di frode sportiva perché «il fatto non sussiste».
Giraudo, Pairetto, Lotito e Della Valle
Il
pg ha chiesto inoltre di dichiarare la prescrizione anche per Antonio
Giraudo, ex direttore generale bianconero, condannato a un anno e otto
mesi, sia per il reato associativo che per frode sportiva. Andrebbero
prescritti anche i processi a carico del designatore arbitrale Pierluigi
Pairetto e l’ex vicepresidente della Figc, Innocenzo Mazzini.
Verrebbero rigettati anche i ricorsi di Claudio Lotito, patron della
Lazio e Andrea e Diego Della Valle, della Fiorentina, i cui reati erano
però già stati prescritti.
La Fiorentina avrebbe dovuto denunciare
Riguardo
alla posizione dei viola Mazzotta ha precisato: «È provata l’attività
di dossieraggio» da parte del “sistema Moggi” nei confronti «della parte
avversa» al sistema stesso, e cioè proprio «dei Della Valle ritenuti
“colpevoli”» di non voler appoggiare l’elezione di Carraro al vertice
della Lega Calcio. Inoltre, in base alle accuse rivolte ai 21 imputati,
sarebbero stati alterati «gli esiti delle partite del campionato di
calcio 2004-2005». Ma i proprietari della Fiorentina (
condannati a un anno e tre mesi
in primo grado) , che secondo la difesa avrebbero cercato solo di
«normalizzare i rapporti con i vertici della Lega» proprio per
riequilibrare la situazione, hanno sbagliato: «la scelta corretta era
denunciare i soprusi» (
lo stesso Diego aveva ammesso più volte la sua ingenuità).
La difesa di Moggi
Assoluzione
piena e rigetto di tutti i ricorsi, con inammissibilità di quelli delle
parti civili, contro la decisione del giudice di appello grazie alla
quale Luciano Moggi non deve risarcimenti: è invece questa la richiesta
dei legali dell’ex direttore generale della Juventus nel corso delle
arringhe finali al processo, che hanno parlato di «errori di diritto
macroscopici» commessi dai giudici di secondo grado. «Questo processo
parte con circa cinquanta indagati, tra arbitri e assistenti, più i
vertici della Federazione. Oggi questa mega associazione a delinquere si
riduce a due arbitri e tre partite», ha detto l’avvocato Maurilio
Prioreschi. «Fatte tutte le scremature - ha aggiunto - assolti gli
arbitri e gli assistenti, Moggi avrebbe fatto tutta la frode sportiva da
solo. Si sarebbe seduto e avrebbe detto “domattina altero il risultato
della partita”». «L’inconsistenza dell’associazione a delinquere - ha
aggiunto l’altro legale di Moggi, Paolo Trofino, parlando della
questione delle schede telefoniche grazie alle quali sarebbero avvenuti
gli accordi per alterare le partite, al centro di tutto il processo - è
da non credere». L’ex direttore generale della Juventus, ha ricordato,
«ha dato una spiegazione chiara: ha comprato queste schede telefoniche
perché doveva difendersi da chi spiava le operazioni di calciomercato». I
due legali, poi, sono tornati a contestare la competenza di Napoli sul
caso. «La competenza - ha sottolineato Prioreschi - non poteva che
essere di Roma».
I processi di Napoli
L’udienza
in Cassazione relativa allo scandalo di Calciopoli era inizialmente in
programma per il 22 gennaio ma i giudici della terza sezione penale del
Palazzaccio, presieduti da Aldo Fiale, avevano optato per un rinvio a
causa della «complessità delle corpose questioni di diritto che pone
questa vicenda». I procedimenti al vaglio degli ermellini riguardano i
due processi di Napoli, il primo svolto con rito abbreviato e a carico
di Giraudo (come detto condannato a un anno e otto mesi) e degli arbitri
Tiziano Pieri, Gianluca Rocchi, Paolo Dondarini e dell’ex presidente
Aia, Tullio Lanese, assolti, e il secondo svolto con rito ordinario a
carico di Moggi, di Mazzini e di Pairetto (questi ultimi condannati a
due anni), degli ex arbitri Massimo De Santis (un anno), Paolo Bertini
e Antonio Dattilo (dieci mesi) che hanno rinunciato alla prescrizione
per vedersi riconoscere l’innocenza: sono infatti gli ultimi
“fischietti” ancora coinvolti nel processo che ha visto via via
assolvere tutti i direttori di gara chiamati in causa.
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