10 aprile 2015 POLITICA
Come siamo arrivati alla crisi economica globale ? Come siamo
arrivati a perdere potere d'acquisto ? Come siamo arrivati ad essere
spremuti come limoni da Stati europei che hanno, conseguentemente,
ridotto drasticamente il welfare, i servizi pubblici e privatizzato
indiscrimente? Come siamo arrivati, dunque, a
perdere la nostra
sovranità nazionale in favore di un'economia globalizzata, governata da
lobby, multinazionali e sistema bancario ? Alain De Benoist, scrittore,
filosofo ed intellettuale francese dei nostri giorni ce lo spiega in un
bellissimo ed agile saggio che andrebbe letto da ogni cittadino e da
ogni personalità politica intellettualmente onesta, pubblicato in Italia
da Arianna Editrice con introduzione di Eduardo Zarelli e dal
significativo titolo: “La fine della sovranità – Come la dittatura del
denaro toglie potere ai popoli”.
De Benoist ci spiega che la fine del mondo è avvenuta. Pressoché
senza che ce ne rendessimo conto, spalmata su più decenni. Nel “vecchio
mondo” i bambini sapevano leggere e scrivere, venivano ammirati gli eroi
e non le vittime, la politica non era ancora al servizio dell'economia e
vi erano frontiere che garantivano ai popoli di vivere tranquillamente,
all'interno di una società che conoscevano.
Il “nuovo mondo”,
diversamente, ha spazzato via tutto.
E' diventato liquido, in nome
dell'ideologia del danaro, del capitalismo, del libero-scambismo,
dell'ideologia del desiderio – ovvero dell'egoismo - e, nei fatti, ha
reso schiavi i popoli e li ha omologati. Un mondo osannato
sia da quella
che De Benoist definisce
la “destra finanziaria” che dal
la “sinistra
multiculturale”, che si regge su quella che è definita
la governance,
ovvero una sorta di cesarismo finanziario
che governa i popoli tenendoli
in disparte rispetto a qualsiasi decisione democratica e civile.
E' così che, l'Europa, sotto la spinta delle politiche di
austerità,
sta scivolando nella
recessione, con un costante aumento della
disoccupazione e l'altrettanto costante
smantellamento dei servizi
pubblici ed il conseguente
crollo del potere d'acquisto delle persone,
che, sempre più, stanno
scivolando nella povertà. Alain De Benoist,
profondo critico del capitalismo, spiega nel suo saggio come un tempo
l'internazionalizzazione degli scambi commerciali non ha mai implicato
l'integrazione delle diverse comunità umane in un'unica società di
mercato. Le merci potevano circolare liberamente, ma ciò non ha mai
impedito ai singoli Stati di esistere.
Attualmente, invece, assistiamo sia all'
esportazione di capitali
attraverso investimenti all'estero, sia al fenomeno della
delocalizzazione delle imprese, che
sfruttano manodopera a basso costo
in Paesi ove è più conveniente reperirla - o che magari hanno
legislazioni meno restrittive in materia ambientale - , causando
pertanto disoccupazione ove la manodopera è ritenuta più costosa e danni
all'ambiente e all'ecosistema. Il capitalismo speculativo e
finanziario, dunque, ha preso il posto del capitalismo industriale e di
mercato e pertanto, siamo completamente
sottomessi alla logica del
profitto e
l'economia, di fatto,
governa sulla politica e sui cittadini.
La globalizzazione o, come la definisce De Benoist, la
mondializzazione, volendo integrare il mercato locale in un grande
mercato planetario, ha soppresso ogni misura protezionistica,
a tutto
svantaggio, peraltro,
delle colture e dei prodotti tipici locali,
impoverendone i produttori e costringendoli a chiudere le loro imprese.
La globalizzazione, dunque, il cui processo è diventato inarrestabile
nel corso degli Anni '80 e '90, non consiste più tanto in scambi
commerciali, quanto piuttosto nella circolazione mondiale dei capitali.
Il reddito finanziario diventa così ben più importante rispetto alla
funzione produttiva e così
i mercati si distaccano totalmente dalla
produzione reale di beni e servizi e, come spiega ottimamente De
Benoist, l'impennata dei dividendi degli azionisti in borsa impone che i
salari dei lavoratori diminuiscano, pur in presenza di un'elevata
produttività del lavoro! I veri perdenti della globalizzazione, dunque,
sono i cittadini. Sino a qualche decennio fa la politica degli Stati si
fondava su tre pilastri: sovranità economica, sovranità militare e
sovranità culturale. Oggi non è decisamente più così.
E' così che i sostenitori della globalizzazione e del capitalismo
hanno trovato il sistema per
porre gli Stati al loro servizio attraverso
l'indebitamento dei medesimi con il sistema bancario privato e, a loro
volta,
gli Stati si sono messi al servizio dei mercati finanziari e
delle agenzie di valutazione, al fine di rendersi più “appetibili” nei
confronti degli investitori privati. E' così che la gran parte degli
Stati europei, dagli Anni '90, ha iniziato un'attività di
privatizzazione selvaggia, indiscriminata e spesso di
svendita e di
regalìa. I politici che alle privatizzazioni si opponevano, del resto -
come Bettino Craxi in Italia - sappiamo bene come sono stati liquidati
(sic !).
