10/08/2015
SCONTRO SULLE RIFORME COSTITUZIONALI
"Matteo farà la fine degli Usa a Saigon"
Parla Corradino Mineo (Sinistra Pd)
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Senatore Corradino Mineo, voi della minoranza Pd contro cosa vi state battendo in Senato?
«Contro una riforma fatta male, che non funzionerebbe comunque: basta
leggere gli autorevoli pareri sui ricorsi alla Consulta che ci
sarebbero. È una riforma pericolosa perché sostituisce un ruolo che deve
essere elettivo con cento nominati. È indispensabile cambiarla».
Non è dello stesso avviso Matteo Renzi.
«Siccome la logica della politica spettacolo del premier è che non si
può mai tornare indietro lui e i suoi si impegnano in operazioni confuse
e contraddittorie, qualche volta ricattatorie, per cambiare senza
cambiare».
Parla del compromesso sull’elezione dei senatori dal listino regionale?
«Non è un compromesso. Si può fare una legge costituzionale così? Le
questioni sono: nel momento in cui c’è una legge ultramaggioritaria, che
permette il premio di maggioranza anche con pochi voti, è evidente che
se il Senato esiste deve essere un contrappeso, autorevole, eletto dal
popolo. Oppure lo sciogliamo, ma mettiamo in sicurezza i contrappesi, le
istituzioni di garanzia: il presidente della Repubblica e la Corte
costituzionale. Questo è un ragionamento costituente».
E quello di Renzi comìè?
«È decostitutente! Distrugge gli equilibri costituzionali in favore di
un caos che favorirà il più forte. E il più forte non è il leader più
apprezzato dagli italiani, ma quello che riesce a convogliare su di sé
una minoranza di blocco. Un Paese non si può gestire come una società
per azioni».
Vede il rischio di una deriva autoritaria?
«Vedo il rischio, per questo modo di procedere per annunci e nel nome
del bastone e della carota, che rompiamo l’equilibrio delicato della
Costituzione del ’48. Si può anche sopprimere il Senato, ma la
Costituzione deve restare. La condizione è che il potere del premier,
enormemente accresciuto grazie alla pessima legge che è l’Italicum,
venga compensato da altri poteri. Invece, con questo modo di procedere
demagogico, noi scassiamo la Costituzione, creiamo il rischio che una
piccola minoranza possa avere cinque anni di potere incontrastato».
Qualche giorno fa diceva: Renzi dovrebbe ringraziarci per le critiche. E invece blinda la riforma.
«Perché è in difficoltà. È in calo di consensi e sa che contiamo poco
in Europa. In queste condizioni si gioca il tutto per tutto: convincere
gli italiani che tutto quello che c’è è insalvabile e che solo con
un’operazione dall’alto, da Palazzo Chigi, si può mettere rimedio a
questa ingovernabilità. È un’operazione pericolosissima».
Anche per il Pd. Vede un rischio scissione imminente?
«Qui abbiamo un premier che usa il Pd come un ufficio stampa. Che cosa
devi scindere? L’ufficio stampa è per sua natura monocratico. L’altro
problema del Pd è che ci sono molte critiche ma il grosso del vecchio Pd
non se la sente di affrontare la sfida lanciata da Renzi. Così facendo
alimenta la campagna delegittimante di Renzi stesso sui sabotatori».
Come si sta nei panni di un «vietcong» sabotatore?
«Renzi ebbe la faccia tosta di dirmi che i senatori perdono tempo per
non perdere la poltrona. Dichiarazioni del genere servono a non
affrontare la questione di merito. Lo dico a Renzi: perché non dice
chiaramente che il Presidente della Repubblica con questo complesso di
riforme finirà alla mercé di chi vince le elezioni?».
Renzi sulla riforma rischia di fare la fine degli americani a Saigon?
«Spero di no. Non è utile al Paese che ci sia una precipitazione della
crisi. Certo se lui va come un direttissimo contro un muro questo
rischio c’è. Anche se noi perdessimo la battaglia, anche se lui
riuscisse a portare a casa una pessima riforma del Senato, questo modo
di fare, questo uso del "napalm" prima o poi gli si ritorce contro».
Ant. Rap.
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