L’intervista
Responsabilità civile dei magistrati: legge necessaria o rischiosa? Risponde Giovanni Grasso, consigliere del TAR Campania
«Il problema sta nel fatto che, per esempio, il giudizio di
colpa è stato esteso al travisamento del fatto o delle prove. Ora qui si
annida un evidente pericolo, che dipende da come la norma sarà, in
concreto, applicata ed interpretata»
Sì definitivo dell’Aula della Camera al disegno di legge sulla
responsabilità civile dei magistrati. Il testo è stato approvato con
265 sì, 51 no e 63 astenuti. Il dott.
Giovanni Grasso, Consigliere del TAR Campania, ci spiega la sua posizione in merito.
«Io non ho, sul tema, né un opinione pregiudizialmente critica, né
totalmente favorevole. Come sempre accade, il problema non consiste nel
prevedere una forma di responsabilizzazione o non prevederla affatto ma,
piuttosto, nel garantire un difficile equilibrio tra diverse esigenze.
Da un lato, il diritto del cittadino di rivalersi nei confronti
dell’amministrazione della giustizia quando subisce un torto;
dall’altro, garantire, con la serenità di giudizio e di operato del
singolo giudice, il valore fondamentale dell’indipendenza della
magistratura nel complesso, fondamentale baluardo per la tutela di tutti
i cittadini. Occorre, quindi, assicurare ad essa un
filtro protettivo
contro eccessi ed abusi: se questo dovesse mancare, potrebbe accadere
che i magistrati, per una sorta di quieto vivere, prendano a dispensare
una “giustizia difensiva”, poco coraggiosa e timorosa di tutelare
proprio i cittadini più deboli e meritevoli».
La legge, soprattutto a livello mediatico, è stata introdotta
dal nostro Governo come una necessità imposta dalla Comunità Europea,
ma è davvero così e come funziona negli altri ordinamenti?
«Ecco, questo genere di valutazioni, del tutto errato, è proprio di
quelli che
finisce per orientare in modo poco serio il dibattito sul
tema. Innanzitutto, è falso che nel contesto europeo la regola sia
quella appena introdotta: a parte il caso della Gran Bretagna, per
esempio (che, come del resto accade negli Stati Uniti, assicurano, in
forza di una risalente e mai discussa tradizione, una immunità assoluta
alla magistratura) si può ricordare il caso dell’Olanda (in cui esiste
la responsabilità dello Stato per gli errori giudiziari, ma senza
ricaduta sul singolo magistrato, o della Francia, in cui la
responsabilità è limitata al caso, obiettivamente grave, del dolo. La
verità è che il dibattito che ha preceduto le recenti modifiche
normative si è basato su una vicenda - quella che ha coinvolto la Corte
di giustizia europa nella affermazione della responsabilità degli Stati
per la violazione, anche da parte dei giudici, del diritto euro comune -
che
non ha nulla a che fare con la responsabilità civile dei
magistrati: la quale resta, come ho detto, una ipotesi possibile. Lo
ribadisco: ogni Paese ha la sua civiltà giuridica e nel nostro la regola
della responsabilità civile indiretta del magistrato era già
codificata. Si è voluto renderla più incisiva: non si deve essere ostili
per principio alle modifiche introdotte, ma il timore di esiti
indesiderati non può essere, allo stato, fugato. Lo ripeto:
il rischio
più grave è quello di condizionare, per paura di ritorsioni, la libertà
dei giudici di decidere sempre secondo scienza e coscienza, di indurre,
per quieto vivere, una mentalità conformista e “burocratica”.
La norma fa un riferimento preciso a “dolo” e “colpa grave”, cosa ne pensa in merito?
«Sul criterio di imputazione, dolo e colpa grave appunto, io sono
totalmente d’accordo: la formula è quella comune, che si applica a tutti
i pubblici funzionari. Del resto esisteva già nella formulazione della
legge precedente, sotto questo profilo non cambia nulla. Il problema sta
nel fatto che, per esempio,
il giudizio di colpa è stato esteso al
travisamento del fatto o delle prove. Ora qui si annida un evidente
pericolo, che dipende da come la norma sarà, in concreto, applicata ed
interpretata. Cosa significa, infatti,
travisamento del fatto? Se si
tratta di un obiettivo ed evidente “abbaglio” nella percezione dei fatti
rilevanti per la decisione assunta, allora il criterio appare, tutto
sommato, ragionevole: ma allora si tratta dello stesso criterio già
presente nella precedente normativa. Se non è così, allora i
l rischio è
di ritenere gravemente colposo qualunque errore commesso
nell’apprezzamento dei fatti, che è semplicemente assurdo oltreché assai
pericoloso. Insomma: il principio è giusto, la sua riscrittura lascia
adito a qualche timore. Nello stesso senso si potevano
creare dei
“filtri”, magari diversi da quello preesistente, che garantissero il
singolo da iniziative giudiziarie avventate, per impedire, insomma, che
ogni processo “finito male” stimoli l’attivazione di un “processo al
processo”, con ulteriore intasamento delle aule di giustizia, che non ne
hanno affatto bisogno.
