la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
lunedì 27 luglio 2015
l'Austerità l'hanno inventata i ricchi per succhiare sempre più risorse dai popoli
Non solo Grecia: nei Caraibi
l’economia giamaicana non se la passa troppo bene. Per questo il Fondo
Monetario Internazionale chiede di intraprendere riforme in direzione
dell’austerità fiscale, a dispetto di un contesto locale molto
particolare.
Da Kingston (Giamaica)
AUSTERITÀ IN SALSA CARAIBICA – Giamaica, la terza isola dei Caraibi
in ordine di grandezza dopo Cuba e Repubblica Dominicana, nel campo
degli investimenti internazionali continua a fare la parte del leone.
Quaggiù è il settore privato, a differenza di Cuba, a giocare un ruolo
preponderante. I finanziamenti che hanno sostenuto il Paese dagli anni
dell’indipendenza fino ad oggi non sono a fondo perduto. Finanziamenti
della Banca Mondiale supportano le attività estrattive, in gran parte controllate dalle aziende USA, che possiedono miniere di bauxite
ovunque. È la preziosa materia prima di cui il suolo giamaicano è
fornitore mondiale, che consente la produzione dell’alluminio nei Paesi
anglosassoni. Il settore del turismo all-inclusive parla invece lingua spagnola. Le catene dei vari Riu, Bahia, IberoStar e Fiesta lo testimoniano.
Fig.1 – La piscina del lussuoso Hotel Bahia. Foto dell’autore
La Cina ha costruito e gestisce, incassando lauti pedaggi, l’autostrada che collega la Costa Nord con la capitale Kingston. Eppure la parola d’ordine che circola sulle prime dei giornali locali è austerity. La
stessa che ha costretto a duri tagli del welfare sociale nell’Europa
meridionale – i famigerati PIIGS, ovvero Portogallo, Irlanda, Italia,
Grecia, Spagna. A parlare di austerità è stato il Segretario di Stato spagnolo per la cooperazione internazionale, Jesùs Gracia Aldaz,
che ha pubblicato un editoriale sul magazine giamaicano “Gleaner”
raccomandando politiche economiche simili a quelle varate in Spagna. Lo
spagnolo auspica per la Giamaica disciplina finanziaria corredata di
tagli e flessibilità sul mercato del lavoro, ricordando la cura
applicata al suo Paese, che a suo dire lo ha guarito, nonostante in
Spagna vi sia uno dei più alti tassi di disoccupazione in Europa. Perché
alla Giamaica è richiesta una terapia d’urto che porti ad un
aggiustamento fiscale? L’economia dell’isola caraibica, a differenza di
molti altri Paesi in via di sviluppo, è cresciuta molto poco negli ultimi trent’anni (in media meno dell’1% annuo secondo la Banca Mondiale),
mentre il debito pubblico è schizzato alle stelle, oltre il 140% del
PIL. Condizioni che hanno spinto il Fondo Monetario a intervenire.
COSA RIFORMARE? – Ecco i punti-chiave delle richieste fatte al Governo giamaicano rapportandoli alla realtà del Paese caraibico
1. Riduzione degli indennizzi per licenziamento senza giusta causa.
2. Aumento delle assunzioni in prova.
Tali riforme non sembrano molto calzanti con il contesto locale, dato
che la legislazione lavorativa dell’isola è ancora basata sui canoni coloniali, con un’ampia discrezionalità da parte del datore di lavoro. Il diritto di sciopero non è quasi mai esercitato dalla working class per
il semplice fatto che coloro che lo fanno vengono spesso licenziati – e
facilmente rimpiazzati, dato che il parco disoccupati qui è sempre
affollato. Parlando di assunzioni in prova, sono la consuetudine.
Considerando che il minimum wage (salario minimo) è intorno ai 40 euro in valuta locale, uno dei più bassi dei Caraibi, gli employers non si fanno scrupolo di applicarlo a tempo indeterminato.
3. Tagli sul welfare
L’istruzione è da sempre a pagamento, terminata la Primary School (scuola elementare). Il passaggio alle medie è consentito solo dopo il superamento di un esame di Stato, da sostenere presso il CXC (Caribbean Examination Council).
Il costo dei libri di testo a tal fine è proibitivo per le famiglie del
ceto basso. Un pacchetto-base che comprenda almeno Inglese, Storia,
Biologia, Educazione Civica e Fisica supera i 400 euro, per cui gli
studi di molti si fermano alla soglia della scuola media. L’accesso ai
corsi superiori è possibile solo per un 20% scarso della popolazione
studentesca. Il costo di università private, come la Northern Caribbean
di Mandeville, è superiore a quello di molte facoltà americane. Esistono
a Kingston due istituti regionali, UWI (West Indies) e U-Tech
(Tecnologia) con rette più contenute, ma l’accesso è limitato, dovendo
ospitare studenti provenienti anche da altri Caraibi anglofoni.
Fig. 2 – Bambini all’asilo. Foto dell’autore
Riguardo la salute, gli ospedali pubblici sono sovraffollati e spesso sprovvisti di attrezzature e macchinari: tranne lodevoli eccezioni, come il Bustamante (l’ospedale dei bambini a Kingston) e il comunale di Mandeville, il quadro è desolante. Proliferano laboratori e cliniche private, che durante il quadriennio di governo del Jamaica Labour Party
(2007-2011) patrocinato dal Primo ministro Bruce Golding, hanno
prevalso. Il costo di una visita specialistica parte da un minimo di 50
euro; la cifra supera anche i 300 in caso servano TAC di
approfondimento. Come negli Stati Uniti, l’accesso a un nosocomio
privato è possibile solo se supportato da un medical plan assicurativo. Lepolizze sono simili a quelle in vigore negli USA, inaccessibili per i ceti medio-bassi
POVERI LORO – Le richieste del FMI mettono a rischio anche il recente programma di aiuti del governo giamaicano,approvato poche settimane fa, che stanzia altri 75 milioni di dollari giamaicani
(circa 650.000 dollari) a sostegno dei poveri. La miseria è la piaga
più grave in Giamaica, sovente abbinata alla criminalità. Se questi
numeri saranno ridotti, entrambe rischiano di aumentare in maniera
esponenziale. La povertà è concentrata soprattutto nei distretti rurali e
nei ghetti della capitale. Serbatoi inesauribili per la manovalanza
delle gangs.
Flavio Bacchetta
Un chicco in più
Ad aprile 2014 il governo della Giamaica e quello cinese hanno
firmato l’accordo preliminare della prima fase dell’iniziativa Jamaican
Logistics Hub (JLH), che è volta a posizionare Kingston come il quarto
snodo nella catena globale della logistica, insieme a Rotterdam, Dubai e
Singapore, servendo l’intero continente americano. Il progetto, quando
sarà completo, dovrebbe aprire importanti opportunità in termini di
crescita e occupazione.
Questo articolo è un aggiornamento di quanto già pubblicato su “Il Fatto Quotidiano“.
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