BLOOMBERG LANCIA L'ALLARME ''BANCHE ITALIANE'': ''HANNO IN PANCIA 200 MILIARDI DI CREDITI MARCI. E' TERRORIZZANTE'' (ADDIO)
venerdì 11 dicembre 2015
NEW
YORK - Il monte dei crediti deteriorati detenuti dalle banche italiane
e' calato a ottobre di un miliardo di euro, dopo essere cresciuto
ininterrottamente per tre anni nel corso della crisi economica che ha
attanagliato il paese, ma questa non è affatto una buona notizia.
Si tratta solo di un maquillage contabile che non deve trarre in inganno.
Il calo, infatti, è dovuto alla cessione di portafogli di crediti
"marci" da parte dei creditori, e cioè del sistema bancario nazionale,
piu' che a una vera e propria svolta del settore. Che non c'è e non è
prevista.
Ad oggi le sofferenze ammontano a circa 200 miliardi di euro (199
miliardi stando agli ultimi dati di Bankitalia), e rappresentano circa
il 18 per cento del credito corporate complessivo emesso dalle banche
italiane. Una cifra in assoluto gigantesca e agghiacciante dal punto di
vista del rapporto percentuale col credito concesso al mercato dalle
banche italiane.
Mark Gilbert, giornalista economico di lungo corso, affronta il tema
delle sofferenze bancarie italiane con un editoriale di rilievo su
"Bloomberg", editoriale che rappresenta il parere della testata, come
tale giudizio condiviso dall'editore.
"L'Italia - scrive Gilbert - si e' trascinata faticosamente fuori
dalla recessione e nel terzo trimestre di quest'anno ha conseguito una
crescita del pil dello 0,8 per cento, ma si tratta comunque di un tasso
di crescita dimezzato rispetto a quello dell'eurozona nel suo
complesso".
"Se il governo italiano non trovera' una cura efficace per le
sofferenze bancarie - prosegue Gilbert - che agiscono da palla al piede
alla cinghia di trasmissione del credito l'economia del Belpaese
continuera' a far peggio di quelle dei suoi vicini".
"Il monte dei crediti bancari italiani in sofferenza - si legge - e'
ancor piu' terrorizzante quando lo si guarda in prospettiva all'output
economico trimestrale: le sofferenze ammontano a 200 miliardi, grosso
modo meta' di quanto l'economia italiana produce nell'arco di tre mesi".
Parole che assomigliano a sassate tirate addosso al sistema bancario
italiano.
"Il problema - sottolinea poi l'editorialista di Bloomberg - vero è
che non è solo italiano: se le banche dei paesi dell'eurozona sono
appesantite dalle sofferenze, i tentativi della Banca centrale europea
di stimolare la crescita e i prezzi al consumo tramite il quantitative
easing sono inevitabilmente destinati al fallimento". Fallimento che per
altro è già realtà, basti pensare che nè la deflazione è stata battuta,
nè il valore di cambio dell'euro è disceso a livelli accettabili.
L'articolo di Bloomberg sottolinea, quindi, che la crisi bancaria
riguarda tutta l'area dell'euro, ma in Italia il buco nei conti delle
banche ha dimensioni spaventose. E non esistono soluzioni praticabili
diverse dal bail in. Se le banche italiane non riceveranno capitali
freschi per 200 miliardi di euro, questi crediti "marci" che più prima
che poi dovranno essere contabilizzati come perdite, e certamente non
potrà non accadere nel prossimo anno, causeranno un bail in a catena
della maggior parte degli istituti di credito del Paese.
Avendo recepito - ovvero accettato e sottoscritto - le norme sul bail
in, le banche italiane di fronte all'obbligo di coprire perdite col
proprio capitale, si troveranno nella condizione di non poterci riuscire
per mancanza di fondi. Non è vero, infatti, che le banche italiane
abbiano accantonato 200 miliardi di euro per far fronte a questa
tremenda emergenza. Al massimo, gli accantonamenti possono coprire il
20%. La differenza dovrà essere messa dal "mercato" oppure andando a
prenderla - appunto - col bail in nelle tasche dei correntisti.
Redazione Milano
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