Nel quadro della nuova legge l’elemento più debole è forse
proprio la soppressione del filtro, ossia niente più controlli
preliminari di ammissibilità della domanda di risarcimento contro lo
Stato...
«Appunto. Anche qui ci sono pro e contro. Si dice che il “vecchio”
filtro aveva finito per creare alla magistratura una rete protettiva
troppo resistente. Però legittimare l’azione in giudizio, sia pure
indiretta, ma con l’obbligo della rivalsa, rischia di legittimare
iniziative “senza rete”. Un buon modo, per esempio, per “delegittimare”
qualche magistrato scomodo o coraggioso. Si sarebbe potuto fare
diversamente, per esempio eliminando l’automatismo della rivalsa. O
magari strutturando, come avviene, del resto, per tutti i pubblici
dipendenti, la responsabilità in termini di danno erariale, affidando il
relativo giudizio alla Corte dei Conti, dotata di opportuni poteri
riduttivi.
Da quanto dice, molto si gioca sull’interpretazione del
diritto che, superata la questione del macroscopico abbaglio, diventa
pericolosa, facciamo un esempio pratico...
«È semplice: per un magistrato la garanzia di decidere liberamente
secondo coscienza è fondamentale. E neppure bisogna vincolare la libertà
di interpretare o reinterpretare le norme, favorendo letture
“conservative”. Una cosa è creare regole immaginarie o creare
interpretazioni “eversive”, altra cosa è non acquietarsi dell’esistente,
proporre interpretazioni evolutive. Se così non fosse, neppure
potrebbero emergere “nuovi diritti” nella vita di relazione, all’interno
della famiglia o dei modelli familiari in rapida trasformazione, a
salvaguardia dei soggetti più deboli.
Ponendosi invece nell’ottica del privato cittadino, lei non
crede che come può sbagliare un medico, o qualunque altro
professionista, possa sbagliare anche un giudice e quindi sia legittimo
potersi rivalere?
«Ma certo.
Il giudice va sicuramente sanzionato quando è scorretto,
negligente, quando non sia e non appaia imparziale, quando leda, con i
suoi atteggiamenti, il prestigio e l’autonomia della magistratura o,
naturalmente, quando commetta addirittura reati. Che
debba anche pagare
per i suoi errori, quando questi siano dovuti ad una colpa grave, è
altrettanto giusto.
Sono i modi, le forme, i limiti di una
responsabilità non “filtrata” ad essere pericolosi. Ma, certo, molto
dipenderà, come sempre, dal modo con cui le nuove regole verranno
interpretate ed applicate.
Io non sono, l’ho detto in premessa, pregiudizialmente contrario alla
responsabilità civile dei magistrati. E’ giusto che, nel limite della
colpa grave o del dolo, il magistrato risponda come qualunque altro
cittadino, come un qualunque dipendente pubblico; il principio che debba
rispondere degli errori gravi è un principio sacrosanto. Esprimo solo
il timore che, soprattutto in determinati contesti, la tutela del
cittadino danneggiato - che può ottenere il risarcimento dei danni dallo
Stato - finisca, in presenza di
regole non ben calibrate ed
equilibrate, per sortire effetti indesiderati.
Lei come magistrato intende cautelarsi?
«Molti colleghi, che non lo hanno già fatto,
si assicureranno. È
fisiologico e giusto. Personalmente, non ci ho ancora pensato, ma tutto
sommato penso che non lo farò. Conservando serenità di giudizio e
libertà decisionale, confido, in fondo, che gli errori, che come tutti
posso commettere, saranno sempre in buona fede e senza colpa. In fin dei
conti, a fronte delle molte polemiche, non è inopportuno un segnale di
fiducia».
La ringrazio per il prezioso contributo.
«Grazie a lei».
http://www.orticalab.it/Responsabilita-civile-dei