Monete complementari: alternativa o utopia?
Atene,
06 lug – La Grecia da oggi dovrà gestire il risultato del referendum
che ha bocciato le politiche dell’Austerity. Tante sono le ipotesi in
campo. È ancora troppo presto per fare previsioni. Però, è necessario
fare un’analisi di lungo periodo. Oggi è imperante la dicotomia “euro si-euro no” ma è giusto chiedersi se c’è spazio per politiche monetarie alternative.
Facciamo qualche esempio. Alcuni famosi economisti sulla prestigiosa rivista “Il Ponte” suggeriscono la creazione di una “moneta
complementare” che dovrebbe creare le condizioni economiche per un
aumento del Pil e dell’occupazione (in Grecia come in Italia). Qualche giorno fa Enrico Grazzini, sulle colonne de La Repubblica ha spiegato meglio questa proposta affermando: “Il
governo greco dovrebbe emettere una quasi-moneta denominata in euro,
ovvero un titolo statale di credito fiscale, valido per pagare le tasse e
quindi universalmente accettato in Grecia come moneta. Questo titolo
fiscale funzionerebbe infatti come mezzo di pagamento, pur non essendo
moneta legale vera e propria, perché secondo il trattato di Maastricht
la moneta legale in Europa deve essere monopolio della BCE. In questo
modo, mediante i titoli fiscali, il governo di Tsipras supererebbe il
problema della scarsità di liquidità che affligge la Grecia, senza però
dovere uscire dall’euro”.
Luciano Gallino, Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Guido Ortona,
Stefano Sylos Labini e Enrico Grazzini hanno sottoscritto un manifesto
pubblicato su http://monetafiscale.it/ per applicare questa ricetta anche in Italia. I Certificati di Credito Fiscale dovrebbero
essere distribuiti gratuitamente dallo stato ai lavoratori e alle
imprese, e sarebbero pienamente convertibili in euro. La moneta fiscale
sarebbe complementare all’euro e servirebbe a scongelare la liquidità
in euro immagazzinata nelle banche e nelle grandi aziende.
Qualcuno, però, è arrivato prima di Gallino e di Sylos Labini. Si tratta del professor Vittorangelo Orati. Egli proponeva: “La creazione di Assegnati (così
poteva chiamarsi la moneta alternativa ndr) con valore di scambio
contro l’euro di 1/1, con sottostante garanzia reale rappresentata dal
patrimonio pubblico, con cui assolvere per 100 miliardi ai propri debiti
verso il settore privato, dotando di una pari somma la Cassa Depositi e
Prestiti ai fini della suddetta politica industriale”. Orati non manca di sottolineare che: “Non si tratterebbe di quasi moneta,
ben al contrario, avendo i crismi di un numerario con sottostante
garanzia reale, sarebbe l’euro semmai ad avere rispetto agli Assegnati un appeal minore.
L’assimilabilità di detti strumenti più prossima ai mezzi di pagamento
usuali tra privati è quella con le cambiali ipotecarie”.
Nessun trattato europeo vieta tali strumenti. Quindi perché non
approfittarne. A fare di questo tema una bandiera è oggi un altro
economista Alberto Micalizzi. La tesi di Micalizzi è incentrata
sull’esigenza di liberarsi dal giogo del debito. Vediamola meglio nel
dettaglio: “È necessario emettere ‘moneta speciale’ allo scopo di
finanziare la domanda pubblica di investimenti che è necessaria per far
ripartire le economie europee più deboli. Prevedendo, ad esempio, la
possibilità che i titoli pubblici possano essere utilizzati negli scambi
e negli investimenti sostituendo la moneta”. In questo contesto
assisteremmo ad una mutazione del debito pubblico che da estero
diverrebbe interno. Sul sito https://albertomicalizzi1.wordpress.com/ si
possono leggere in maniera più strutturata i dettagli della sua
proposta.
Le proposte di Micalizzi non sono fantascientifiche. Il Giappone, che
ha adottato queste misure, ha un debito pubblico doppio rispetto
all’Italia ma senza il problema dello spread. I titoli pubblici
diventano, così, una vera e propria moneta complementare che può essere
utilizzata per eseguire pagamenti di una certa entità dove non serve il
contante.
Tutte queste proposte non sono in contrasto con i Trattati europei. Forse sarebbe il caso di discuterne.
Senza bisogno di essere economisti le conclusioni sono sotto gli occhi di tutti. Il
debito pubblico pende sulle nostre vite. È un peccato originale che può
essere espiato solo con sangue e sudore da padre in figlio nei secoli
dei secoli. Viene in mente una frase di Giorgio Gaber: “Ma
con chi ce l’abbiamo questo debito? No, perché se dobbiamo questi soldi
a qualcuno che non conta, gli abbiamo tirato un pacco ed è finita lì.
Ma se li dobbiamo a qualcuno che conta prepariamoci a pagare in natura”.
Salvatore Recupero
Nessun commento:
Posta un commento