Il
presidente siriano Bashar al Assad definisce “illegale” l’intervento
del Regno Unito contro le postazioni Isis in Siria: servirà solo a
diffondere il “cancro” del terrorismo. I colloqui sulla Siria
proseguiranno questo mese a New York. L’Iran tuona: il futuro di Bashar
al-Assad potrà essere deciso soltanto dal popolo siriano. Il segretario
della Nato Stoltenberg: affiancare intervento
militare, blocco dei flussi finanziari e attività politica. Renzi sui
raid in Siria: “Non inseguo le bombe degli altri”. Il governo iracheno
chiede il ritiro delle truppe turche entrate nel suo territorio nella
zona di Mosul. Isis rivendica attentato in Yemen dove ucciso il
governatore di Aden. Attesa per il discorso di Obama alla nazione
Siria. Il presidente siriano Bashar al Assad
intervistato dal Sunday Times definisce “illegale” l’intervento del
Regno Unito in Siria contro l’Isis. Servirà solo a diffondere
il “cancro” del terrorismo. I colloqui sul futuro del paese
riprenderanno a New York il prossimo 18 dicembre. Lo ha annunciato il
segretario di Stato Usa John Kerry. Al tavolo tra i membri
dell’International Syria Support Group (ISSG) anche Russia, Iran,
Turchia, Arabia Saudita.
Iran. Sulla Siria l’Iran ribadisce che il futuro di
Bashar al-Assad potrà essere deciso soltanto dal popolo siriano e
nessuno fuori dalla Siria può decidere al suo posto. È l’ayatollah Ali
Akbar Velayati, uno dei principali consiglieri della Guida suprema della
repubblica islamica, Ali Khamenei, a sottolineare come tale condizione
rappresenti “una linea rossa” per l’Iran nei negoziati sulla transizione
politica.
Regno Unito. Scotland Yard definisce “un atto di
terrorismo” l’attacco alla metro di Londra, dove sabato 5 dicembre un
giovane nero ha tentato di sgozzare un uomo inveendo contro l’intervento
militare in Siria. Intervento che è continuato: sono 8 infatti i raid
condotti tra venerdì e sabato contro le postazioni del sedicente Stato
Islamico. Si tratta del secondo round di attacchi nel paese, il primo
condotto dai caccia Typhoon arrivati giovedì alla base cipriota di
Akrotiri. Altri raid erano stati effettuati dai Tornado che hanno
colpito i giacimenti petrioliferi di Omar, nell’est del Paese.
Usa. La minaccia terroristica incombe sull’ America e
Obama annulla l’appuntamento di domenica sera al Kennedy Center e
sceglie di parlare alla nazione dallo studio ovale: prima volta in 5
anni, da quando, nel 2010, annunciò la fine delle operazioni
di combattimento americane in Iraq. Il presidente ribadirà con forza
che il terrorismo sarà sconfitto e spiegherà con quali misure si conta
di mantenere la sicurezza degli americani.
Iraq. Il governo iracheno chiede il ritiro delle
truppe turche entrate nel suo territorio nella zona di Mosul, la
roccaforte dell’Isis nel nord del paese. Le truppe di Ankara sono giunte
con almeno 20 carri armati per una missione che il premier Davutoglu ha
definito “di routine per addestrare” i combattenti locali contro il
Califfato e “proteggere la zona”.
Isis. La campagna di terrore dello Stato Islamico in Europa. Da
gennaio 2014 a dicembre 2015 l’organizzazione ha ispirato, condotto o
finanziato tentativi e attacchi in vari paesi: Regno Unito, Francia,
Belgio, Olanda, Germania, Spagna, Kosovo e Turchia. L’obiettivo. punire i
Paesi che colpiscono le postazioni dell’Isis in Siria e Iraq.
Yemen. L’Isis ha rivendicato l’attacco che ha ucciso
il governatore di Aden, nello Yemen, Gaafar Mohamed Saad e sei guardie
del corpo. Il governatore si trovava a bordo di un’auto accompagnato
dalla sua scorta nella zona di Rimbaud della città portuale. Nei
mesi scorsi le forze pro-governative appoggiate dalla coalizione a guida
saudita hanno cacciato i ribelli Houthi sciiti da Aden.
Nato. In Siria “nessuno sostiene che i bombardamenti
aerei risolveranno il problema, ma è importante usare gli
attacchi aerei per fermare l’avanzata dell’Is. Dopodiché
all’intervento militare e al blocco dei flussi finanziari va affiancata
l’attività politica” ha detto il segretario generale della Nato
Stoltenberg. “L’ obiettivo della coalizione e della Nato è di rafforzare
le risorse militari locali. Non è facile ma è l’unica alternativa”.
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