La sinistra Pd rivuole indietro la Ditta
Scritto da Stefano Rizzi
Pubblicato Domenica 09 Agosto 2015, ore 8,15
Oggi la battaglia sul Senato, ieri quelle contro la riforma
della scuola e il Jobs act. Quali sono le reali intenzioni della
minoranza? Spodestare Renzi "l'usurpatore". Parla il vietcong Fornaro:
"Lavoriamo a un'alternativa a questa guida del partito"

A
chi gli è più vicino confida di viverla male questa situazione. Sulle
barricate nessuno è mai stato comodo, ma prendersi pure battute al
vetriolo dall’alto e qualche accusa che rasenta l’insulto dal basso,
puoi mica pensare di viverla bene, anche se sei convinto fino al midollo
di essere nel giusto, anche se sei in quello che “sarà un Vietnam”.
“Vogliamo essere considerati, non derisi”. Quando parla al plurale,
Federico Fornaro lo fa per rappresentare quella sinistra
del Pd di cui si conferma, ogni giorno di più, uno tra gli esponenti più in vista e più intransigenti nel tenere la linea. Non
Pier Luigi Bersani, non
Gianni Cuperlo, non
Roberto Speranza: il primo a pronunciare l’ennesimo
niet
sulla spinosa questione della riforma del Senato è stato proprio il
parlamentare che dell’ortodossia dell’uomo di Bettola è il principale
custode, che mai è stato comunista, semmai socialdemocratico in
gioventù. Destinatario il presidente del gruppo dem a Palazzo Madama
Luigi Zanda che, dalle colonne del
Sole, aveva avanzato un’ipotesi di mediazione tra la richiesta della sinistra dem di una Camera Alta elettiva e il testo del Ddl
Boschi che stabilisce, invece, senatori nominati dalle Regioni.

“Prevedere
forme di elezione strutturalmente diretta dei consiglieri regionali,
segnalati agli elettori in un listino ah hoc ed esplicitamente candidati
a fare i senatori”, aveva spiegato Zanda nell’intervista, aggiungendo
un appello alla minoranza interna: “Il confronto e il dibattito fanno
parte della storia del centrosinistra e la discussione per noi è un
valore aggiunto", precisando però che “la battaglia si fa nel partito,
non sui provvedimenti in Parlamento”. Un chiaro riferimento ai 17
emendamenti presentati dai 29 senatori della sinistra. E da questa
costola, sempre più fonte di fitte e fastidiosi disturbi per il partito
di Renzi, la risposta non si fa attendere: “Sul tema del Senato elettivo
si scelga la via maestra e non inutili scorciatoie. Noi chiediamo che
sia previsto in Costituzione che il Senato venga eletto dai cittadini"
detta Fornaro alle agenzie, bocciando senza appello anche il tentativo
del pontiere Zanda, di ammorbidire il testo del Ddl con un listino per i
senatori-consiglieri alle regionali fatto tramite legge ordinaria.
Le Camere ormai chiuse, tutto rinviato a dopo le ferie ad un settembre
che politicamente si annuncia più caldo di quanto non lo sia questo
agosto canicolare, l’unico posto dove le correnti continuano a farsi
sentire è proprio il Pd. Venti di guerra, anzi. “Sulla elettività del
Senato non transigiamo e non si media” taglia corto il senatore che come
un panzer – e la corporatura in questo caso aiuta – respinge ogni
tentativo di ammorbidimento che da Palazzo Chigi e dal Nazareno – via
presidenza del gruppo a Palazzo Madama – possa arrivare. Tra i pali come
quando giocava sui campetti dell’Alessandrino, Fornaro, qui, non si
mente neppure i guanti. “Accumunare i 17 emendamenti sulla riforma
costituzionale presentati al

Senato
dalla minoranza Pd con la scellerata iniziativa della Lega, autrice di
oltre 500mila interventi emendativi, rappresenta un goffo tentativo di
mistificazione della realtà e una maldestra manovra per sfuggire al
merito delle questioni”. Eccola la prima risposta al calcio nei garretti
arrivato da chi – e sono in maggioranza – nel partito e nel governo
(che poi spesso coincidono) tacciano lui e la minoranza che rappresenta
come replicanti signor no.
“Il governo non dovrebbe dimenticare che le riforme sono da sempre
affidate alla dialettica parlamentare ed è sbagliato caricare di
significativi anti-governativi una naturale e costituzionalmente
corretta iniziativa dei parlamentari”. Messaggio in chiaro: non abbiamo
nessuna intenzione e non ci passa neppure per l’anticamera del cervello
di far cadere Renzi. “I 17 emendamenti della minoranza non sono contro
il governo, che in Senato abbiamo sostenuto lealmente in ogni occasione
di voto di fiducia, ma, al contrario, vogliono essere un contributo per
una riforma costituzionale che partendo dal superamento del
bicameralismo paritario, attribuisca ad un Senato (con 100 senatori)
eletto dei cittadini un ruolo definito e soprattutto utile”.

Il
non detto nelle dichiarazioni ufficiali riguarda quella che poi è la
questione nodale: come se ne esce da questo muro contro muro interno al
Pd, ma che alla fine vede proprio la minoranza trovare sponda – non
cercata e tenuta lontana finché si vuole – in quei partiti che
dall’opposizione chiedono la stessa cosa, ovvero di far votare i
cittadini per il nuovo Senato? Se Renzi lo ascoltasse, Fornaro gli
direbbe di fare come s’è fatto per l’elezione di
Sergio Mattarella
al Quirinale. L’attuale presidente non era il primo nome che il premier
avrebbe voluto al Colle, ma quando è stato eletto, Matteo ha portato a
casa il risultato. Insomma, per la minoranza dem se sul Senato Renzi e
la Boschi cambiassero rotta e aprissero alle elezioni, alla fine
porterebbero a casa più di quanto faranno sempre nel caso riescano a
incassare i voti che servono. Una visione di parte, ovviamente. È
evidente che sarebbe difficile da spiegare un repentino dietrofront,
aprendo del tutto – visto che l’apertura parziale di Zanda è stata
respinta – alle istanze della minoranza dem e delle opposizioni
parlamentari. Senza dire, poi, della lettera di
Giorgio Napolitano
in cui il presidente emerito invita a non ripartire da zero. Napolitano
che ieri è stato oggetto di una critica – garbata nei toni ma dura nei
contenuti – di un altro senatore della sinistra dem
Massimo Mucchetti che non ha affatto gradito l’intervento del predecessore di Mattarella, letto come un soccorso a Renzi.
Sulle barricate, sempre. Fino a quando? “Nel 2017 ci sarà il congresso,
noi non ce ne andiamo dal Pd che è casa nostra. Lavoriamo a
un’alternativa a questa guida del partito, a un partito che sia l’erede
dei valori dell’Ulivo” dice il vietcong Fornaro. Di elicotteri sul tetto
dell’ambasciata non se ne vedono ancora.
http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/la-sinistra-pd-rivuole-indietro-la-ditta-23058.html
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