Secondo l'economista Franco Bruni la Cina
mette in pratica un accordo con l'FMI
"Svalutazione cinese. Altro che guerra delle monete, il problema,
semmai, è la FED"
Luca Gaballo
13 agosto 2015
Con un atto di inconsueta trasparenza la Banca centrale cinese ha
spiegato in conferenza stampa che non intende percorrere la strada della
svalutazione competitiva e che l'obiettivo resta la stabilità del
cambio.
I mercati sembrano persuasi e le borse asiatiche hanno
recuperato terreno nonostante il terzo giorno di svalutazione
consecutivo della moneta cinese.
Noi abbiamo intervistato il professor Franco Bruni, ordinario di
Politica Monetaria Internazionale alla Bocconi di Milano.
Professore, le sembra che siamo di fronte ad una svalutazione
competitiva in grado di scatenare una vera e propria guerra delle
monete?
A me sembra che, per ora, sia una svalutazione ancora modesta come
dimensione, comparata con le fluttuazioni che hanno avuto i cambi del
dollaro, dell'euro, della sterlina, dello yen, anche nel recente
passato.
Gli interventi della banca centrale sono da intendersi al
contrario, la banca centrale sta cercando di limitare la svalutazione e
non di accelerarla, ha ampliato l'intervallo di cambio ai limiti del
quale interviene, e questo l'ha fatto in seguito ad un accordo con il
Fondo Monetario Internazionale.
E' un passo verso la normalizzazione del
Renminbi che dovrebbe addirittura entrare nel paniere monetario del
Fondo ma per farlo deve diventare una valuta che fluttua come le altre.
Quindi a me non sembra una svalutazione competitiva, anche se in questo
momento non c'è dubbio che la Cina è in difficoltà economica e i
capitali tendono ad uscire dalla Cina quindi se lo si lascia fluttuare
il Renminbi scende, bisogna anche tener presente che la maggioranza
degli osservatori si aspettano un rialzo dei tassi americani a
settembre, o appena dopo e questo probabilmente sarà traumatico per le
valute dei paesi emergenti, compresa potenzialmente la Cina, quindi,
questo ribasso che sta avvenendo del Renminbi svuota un po' il trauma
che potrebbe esserci a settembre quando i tassi americani aumenteranno e
ci sarà un movimento di fondi verso il dollaro in uscita da Brasile,
Cina, India e così via.
Il vero disturbo alla stabilità monetaria
internazionale lo dà la grandissima incertezza della politica monetaria
americana.
Questo è il vero problema.
Il fatto cioé che non è ancora chiaro se a settembre o a ottobre la FED
inizierà veramente questa manovra di rialzo dei tassi, una svolta ancora
molto controversa in America, e che potenzialmente è in grado di
modificare profondamente il contesto internazionale.
Il problema è che gli Americani hanno completamente perso credibilità
sul piano monetario. Fanno degli annunci ma la banca centrale non ha un
chiaro obiettivo, non si sa cosa vogliano fare e continuano a perdere
credibilità, e questo crea un disordine enorme perché loro, non solo
dovrebbero essere credibili, ma dovrebbero fare una politica che tenga
conto degli equilibri globali visto che detengono la valuta di gran
lunga più importante del mondo.
Invece assistiamo a questa scena pietosa
degli Americani che criticano i Cinesi perché fanno svalutazione
competitiva quando il Fondo Monetario, che sta lì di fianco, ha fatto i
complimenti alla Cina per questo movimento.
Io trovo che anche questo
clamore che c'è stato per la svalutazione sia stato un pò eccessivo.
Certo andiamo verso un periodo in cui la Cina sarà diversa da quello che
è stata fino ad adesso perché la crescita cinese ha trovato un pò il
suo limite e il paese ha finito per imitare le politiche monetarie e
finanziarie che abbiamo fatto noi, troppa espansione, troppa moneta,
troppo credito, sopravalutazione delle borse, una bolla dei prezzi delle
abitazioni, ma questo glielo abbiamo insegnato noi.
Non è un problema
che è nato in Cina. C'è troppa liquidità nel mondo e anche in Cina sta
creando problemi.
Come spiegare allora la costernazione dei mercati, il crollo dei titoli
dell'auto e del lusso in Europa, quello delle materie prime dal rame al
petrolio, in generale lo scoramento di tutti quelli che esportano verso
la Cina?
Se si interpreta quel che è avvenuto come un segno di debolezza
dell'economia cinese è giusto preoccuparsi.
Quello che non mi sembra
opportuno è considerarlo una mossa aggressiva dei Cinesi per vendere di
più e comprare di meno. Non è così. Loro stanno cercando di
liberalizzare il cambio e farlo diventare più simile al cambio delle
monete principali del mondo.
Quando il dollaro sale o scende come è
salito e sceso negli ultimi anni non è che abbiamo accusato gli
Americani di fare chissaché. E' il risultato del fatto che le politiche
monetarie possono essere più o meno espansive. Adesso che gli Americani
prevedono una stretta la moneta si rivaluta.
Tra l'altro, dobbiamo
ricordare che questa mossa cinese sta svalutando l'euro. L'euro si
indebolisce, per una complessa serie di motivi che non è facile
spiegare, si indebolisce, si sta indebolendo. Noi finora abbiamo sempre
applaudito quando l'euro si indeboliva perché convinti che questo
avrebbe fatto bene alle nostre esportazioni.
Forse non è una posizione
del tutto corretta ma se abbiamo applaudito teniamo conto che questa
mossa cinese rende le esportazioni europee più competitive su altri
mercati che non quello cinese.
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