L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 8 settembre 2015

Guerra del Capitalismo UltraFinanziario, poveretti la Cina gli ha tolto l'iniziativa e sono allo sbando completo

AMERICA: SUICIDIO MONETARIO

Ieri insieme al professor Bradford Delong in  “Storia di ammonimento sulla restrizione monetaria negli Usa” abbiamo visto come non ci sia alcuna ragione per aumentare i tassi in America oggi se non quella di dare un messaggio politico o di far finta che l’economia americana sia in gran forma.
“Il ciclo di stretta monetaria su cui la Fed ora sembra destinata a imbarcarsi giunge in un momento delicato per l’economia. Il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti potrebbe suggerire il rischio di aumento dell’inflazione, ma il rapporto occupazione-popolazione continua a segnalare un’economia in profonda emergenza. Infatti, i modelli salariali suggeriscono che questo rapporto, non il tasso di disoccupazione, è il migliore indicatore di rallentamento dell’economia – e nessuno dieci anni fa avrebbe interpretato il rapporto di oggi occupazione-popolazione come una giustificazione per la stretta monetaria.
Infatti, nemmeno la Fed sembra convinta che l’economia si trovi di fronte un imminente pericolo di surriscaldamento. L’inflazione negli Stati Uniti non è solo inferiore all’obiettivo a lungo termine della Fed; si prevede che resti così per almeno i prossimi tre anni. E il cambiamento della Fed in materia di politica monetaria arriva in un momento in cui i suoi economisti ritengono che la politica fiscale è impropriamente restrittiva.
Nel frattempo, data la fragilità – e l’interconnessione – dell’economia globale, la stretta monetaria negli Stati Uniti potrebbe avere effetti negativi all’estero (con conseguenze negative anche all’interno del Paese), soprattutto in considerazione della instabilità in Cina e del malessere economico in Europa.”   
Insieme a Machiavelli abbiamo visto che anche la storia e l’evidenza empirica suggerisce di lasciar perdere un aumento dei tassi in situazioni come quella attuale…
“Pensiamo che sia più utile per confrontare l’economia e i tassi di interesse nel periodo dal 2007 negli Stati Uniti (La grande recessione) con il periodo a partire dal 1990 in Giappone (2e più decenni perduti del Giappone), così come il periodo dopo il 1929 negli Stati Uniti ( La Grande Depressione), perché sono tutti periodi nei quai si è avuta una “recessione di bilancio” o stagnazione secolare.”  The Kessler Companies

Thanks to The Kessler Companies

Le uniche che possono trarre profitto da un aumento dei tassi sono come sempre le banche americane, in fondo la Fed non è altro che una società privata i cui azionisti sono le stesse banche d’affari americane.
Ripeto non c’è nulla che possa portare ad un aumento dei tassi in America se non l’interesse di qualcuno come abbiamo visto, questioni geopolitiche o ignoranza storica.
Le attese per un rialzo dei tassi stanno contribuendo all’instabilità globale, le economie emergenti e l’economia mondiale in genere è sull’orlo della recessione. Aumentare i tassi per far salire la forza del dollaro danneggiando anche la corporate americana, amplificando nel contempo il crollo delle materie prime?
Se diamo un’occhiata a quando è accaduto sui mercati finanziari il rialzo dei tassi c’è già stato e non si tratta certo di un rialzo dello 0,25 %. Quindi attenzione un rialzo dei tassi inizialmente sarebbe un ulteriore shock ma in sintesi un non evento. Diversamente un rinvio a dicembre creerebbe ulteriore instabilità ma allo stesso tempo un riallineamento del mercato obbligazionario al topolino partorito dalla montagna.

Nessun commento:

Posta un commento