la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
lunedì 25 maggio 2015
e Renzi come sempre aiuta chi vuole tenerci nel pantano, deve andare via
Aldo Caffagnini
25/05/15 08:56
25/05/2015 Il dado è tratto e porta la data del 20 maggio 2015. Giorno
in cui Iren ha depositato istanza presso la Provincia di Parma per
incrementare la capacità di trattamento dell'inceneritore di Ugozzolo da
130 a 195 mila tonnellate annue, approfittando dell'aiutino del decreto
del governo. Ciò
significa che nelle intenzioni del gestore i rifiuti potranno giungere
in città da ben oltre i confini provinciali, praticamente da tutta
Italia. La
domanda presentata di fatto straccia tutti gli accordi che hanno
accompagnato la complessa gestazione del camino della discordia. Iren
fece domanda nel 2006 per un impianto con taglia doppia rispetto alle
necessità del territorio (50 mila tonnellate di residuo da raccolta dei
rifiuti urbani), progettandone uno da 130 mila tonnellate, a 4 km da
piazza Duomo. La
politica sosteneva questa scelta e l'ondivago ruolo pubblico/privato di
Amps/Enia fece il resto: in una certa misura il gestore seguì le
indicazioni del territorio, che magnificava l'inceneritore come ottava
meraviglia del mondo. A
10 anni dal piano provinciale rifiuti ci troviamo con un impianto
costato ben oltre 200 milioni di euro, che probabilmente lavora in
perdita fin dal suo avvio. Ci
troviamo con un territorio che, applicando la raccolta differenziata,
non ha nemmeno più bisogno di un impianto di trattamento a caldo perché i
rifiuti conferiti sono drasticamente diminuiti a favore dell'enorme
incremento dei materiali riciclati e di un calo importante della
produzione. Di fronte a questi numeri il gestore ha semplicemente usato la calcolatrice, sfruttando lo Sblocca Italia come grimaldello. Lo Stronca Italia è una specie di buco nero che accoglie pratiche altrimenti irricevibili. Tra
le sue pieghe la norma che consente di “ottimizzare” tutti gli impianti
di incenerimento già esistenti e attivi, in modo da saturarli e
renderli economicamente vantaggiosi per chi li gestisce. Con
tanti saluti per i territori virtuosi che si stanno impegnando, con
ottimi risultati, per una gestione dei proprio rifiuti attenta e
rispettosa della salute dei cittadini e dell'ambiente in cui vivono. Ma a Parma i patti sono/erano estremamente chiari. Sbandierati da tutti i responsabili istituzionali e aziendali. Ricordiamo
l'allora presidente della provincia Bernazzoli, l'assessore
all'ambiente Castellani, il presidente di Amps Allodi, i sindaci di
Parma Ubaldi e Vignali. Lunghe
file di parole per tranquillizzare i cittadini sulla bontà delle
intenzioni del presente e del futuro, in modo da far digerire l'amaro
boccone di un nuovo forno dopo l'esperienza estremamente negativa
dell'impianto del Cornocchio. Mai rifiuti da fuori provincia. Mai! Oggi
scopriamo che a Ugozzolo si intende bruciare perfino i pneumatici
esausti, e cdr, combustibile da rifiuti, sostanze chimiche, rifiuti
infetti, fanghi di ogni tipo e provenienza, addirittura scorie e polveri
di altri inceneritori. Pura e lucida follia. Davanti a questa trappola coscientemente allestita occorre mobilitarsi. Non stiamo parlando di camino sì, camino no, di confronto di filosofie. Stiamo per affrontare una rivoluzione. Parma candidata a diventare pattumiera d'Italia. Si era avvertito ripetutamente di questo rischio, Gcr in testa. Cassandre inascoltate. Oggi non ci sono recinti ideologici. Si tratta di scegliere da che parte stare. E
lo devono fare tutti: a cominciare dai cittadini e dalle associazioni,
per passare ai partiti, ai sindacati di categoria, ai consorzi di
prodotto, a tutte le forze economiche di Parma. Questa volta scendere in piazza significa esprimere il futuro che vogliamo. Schiavi di un camino o padroni del proprio destino? E' un referendum, su di noi.
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