12 giugno 2015
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si trova innaturalmente all’angolo.
In oltre diciotto mesi di governo, non
lo si era mai visto in difficoltà come è ora, e la colpa non può essergli
addebitata se non in piccolissima parte. Lo si era saputo fin dall’inizio che
la sua attività di governo non sarebbe stata una passeggiata: dalle modalità
della sua “presa del potere” fino alla maniera in cui lo ha esercitato, tutto
congiurava a mettergli contro chi era pervaso dalle antiche consuetudini, dal politically
correct, dai vecchi centri di potere…
Ed inoltre, il Presidente del Consiglio
e segretario del PD, ci ha messo del suo per disorientare la vecchia base
politica su cui lo zoccolo duro del PD poggia (essenzialmente quello
proveniente dall’area ex PDS): il battibecco quasi quotidiano con i sindacati,
un atteggiamento più assertivo verso l’Europa, una certa consuetudine con
pratiche e personaggi spregiudicati.
Il “via” alla caccia
al Renzi è stata data dalla sconfitta in Liguria, regione che è passata
da sinistra a destra dopo che il candidato alle primarie democratiche (Raffaella Paita) ha vinto con modalità sospette, tanto
che l’altro contendente (Sergio Cofferati) è
uscito dal partito appoggiando ufficialmente il candidato dell’altra sinistra.
Il “renzismo”
aveva subito la sua prima battuta d’arresto e i nemici del Presidente del
Consiglio hanno ripreso forza nel contrastarlo.
Sulla sfiducia degli
elettori pesa soprattutto lo scandalo legato alle vicende giudiziarie di “Mafia
Capitale” dove dirigenti, consiglieri comunali e assessori democratici di
Roma sono scesi a compromessi e ad affari illeciti con quel «mondo di mezzo»
legato a doppio filo a Salvatore Buzzi e all’ex
adepto dei NAR Massimo Carminati.
Il partito che ha
nel suo DNA i geni di Berlinguer e della sua «questione
morale» (più dichiarata che praticata, in realtà) è risultato impigliato in
una rete affaristico – criminale all’insaputa, pare, dei vertici e del sindaco
stesso che, adesso, fa vacillare le più solide convinzioni!
…che già in realtà
erano vacillate con le candidature di “impresentabili”, prima fra tutte
quella di Vincenzo De Luca a governatore della
Campania, ineleggibile a causa di una condanna per abuso d’ufficio. E quando il
presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi,
ha pubblicamente iscritto quel nome nella lista nera, continuamente rimandata,
è stata accusata (lei che ha solamente risposto alle istanze di un regolamento
etico) dai renziani di stretto giro, di “disfattismo” o, peggio, di agire per
vendetta personale.
La questione
dell’immigrazione, poi è un altro argomento che viene ascritto al Premier,
il quale, più che per l’esodo delle masse dei disperati in cerca di un futuro
migliore, è semmai colpevole di mancata capacità di amministrare i flussi in
modo ordinato attraverso la Penisola: non puoi pensare di lasciar scappare
masse di immigrati dai centri di accoglienza e poi lasciarli liberi di
scorrazzare da sud a nord e di farli bivaccare giorno e notte nelle stazioni
ferroviarie senza che il Paese, il cittadino comune, si senta abbandonato.
La situazione alla
Stazione centrale di Milano sta diventando insostenibile tanto che le autorità
locali vi hanno aperto presìdi sanitari – proprio nei mesi in cui l’Expo sta
entrando nel suo vivo! L’Europa, inoltre, non riesce a trovare un accordo
al suo interno per aiutare l’Italia a sollevarsi da questa situazione e il
parafulmine di questa impotenza è, ancora una volta, il Premier.
Ad agitare i sonni
recenti del Presidente del Consiglio, immaginiamo, ci sia anche il caso
Azzollini, il senatore del nuovo centrodestra accusato di associazione a
delinquere e di induzione indebita a dare o promettere utilità e per questo la
procura di Trani ne ha chiesto l’arresto. Ora: Antonio Azzollini è presidente
della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, camera su cui il Governo Renzi
si regge su una manciata di numeri, e ieri Mario
Orfini, ha dichiarato che in merito alla richiesta di arresto «si
debbano valutare le carte, ma mi pare che sia inevitabile votare a favore»!
Poi deve essere
stato richiamato all’ordine poiché nel frattempo tutto il Nuovo centrodestra si
era sollevato contro quest’impeto giustizialista del presidente del PD, dopo
che già il giorno precedente, sulla legge di riforma sulla buona scuola, il
governo era andato sotto proprio grazie alle defezioni provenienti da Area
Popolare, gruppo a cui il NCD appartiene.
Ce ne sono di
preoccupazioni per non far dormire sonni tranquilli al Presidente del Consiglio
senza accostargli anche i problemi che si stanno annuvolando sulla riforma del
Senato, il primo vero obiettivo su cui si concentrano i nemici di Renzi nel
suo partito: vorrebbero far slittare la sua approvazione a dopo l’estate.
Ascoltati i rumori provenienti dall’accampamento nemico pare che i più stretti
collaboratori del Premier abbiano convenuto di studiare un eventuale
Piano B: ovvero le elezioni anticipate.
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