L’euroscettico e ultra-nazionalista Duda che conquista la presidenza
della Polonia e la Spagna che premia le proposte anti-austerity del
movimento di sinistra radicale Podemos. Questi sono i verdetti usciti
dal voto di domenica. Un risultato che alimenta i venti anti-europeisti
nei giorni in cui l’Ue si gioca il suo futuro nella partita sul debito
greco.
IntelligoNews ne ha parlato con il giornalista e scrittore
Marcello Veneziani.
Veneziani,
dalle urne spagnole e polacche sono uscite due scelte molto radicali
anche se di segno opposto. Come vanno letti i risultati di queste
elezioni?
«Io
credo che entrambi i segnali vadano in una direzione di forte critica
verso questa Europa. In Spagna assistiamo più ad una deriva alla
Tsipras, mentre in Polonia prende corpo una reazione che guarda la
modello nazionalista ungherese. Anche se da posizioni opposte, vengono
prese le distanze delle rigide politiche di austerità portate avanti in
questi anni dai burocrati di Bruxelles».
In
questi giorni è tornata alla ribalta anche la crisi greca. Il governo
di Atene ha annunciato che a giugno non saranno pagate le rate del
debito...
«Finora
i movimenti populisti hanno ottenuto grandi risultati ma non sono mai
andati al potere tranne che in Grecia e, per dire il vero, l’esecutivo
Tsipras non è che stia uscendo proprio bene da questa esperienza di
governo. Questi movimenti pongono problemi e istanze reali della
popolazione, ma oltre a dichiarare fallimento non vedo altre proposte
per superare la crisi del debito».
Ad
ogni modo notiamo un continente spaccato fra due populismi
completamente diversi. Nel sud dell’Europa si affermano movimenti
portatori di istanze e valori tradizionalmente appartenenti al mondo
della sinistra, mentre nell’Est soffia un vento ultra-nazionalista e
sovranista...
«Sì,
il populismo resta il tratto comune di tutte queste sigle, ma in alcuni
Paesi prende le dimensioni di un populismo radical come in Spagna e
Grecia. E possiamo considerare dentro questo alveo anche il Movimento
Cinque Stelle che, sui temi etici, ha posizioni praticamente identiche a
quelle della sinistra. Nell’Europa dell’Est, invece, sta montando una
sorta di nazional-populismo. Questo perché si tratta di Nazioni che
vengono da regimi totalitari, che non hanno scontato gli eccessi della
società permissiva e gli stravolgimenti del ’68. Inoltre in questi Paesi
persiste un forte legame con le identità nazionali e anche religiose».
I
movimenti populisti e nazionalisti stanno comunque squassando equilibri
bipolari tra socialisti e conservatori che, in diversi Paesi d’Europa,
sono durati decenni. Possiamo affermare che anche in Italia è in atto
questo processo?
«Ma
certo, in realtà l’Italia ha preceduto la Spagna e molti altri Paesi
con il successo ottenuto dai grillini alle politiche del 2013. Con quel
risultato siamo stati tra i primi a metterci sulla strada del tentativo
di sfasciare il bipolarismo. Un tentativo prima osteggiato dagli altri
governi e ora invece sostenuto da Renzi che, con il suo Partito della
Nazione, vorrebbe porsi al centro della scena politica lasciando tutto
intorno a lui una galassia di partiti molto più piccoli, che da soli non
potranno mai rappresentare un polo alternativo».
Salvini in realtà afferma che le regionali lo consacreranno come unica e vera alternativa a Renzi...
«Anch’io
credo che la Lega possa realizzare un risultato tale da mettersi in
posizione di vantaggio rispetto Forza Italia, sebbene Berlusconi possa
sperare nello scollamento del Pd in Liguria e Campania e quindi in una
vittoria dei suoi candidati in queste regioni. Ma il processo in corso
non nasce e non terminerà con l’egemonia di Salvini su tutto il
centro-destra».
Quindi,
secondo lei, questa fase non si concluderà con uno spostamento a destra
del voto moderato. Dunque, c’è ancora spazio per il sogno berlusconiano
di un partito Repubblicano in grado di rappresentare tutti i
conservatori?
«Il
tentativo di riunire e creare un nuovo centro-destra ora proprio non si
pone, anche perché se non emerge una forza che arrivi almeno al 20 per
cento non si può neanche pensare di individuare un polo alternativo a
Renzi. Finora solo i grillini sembrano in grado di cogliere quelle
percentuali, quindi resta valido il discorso sulla fine del bipolarismo.
In questo quadro non bipolare sicuramente Salvini continuerà a
raccogliere consensi ma credo che prima o poi si riproporrà il tema
della ricerca di una leadership in grado di raccogliere tutti i voti
alternativi alla sinistra».
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