L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 22 novembre 2015

Ahmed al-Tayeb, massimo rispetto per il Gran Imam dell'università del Cairo

Il commento. Guerra e diffidenza rischiano di radicalizzare “l’infelicità araba”

Pubblicato il 21 novembre 2015 da Andrea Di Consoli
Categorie : Esteri Politica
Periferia di Damasco
Periferia di Damasco
Quando s’invoca il cosiddetto islam moderato – e quasi sempre si usa la parola “moderato” in un’accezione puramente eurocentrica – spesso ci si immagina interlocutori astratti modellati a nostra immagine e somiglianza. Tale immaturità culturale determina un pericoloso assottigliamento del campo degli interlocutori, poiché in Occidente si pretende che gli islamici moderati siano, appunto, moderati alla maniera occidentale, e dunque laici, pluralisti, democratici e liberali. 

Anziché cercare nel mondo musulmano interlocutori con i quali instaurare un dialogo a partire da alcuni fondamentali comuni denominatori – che poi non sarebbe altro che l’ennesima declinazione del dovere etico-politico del “male minore” – non si fa altro che demolire tutti i nemici musulmani del terrorismo islamista cercando nelle loro parole, con zelo irresponsabile, aspetti poco democratici, o poco laici, o poco occidentalisti.

Questo pericoloso purismo democratico-culturale determina due effetti nefasti: da un lato un impoverimento del concetto di alterità e di “diversità”; dall’altro, una pericolosa solitudine degli islamici moderati, e dunque un rafforzamento degli estremismi.

Prendiamo il caso di Ahmed al-Tayeb, Grand Imam di al-Azhar del Cairo, la più importante università e moschea del mondo sunnita. Nei mesi scorsi è stato duramente criticato, in specie dalle destre più marcatamente “fallaciane”, per aver detto che i terroristi dell’Isis dovrebbero “essere uccisi e crocefissi”. Le critiche ad al-Tayeb erano ben motivate da un’intervista concessa alla rivista “Formiche” dal giornalista esperto di Medio Oriente Carlo Panella. Alla precisa domanda di Michele Pierri (“La condanna dell’università cairota al-Azhar alle violenze dell’Isis rappresenta uno spartiacque nel mondo islamico?”) Panella rispondeva: “No, al contrario. Non era nemmeno la prima volta che il jihadismo veniva condannato, ma il tema è un altro. Il Grand Imam del centro teologico ha detto che i jihadisti del Califfato andrebbero crocefissi e bisognerebbe tagliare loro le mani e i piedi. Parole che dimostrano come non esista affatto un islam moderato e che la sua risposta all’estremismo non è poi così diversa dai metodi da chi si dichiara di voler combattere”.

Eppure al-Tayeb è lo stesso che, all’indomani degli attentati parigini dello scorso 13 novembre, ha espresso “profonda condanna degli assurdi attacchi terroristici a Parigi a nome dell’Islam che è innocente sul terrorismo”. Una dichiarazione non di poco conto, visto che il Grand Imam del Cairo può essere considerata la massima autorità dell’Islam sunnita. Evidentemente una parte cospicua dell’intellighenzia occidentale è disposta a rinunciare ad alleati e interlocutori nel mondo islamico per la sola ragione che non sono perfettamente allineati ai nostri “valori”. Capitò ieri per Hosni Mubarak – rimpianto da tutte le diplomazie responsabili – e capita oggi per Bashar al-Assad. Pur di non “chiudere un occhio” – la politica è anche l’arte di saper chiudere un occhio – si preferisce rifiutare in blocco la mano tesa dei nemici “in loco” dei terroristi. E’ come se Churchill, anti-bolscevio di ferro, avesse rifiutato l’anti-nazismo di Stalin in ragione dei suoi “valori”, permettendo così al nazismo di rafforzarsi e di mangiarsi l’intera Europa.

Ai cosiddetti islamici moderati non possiamo chiedere di essere allineati con il nostro impianto culturale laico e liberale, né di risolvere ad horas il tema della simmetria imperfetta tra Corano e Stato o, detto in altri termini, tra Islam e democrazia. Ogni dialogo deve partire dall’accettazione tollerante e paziente delle alterità storiche e culturali e dalla condivisione di almeno un obiettivo chiaro e irrinunciabile: indebolire e isolare il terrorismo e l’estremismo ideologico islamista.

Ma se si affronta il terrorismo con la guerra militare e l’islam moderato con diffidenza e con alterigia, il rischio è di radicalizzare quella che Samir Kassin definiva “l’infelicità araba”, e dunque la solitudine di un mondo in maggioranza pacifico ma combattuto psicologicamente tra le inopportune richieste di abiurare e la tentazione di un ethos del sangue e di una oscura tradizione visionaria e palingenetica.

L’Occidente dimostri di essere responsabile fino in fondo e provi a ritrovarsi almeno su questo minimo comune denominatore strategico: riconoscere nel Grand Imam Ahmed al-Tayeb la voce più importante e autorevole del mondo musulmano.

Di Andrea Di Consoli 
 

Nessun commento:

Posta un commento