Sapelli: «I soldi dei prestiti europei mai arrivati ai cittadini greci»
«Rappresenterebbe un evento funesto dalle pesanti ricadute geopolitiche. Non sono mai state le ragioni economiche, quelle che hanno portato Atene nell' euro. Ma l' uscita della Grecia sarebbe un disastro economico per tutti, altro che rigore ed austerity».
«Le proposte sono ragionevoli. Ma spetta all' Italia mediare, specie perché dispone della competenza e del buon senso del ministro Gentiloni. Draghi fa quello che può per arginare il furore tedesco, ma in assenza di volontà politica può incidere poco».
Bruxelles chiede a Tsipras maggiore rigore, ma il leader greco ne chiede un allentamento.
«I greci sono stati più che rigorosi, nel rispettare le condizioni poste dalla Troika. Il risultato è nei numeri: il Pil è crollato del 25 per cento.
Non c' è bisogno di aggiungere altro, mi pare».
«È proprio così. E all' origine dique sto scempio ci sono le regole entro le quali deve muoversi la Bce. I crediti possono essere concessi agli Stati soltanto attraverso le banche, con la conseguenza che a famiglie ed imprese non arriva un euro. Ne gli Usa vige tutt' altro meccanismo, detto in gergo "helycopter money". Per usare una metafora, si lanciano denari da un elicottero, che arrivano direttamente a imprese e famiglie. Obama, in questo senso, ha aumentato i salari. Noi, invece continuiamo a tagliare. Ci scaviamo la fossa da soli, in nome di regole fallimentari».
«Qualcuno pensa che se la Grecia facesse default non accadrebbe nulla. Niente di più falso. Forse ci si dimentica che i debiti oggi sono tutti collateralizzati e si appoggiano sui derivati. Per dirla in altri termini molto schietti, il debito greco è all' attivo delle banche di tutti i Paesi: un' accozzaglia di asset tossici che possono mettere in ginocchio il sistema bancario internazionale. Ormai il Pil conta poco o niente. Se la Grecia fa crac, non c' è scampo per nessuno. L' ansietà manifestata dalle Borse in questi giorni è la sirena d' allarme».
«La Germania e i Paesi baltici, forti della loro prevalenza economica, vogliono imporre ai Paesi più deboli uno stato di sudditanza. Anche se le ricette ammannite ad Atene hanno fatto scendere il Pil greco del 25 per cento, pretendono di avere ragione a dispetto delle conseguenze. Dicono di appellarsi al liberalismo, ma ne tradiscono i cardini basilari. La parola "debito" in tedesco vuol dire "colpa". Piuttosto che deflettere dall' ortodossia finanziaria, i tedeschi preferiscono darsi la morte nel bunker. Come Hitler».
«Il nodo è squisitamente politico. Occorre mettere da parte il libro mastro, e cominciare a ragionare sul valore strategico della Grecia per l' Occidente e per l' Europa. Se il Paese è entrato nell' Eurozona, ciò è accaduto in nome di questioni extra -economiche. Si è trattato di un innesto forzoso, messo in atto già a partire dal 1950 con l' ingresso della Grecia nella Nato, al culmine della guerra civile comunista titina. Un' opera di assimilazione malriuscita che l' entrata nell' euro non ha fatto altro che amplificare».
«I russi vogliono da tempo indebolire il fronte Sud della Nato. Al momento sono già in corso trattative segrete che stanno interessando greci e turchi ciprioti, da un lato, e russi e cinesi, dall' altro, per costruire una base di appoggio russa a Cipro. Fuori dall' Europa, la Grecia finirebbe per diventare un avamposto strategico per Putin. La Russia avrebbe finalmente il tanto agognato punto d' accesso nel Mediterraneo. Merkel scherza con il fuoco».
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