ici per le scuole religiose - le ragioni dei laici
Il professore: «La Carta è chiara
Non devono pesare sullo Stato»
Salvatore Settis, archeologo ed ex direttore della Scuola Normale di Pisa:
«È la vittoria della Costituzione sull’interpretazione dei politici»
di Melania Di Giacomo
È
la vittoria della Costituzione sull’«interpretazione» che ne hanno dato
i governi. Salvatore Settis, archeologo ed ex direttore della Scuola
Normale di Pisa, ora presidente del consiglio scientifico del museo
parigino del Louvre, è tra coloro che aspettavano da quindici anni che
un giudice affermasse la natura commerciale delle scuole paritarie che
abbiano l’obiettivo di perseguire con i propri ricavi il pareggio di
bilancio. E anche se la riforma Berlinguer del 2000 diede pari dignità
alle scuole gestite da privati, è alla Carta fondamentale che si
richiama per affermare la priorità dell’istruzione statale.
Professor Settis, lei è
stato tra i firmatari nel 2013 di un appello contro i finanziamenti
alla scuola privata ispirato alla Costituzione. Ora la Cassazione dice
che le paritarie chiedono una retta, quindi utilizzano modalità
commerciali, e per questo non possono essere esenti dall’Ici. Se
l’aspettava?
«La sentenza fa scalpore perché è in
controtendenza con quello che fanno i governi, compresi quelli di
centrosinistra. La Costituzione all’articolo 33 parla di scuola pubblica
e aggiunge che enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed
istituti di educazione ma “senza oneri per lo Stato”. Invece, negli
ultimi anni non è stato così. A partire dalla legge Berlinguer, con un
governo di centrosinistra, e poi negli anni c’è stato uno smottamento
verso la scuola privata».
Lei dice “prima la scuola statale”. Ma la legge riconosce anche le scuole paritarie come pubbliche.
«Ma “senza oneri” per lo Stato non può avere un’interpretazione
diversa. Purtroppo i contributi di cui le scuole paritarie già godono e i
privilegi di natura fiscale si accompagnano a una contestuale riduzione
dei finanziamenti per la scuola pubblica. E sarebbero molto più
tollerabili se la scuola pubblica venisse salvaguardata, invece non è
così. Non dubito che la scuola privata vada difesa, ma la scuola
pubblica dovrebbe avere il primato».
La Cei dice che gli istituti paritari ricevono contributi per 520
milioni di euro, ma lo Stato risparmia sei miliardi e mezzo. Chi chiede
il sostegno alla scuola paritaria lo motiva anche col fatto che con un
milione e trecentomila studenti in più le scuole statali avrebbero un
costo molto più alto.
«La Costituzione dice che l’istruzione
è obbligatoria e gratuita. Visto che stanno facendo delle modifiche
alla Costituzione, cambino anche questo articolo... Potrei capire di più
la posizione di chi difende la scuola privata se desse la giusta
priorità alla scuola pubblica che invece viene mortificata da continui
tagli. Data la scarsità dei finanziamenti, se si rinuncia a pescare
dalla tasse, si taglia da altre parti e non vorrei che ci stessero
trascinando verso un sistema di tipo americano».
Dove però i costi di un’istruzione di qualità sono molto alti.
«Ci sono Paesi come gli Stati Uniti dove le scuole private sono più
importanti e la pubblica è un disastro. Quindi, alla scuola privata
vanno i ricchi, e non vorrei che l’Italia andasse in questa direzione.
Specie in un momento in cui stanno crescendo le disuguaglianze e le
nuove povertà di cui parla anche papa Francesco. In una situazione di
questo tipo rafforzare la scuola pubblica dovrebbe essere la prima cosa.
Poi se la scuola di carattere commerciale può essere aiutata, è
lecito».
Quindi cosa risponde a chi dice che senza finanziamenti le scuola paritarie chiuderebbero?
«Che non stanno facendo i conti con la Costituzione, la difesa dei privilegi in quanto acquisiti è piuttosto debole».
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