L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 1 dicembre 2015

Francesco, chi crede in Dio è un uomo di pace che vuole il Bene Comune, quelli che vogliono la guerra difendono gli interessi particolari

Papa: uniti con l'Islam contro la violenza

Il pontefice nella moschea principale di Bangui incontra la comunità musulmana della Repubblica centrafricana. 'Siamo fratelli, chi crede in Dio è uomo di pace'.

 lunedì 30 novembre 2015













Il Papa prosegue il suo viaggio in Africa.

"Diciamo no all'odio, alla vendetta, alla violenza, in particolare a quella che è perpetrata in nome di una religione o di Dio. Dio è pace, salam". Il Papa prosegue il suo viaggio in Africa. Ha iniziato la visita nella moschea principale di Bangui nel quartiere musulmano di Koundoukou nella Repubblica Centroafricana. "Tra cristiani e musulmani siamo fratelli dobbiamo dunque considerarci come tali, comportarci come tali. Sappiamo bene che gli ultimi avvenimenti e le violenze che hanno scosso il vostro Paese non erano fondati su motivi propriamente religiosi. Chi dice di credere in Dio dev'essere anche un uomo o una donna di pace". "Cristiani, musulmani e membri delle religioni tradizionali - ha aggiunto - hanno vissuto pacificamente insieme per molti anni. Dobbiamo dunque rimanere uniti perché cessi ogni azione che, da una parte e dall'altra, sfigura il Volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune"."Restiamo uniti perché cessi ogni azione che da una parte o dall'altra sfigura il volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune".
Tra cristiani e musulmani siamo fratelli e dobbiamo comportarci come tali.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 30 Novembre 2015

L'omaggio. Il Papa incontrando la Comunità musulmana nella moschea centrale di Koudoukou, a circa quattro chilometri da Bangui, ha tributato un forte omaggio al ruolo svolto dai musulmani in Centrafrica per la riconciliazione e contro l'odio interetnico. E al ruolo svolto in questo senso da tutte le religioni e confessioni presenti nel Paese. Un omaggio analogo aveva tributato ieri nella visita alla Facoltà teologica evangelica (Fateb), ma oggi le parole agli islamici suonano ancora più significative, data la connotazione sedicente islamica dei seleka e sedicente cristiana degli antibalaka che ha fatto piombare il Centrafica nella violenza e lo ha portato sull'orlo del genocidio. L'omaggio del Papa è ai leader religiosi e alla Piattaforma per la riconciliazione del Centrafrica guidata dall'imam Oumar Kobine Layama, dal presidente degli evangelici, pastore Nicolas Guerekoyame Gbangou e dall'arcivescovo cattolico Dieudonne Nzapalainga. 

Con i 5 imam. Bergoglio è stato accompagnato da cinque imam sul podio ai margini dell'area riservata alla preghiera. In questi "tempi drammatici", ha detto, "i responsabili religiosi cristiani e musulmani hanno voluto issarsi all'altezza delle sfide del momento" perché "hanno giocato un ruolo importante per ristabilire l'armonia e la fraternità tra tutti: vorrei assicurare loro la mia gratitudine e la mia stima". Il Papa ricorda anche "i tanti gesti di solidarietà che cristiani e musulmani hanno avuto nei riguardi di loro compatrioti di un'altra confessione religiosa, accogliendoli e difendendoli nel corso di questa ultima crisi, nel vostro Paese, ma anche in altre parti del mondo". Non c'è solo odio. Il Paese si avvia ad elezioni e "non si può che auspicare che le prossime consultazioni nazionali diano dei responsabili che sappiano unire i centrafricani, e diventino così simboli dell'unità della nazione piuttosto che i rappresentanti di una fazione", considera il pontefice. "Vi incoraggio vivamente a fare del vostro Paese una casa accogliente per tutti suoi figli, senza distinzione di etnia, di appartenenza politica o di confessione religiosa". Così questo Paese "nel cuore dell'Africa", da quasi tre anni in guerra civile, "potrà dare un impulso a tutto il continente, grazie alla collaborazione di tutti i suoi figli". E "aiutare a spegnere i focolai di tensione che vi sono presenti e che impediscono agli africani di beneficiare di quello sviluppo che meritano e al quale hanno diritto", ha concluso Francesco nella moschea: "Vi invito a pregare e a lavorare per la riconciliazione, la fraternità e la solidarietà tra tutti, senza dimenticare le persone che più hanno sofferto per questi avvenimenti".
La S.Messa. L'altra tappa è allo stadio Barthelemy Boganda di Bangui, dove celebra la messe nella ricorrenza liturgica di Sant'Andrea Apostolo. Una folla oceanica lo attende. Il Pontefice ha compiuto un giro nel complesso sportivo a bordo della papamobile e ha salutato i fedeli. 


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