[1]La
Scuola non comprende solo una dimensione esistenziale psicologica e
pedagogica, ma è il luogo che contribuisce alla scoperta dell'identità
personale degli individui, in quanto è istituzione di formazione,
educazione e cultura, che accoglie e promuove progetti di vita, nuove
idealità, percorsi esistenziali, progettuali ed ideativi, sostenendo e
promuovendo una progressiva conoscenza di sé, delle personali
predisposizioni, nelle relazioni tra pari, insegnanti e bambini. I
sistemi di appartenenza vitali e fondamentali sono anche sedi di
conflittualità, di contrasto, di contrapposizione, attraversati da
ideologie identitarie discriminatorie, simboliche e materiali, che
condizionano i percorsi di vita e le scelte identitarie ed esistenziali.
La presenza dei migranti nell'attuale società deve motivare la Scuola a
rivedere il proprio progetto storico che è chiamato a promuovere un
senso di identità, un sentire umano, individuale e soggettivo, e, al
contempo, plurimo, al fine di coniugare unità e diversità, universalità e
relatività culturale, trovando ambiti di identificazione locali,
nazionali e universali, in prospettive di pace e riconciliazione tra
sistemi identitari e culturali. La “centralità della persona” è
espressione ricorrente nel considerare i processi educativi, le
dinamiche di dialogo, le grandi domande sull'identità, i luoghi, i
processi ideativi di ideologie e approcci identitari culturali, etnici e
razziali, di
métissage, dove la Scuola è di tutti e per tutti,
tramite idee e buone pratiche di cittadinanza plurale e reciprocità,
nella legittimazione, nel riconoscimento altrui, nella connessione e nel
decentramento culturale, nello “sguardo dell'altro”, in percorsi di
incontro tra culture, generi e generazioni e forme di riconciliazione
tra identità soggettive e culturali, di ibride appartenenze. Conoscere e
riconoscere l'identità di tutti e di ciascuno, in un contesto
comunitario e sociale, significa indagare la sfera esistenziale,
cogliere la specificità, il particolare delle sensibilità profonde del
soggetto e sapere comprendere le sfide, le risorse, ma anche le fatiche,
le difficoltà, le ferite rintracciabili nelle storie di vita che
fondano l'identità, che si rispecchia vicendevolmente nello sguardo
dell'altro. L'istituzione scuola è chiamata
in primis al ruolo di
mediatore e interlocutore per avviare processi di incontro e dialogo
tra culture, da non collocare in una miope ottica di svantaggio e di
deprivazione, ma in una dimensione educativa e didattica che valorizzi
la maggiore complessità e ricchezza dei processi di formazione dei
soggetti migranti. La Scuola deve funzionare non solo da laboratorio di
riproduzione culturale e formativa, ma da centro studi di innovazione e
di mobilità sociale, che alimenti dimensioni di incontro e scambio. Nel
nostro Paese si è sviluppato un pensiero scientifico riguardante il
progetto interculturale di accoglienza e inte(g)razione degli alunni
stranieri nella scuola. Infatti negli ultimi anni si sono moltiplicate
pratiche ed esperienze relative a nuove progettualità di contesti di
accoglienza. Ma il percorso verso l'interculturalità nella scuola e nei
servizi educativi si trascina con lentezza, tra riflessioni teoriche e
programmatiche articolate e raffinate nell'individuazione di approcci
innovativi e nuove linee di azione, e una realtà concreta di
investimenti scarsi ed irrisori di localismo e delega alla buona volontà
di amministrazioni locali, di plessi scolastici e singole scuole, o,
addirittura, di pochi individui all'interno di uno stesso contesto
scolastico; realtà che rispecchiano una diffusa mentalità eccessivamente
orientata ad uno stile di cittadinanza monoculturale e che induce a
proporre solo misure compensatorie, disconoscendo ogni altra dimensione
interattiva, come il valore inestimabile dei bilinguismi e degli assetti
pluriculturali delle identità dei migranti e delle seconde generazioni.
I limiti delle pratiche educative interculturali non sono da attribuire
agli insegnanti, ma al sistema che non riconosce e non sostiene un
progetto di convivenza tra culture, religioni e lingue diverse. Le
persone nella migrazione costituiscono un'occasione di riappropriazione
di importanti e ampie riflessioni sull'identità e sulla formazione, come
questione pedagogica centrale nella Scuola, per approfondire le
specifiche complessità in una situazione di disagio, al fine di
valorizzare un progetto educativo relativo all'identità e alla
multiculturalità, nell'impianto teorico pragmatico e nella realtà
storica, per rilanciare e innovare idee e buone pratiche educative
rivolte alle nuove generazioni.
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