Inps, tutte le false verità sulle pensioni
L'intervento di Michele Poerio, presidente nazionale FEDERSPeV, e Carlo Sizia del comitato direttivo nazionale FEDERSPeV
Sui mass-media, quindi presso l’opinione pubblica, circolano alcune
“informazioni” sulla previdenza che vengono contrabbandate come
“verità”, ma in realtà sono “falsità” e tuttavia riescono ad avvelenare
il clima ed alimentare l’odio sociale. Esaminiamole.
La prima: esisterebbe un “conflitto generazionale” tra chi percepisce
la pensione retributiva e chi quella contributiva. In realtà oggi in
Italia nessuno percepisce la pensione contributiva, tranne coloro che
hanno aderito, o aderiranno, alla cosiddetta “opzione donna” entro il
31/12/2015, che comporta una pensione interamente contributiva ma col
vantaggio di poter andare in pensione anticipata con 57 anni e 3 mesi di
età (se dipendenti), 58 anni e 3 mesi (se autonome) e 35 anni di
contributi. Quindi, almeno per i prossimi 20 anni, nessuno in Italia
andrà in pensione col metodo contributivo puro (assunti dal 1/01/1996 in
poi).
La seconda: Altra leggenda metropolitana è quella secondo cui i
pensionati attuali,padri e nonni,si stanno “mangiando” con le loro
pensioni i contributi dei figli e nipoti,soggetti spesso a rapporti
precari,saltuari e poco retribuiti. Falso! I pensionati di oggi non
stanno mangiandosi nulla perché le future pensioni degli attuali giovani
saranno pagate a loro volta con i contributi dei loro figli e
nipoti,secondo la logica del “sistema a ripartizione”, applicato
storicamente in quasi tutti gli stati occidentali, in base al quale le
pensioni in essere sono pagate da chi lavora oggi. Se le future pensioni
contributive saranno modeste dipenderà esclusivamente dalla precarietà e
discontinuità lavorativa e dal fatto che la rivalutazione del montante
contributivo annuale (sulla base del Pil quinquennale) ed i coefficienti
di trasformazione sono oggi mal calibrati, addirittura punitivi. E se a
ciò aggiungiamo che attualmente,almeno nel pubblico impiego,una vera
previdenza integrativa non è ancora partita,la situazione pensionistica
dei giovani è sempre più grave. Si tratta,però,di problemi squisitamente
politici che nulla hanno a che vedere con responsabilità degli attuali
pensionati,problemi che vengono spesso ulteriormente aggravati da
iniziative governative demenziali come quella di raddoppiare quasi
(dall’11,5% al 20%) la tassazione sul risultato netto maturato dai fondi
delle pensioni integrative,per cui l’Italia è l’unico paese europeo
dove si colpisce la previdenza integrativa invece di incentivarla.
La terza: il deficit di gestione annuale dell’Inps (peraltro
garantito dallo Stato ed oscillante attorno ai 10 miliardi) dipenderebbe
dalle pensioni “alte” degli attuali pensionati “d’oro”. Niente di più
falso! Il bilancio Inps è in attivo per quanto riguarda le partite
previdenziali, mentre è largamente deficitario per le prestazioni
socio-assistenziali, che rappresentano circa un terzo del bilancio e che
hanno un bassissimo apporto contributivo. Si tratta delle pensioni
sociali, di quelle di invalidità, degli ammortizzatori sociali, quali la
cassa integrazione, ecc.,che devono essere finanziate dalla fiscalità
generale. Ma come negare che proprio le pensioni attuali rappresentino
un essenziale ammortizzatore sociale “di fatto” a favore di figli e
nipoti in difficoltà?
Si imporrebbe, secondo Tito Boeri, presidente Inps,
un ricalcolo in senso contributivo, o comunque un taglio, delle pensioni
in godimento di importo medio-alto. Ipotesi non solo illegittima,
discriminatoria, incostituzionale, ingiusta, ma addirittura “folle”. In
realtà sono proprio le pensioni retributive medio-alte quelle che hanno
una migliore base di contributi (a differenza, ad esempio, delle
pensioni anticipate o di anzianità e dei vitalizi) ed è proprio questa
tipologia di pensioni che ha subito negli ultimi 8-10 anni una perdita
del potere d’acquisto del 15-20%,e negli ultimi 17 -18 anni del 35-40%,
attraverso il blocco ripetuto della perequazione, i contributi coatti
di solidarietà, il maggior carico fiscale, ecc.
In questo modo il tasso di sostituzione proprio delle pensioni
retributive in godimento è già stato retrocesso di fatto a quello
proprio delle future pensioni contributive, a parità di anni di
contribuzione, cioè attorno al 50-60%. Ma è proprio contro queste
pensioni, già calpestate, che vuole accanirsi il Presidente pro-tempore
dell’INPS! Quindi: basta falsità e giù le mani dalle tasche dei
pensionati che hanno più meritato e più pagato, in ogni senso! Anziché
perseverare con provvedimenti o proposte illegittime (rubare quote-parti
di pensione ai pensionati), per garantire un sistema di welfare degno
di un Paese civile è possibile, direi doveroso, lottare finalmente in
modo serio contro: la corruzione, l’evasione, il lavoro nero,
l’elusione, la burocrazia inefficiente ed autoreferenziale, la giustizia
lenta ed ingiusta, la scuola scollegata dal mondo del lavoro, la
politica miope, ecc.
In tal senso: buon lavoro!
Michele Poerio, Presidente Nazionale FEDERSPeV e Segretario Generale Vicario CONFEDIR
Carlo Sizia, Comitato Direttivo Nazionale FEDERSPeV
Nessun commento:
Posta un commento