di Valsusa Report
Abbiamo seguito i No Tav per vedere
l’efficacia del controllo sul fortino-cantiere della Maddalena di
Chiomonte. L’occasione si verifica durante un’azione nei pressi del
cosiddetto “varco chiomonte”, come scritto sul cartello che lo annuncia.
Un varco secondario rispetto al primo, sull’autostrada e che è costato
circa un milione di euro (da una stima dei lavori effettuati in diverse
momenti, motivo dei blocchi del mercoledì a pranzo e del venerdì a
cena).

Partiamo, ci portano con loro due baldi
ultra settantenni. Il sentiero è ripido e scosceso, parte dal paese di
Chiomonte, scende prima in una valletta e poi si dirige verso il
torrente. Qui il guado delle acque torrentizie; siamo sotto al cantiere,
oltre il confine dell’ordinanza prefettizia, ordinanza che include la
possibilità per chi ha terreni confinanti alle strade di accesso, la
libera circolazione. Per questo abbiamo scelto chi di noi è valsusino e
proprietario di terreni lì e in Clarea; Siamo abbastanza tranquilli;
l’incognita sono sempre la reazione e le possibili manganellate. Si
controllano i terreni e si constata il loro stato di abbandono. Anche
con domande di accesso, sovente rifiutate, l’impossibilità di accedere
ai terreni per la manutenzione è diventata regola. Tutto incolto e
sommerso dalle erbe selvatiche, un tuffo al cuore per i due No Tav e per
il sottoscritto: vedere il proprio terreno così ridotto lascia
sgomenti. Non fa niente ritorneremo di nuovo qui, ci diciamo; il terreno
e il territorio sono nostri: è la promessa decisa sul luogo.

Si prosegue, certamente le guardie al
fortino-cantiere si sono accorte della presenza dei No Tav ma non accade
nulla. Dopo un bel po’ giungono dalla strada alcuni agenti del servizio
Digos della Questura di Torino. Impongono l’alt e il controllo dei
documenti. Dichiariamo di essere proprietari dei terreni e di essere lì
per un controllo. La risposta brusca della Digos ci annuncia una
denuncia sulla base dell’ art.650 del codice penale (violazione zona
rossa).
Accompagnati all’uscita i proprietari terrieri No Tav sono accolti dal
gruppo rimasto fuori dalla zona. “Il fortino-cantiere è meno sicuro di
quello che appare – ci dicono fuori dal cancello – quando vuoi entri da
dove vuoi, avrebbero solo da farci passare quando glielo chiediamo”.

Come osservatore vivere un’esperienza
del genere suscita differenti emozioni; la preoccupazione delle
condizioni dei terreni e l’amarezza per l’assoluta e intransigente
posizione di chi controlla il cantiere. Sembra provino una malcelata
sensazione di piacere nel poter contestare un articolo del codice penale
ad innocui cittadini. La foto ricordo dell’evento scattata con
telefonini personali servirà loro da trofeo?, come le strette di mano
scambiate tra i colleghi mentre riaccompagnano all’uscita i proprietari
terrieri?. Una vittoria, per loro; peccato che i No Tav siano rimasti a
controllare i terreni per alcune ore prima che i solerti gendarmi li
avvistassero.
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