L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 3 dicembre 2015

Franco Cardini, la Nato è un'organizzazione aggressiva

Montenegro, Cardini: “La Nato sta costruendo la sua linea preventiva..."
02 dicembre 2015 ore 14:35, LuciaBigozzi

“La Nato sta cercando un nuovo nemico nell’asse russo-siro-iraniano-iracheno e non ha alcuna intenzione di combattere l’Is. Se fossi Putin, farei esattamente quello che sta facendo”. E’ un passaggio-chiave dell’analisi dello storico Franco Cardini nella conversazione con Intelligonews che parte dall’apertura della Nato al Montenegro, ma inevitabilmente si allarga allo scacchiere mediorientale tra Libia, Siria, Iraq e Iran. 
Come valuta la decisione della Nato di aprire l’alleanza al Montenegro?

«La Nato sta cercando di allargare la sua influenza nel Mediterraneo e i Balcani sono importanti perché sono un’area euro-orientale verso la quale l’Alleanza atlantica sta spostando la sua attenzione per un eventuale confronto, non necessariamente militare, anche se la Nato è un’organizzazione militare e ha una connotazione offensiva e del resto, l’aspetto militare è strettamente connesso con quello politico. L’obiettivo, dopo i fatti della Georgia (2008) e dell’Ucraina, è ante-murale nei confronti della Russia. Da questo punto di vista, la Nato sta delineando una sorta di nuovo sistema di alleanze».

Siamo alla vigilia della terza guerra mondiale?

«Siamo ancora a livelli da Risiko. Per il momento la Nato sta costruendo una linea preventiva; è come se stesse cercando un nuovo avversario nell’asse russo-siro-iraniano-iracheno (per gli errori degli Usa che hanno cacciato Saddam Hussein, l’Iraq ha fatto la scelta filo-iraniana)».

Se lei fosse Putin cosa farebbe oggi?

«Farei esattamente quello che sta facendo Putin oggi. Capirei che la Nato non è un’organizzazione difensiva ma aggressiva come ha già dimostrato ed è ormai chiaro che la Nato non ha alcuna intenzione di combattere effettivamente l’Is, perché lo Stato Islamico è una proiezione del mondo occidentale e gli alleati arabo-sunniti del mondo occidentale vogliono rafforzare la potenza sunnita nell’area orientale»

Maurizio Crozza a diMartedì ha detto che a Parigi si riuniscono per il clima gli stessi Paesi che poi fanno la guerra per il petrolio. Ha ragione?

«E’ evidente. A Parigi si riuniscono governi che non hanno alcuna intenzione di ridurre le emissioni di gas, bensì vogliono che lo facciano gli altri. E’ chiaro che per il momento si sta combattendo per il petrolio, così come è palese che legate al petrolio ci sono le sorti di alcuni Paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar che sono grandi potenze perché sono grandi produttori di petrolio e perché sono in una posizione geografica in questo momento strategica, ma anche perché non vedono con piacere il nuovo contratto – con il beneplacito di Obama - per il passaggio delle linee del petrolio e del metano tra il Turkmenistan, l’Afghanistan fino al Pakistan»

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