I mercati, poi,
sono stati ulteriormente
deregolamentati ed il
welfare state è stato ridotto all'osso, così come sono stati ridotti
all'osso i bilanci di scuola, ricerca e santità e la legislazione sul
lavoro è stata resa sempre più flessibile, ad uso e consumo del capitale
e dell'oligarchia finanziaria.
La scuola, come scrive De Benoist nel suo saggio,
è stata trasformata
– da luogo di cultura e formazione –
in luogo di prestazione di servizi
e anticamera del lavoro. Conseguentemente gli Stati hanno iniziato a
rinunciare alla loro
sovranità giuridica affidandosi ad organismi
internazionali; alla loro
sovranità finanziaria affidandosi, come già
detto, alle banche private ed infine hanno riununciato alla loro
sovranità di bilancio affidandosi alla Commissione europea, oggi Unione
europea. L'unico ambito nel quale gli Stati non hanno ceduto sovranità
e, anzi, hanno investito, è la cosiddetta “lotta al terrorismo” (sic !).
Diversamente da quanto sostenuto dai neo-liberali e dai capitalisti,
l'arricchimento da parte di tutti i Paesi,
la riduzione delle
ineguaglianze e l'arricchimento di tutte le economie non c'è stato.
Anzi.
La povertà, l'ineguaglianza e l'esclusione sociale è aumentata a
dismisura e oggi il 10% delle persone controlla controlla l'85% delle
ricchezze mondiali ! L'esperienza dimostra, infatti, che è un'elevata
protezione sociale e non politiche di austerità che favoriscono
l'espansione economica. Ovvero l'esatto opposto di quanto sta avvenendo
ora nella quasi totalità degli Stati d'Europa. Venendo alla questione
del debito pubblico, Alain De Benoist dedica un'intero capitolo alla
questione. Innanzitutto ci spiega a chi dobbiamo
pagare questo debito,
ovvero alle banche private, alle assicurazioni,
ai mercati finanziari ed
ai fondi pensionistici. Gli istituti finanziari, poi, a loro volta,
scambiano il debito che hanno “acquistato” in prodotti finanziari per
poter
speculare a loro volta sui mercati.
Il debito di ogni Stato europeo è, pertanto, in mano ad azionisti
privati stranieri ! Come se non bastasse
gli Stati europei,
fra il 2008
ed il 2009, hanno malauguratamente deciso di salvare le banche dal
fallimento e, pertanto,
hanno dovuto a loro volta contrarre prestiti sui
mercati finanziari, aumentando così il loro già elevato debito pubblico
! Come se non bastasse, le banche salvate, si sono trovate così
creditrici nei confronti dei propri Stati-salvatori. Il cosiddetto “cane
che si morde la coda”, insomma ! Fra la fine degli Anni '40 e la metà
degli Anni '70, anche le famiglie si sono indebitate a dismisura con le
banche private, attraverso l'accensione di mutui per l'acquisto di
immobili...sino a che si è giunti al 2007 allorquando le famiglie
statunitensi – incapaci di risparmiare - non sono più state in grado di
restituire i prestiti che avevano contratto. Ecco l'inizio della crisi
globale. Si consideri, poi, che dalla metà degli Anni '70, negli USA,
non è stato più possibile convertire le monete in oro e ciò ha favorito
la creazione di moneta sostanzialmente virtuale e, dunque, non più
legata ad un valore reale.
Per quanto riguarda gli Stati europei possiamo dire che
la gran parte
dei debiti pubblici si trova nei conti correnti delle banche private,
non essendo peraltro possibile alla Banca Centrale Europea prestare
danaro agli Stati.
Le banche private, invece, possono continuare a
chiedere prestiti alla BCE a un tasso ridicolo dell'1%, per poi
prestarlo agli Stati ad un tasso che va dal 3,5% al 7%. Se non è un vero
imbroglio legalizzato a tutto vantaggio del capitalismo finanziario
questo !!!! Va da sé, dunque, che il debito pubblico degli Stati – con
tanto di interessi - sia impagabile, per quanto
gli Stati medesimi ci
stiano imponendo assurde, inutili e dannose misure dittatoriali di
austerità, con aumenti delle imposte dirette e indirette, con lo
smantellamento dei servizi pubblici, con riduzioni del bilancio di
settori chiave dell'economia nazionale, con politiche di flessibilità
del lavoro.
L'effetto, dunque, è che la crisi economica, anziché arrestarsi,
finisce per aggraversi ogni giorno di più, con conseguente
disoccupazione, perdita del potere d'acquisto e suicidi sempre più in
aumento. Il capitalismo finanziario, dunque, non va sottovalutato e si
sta rivelando la peggiore e più pericolosa delle dittature che l'Europa
abbia mai subìto. Quali le soluzioni suggerite da Alain De Benoist? La
BCE dovrebbe avere la possibilità di prestare danaro agli Stati o,
meglio ancora,
il debito pubblico andrebbe cancellato, ma ciò sarebbe
possibile solo se tutti gli Stati fossero d'accordo nel chiederne la
cancellazione. Come se non bastasse, il Meccanismo Europeo di Stabilità
(MES), istituito nel 2012, stabilisce che ogni Stato membro deve
contribuire in ragione del proprio PIL ad aumentare il capitale
inizialmente fissato in 80 miliardi di euro, sino ad aumentarlo
progressivamente a 700 miliardi di euro e, lo Stato contravvenente,
potrà essere processato dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea! Va
da sé che gli Stati dell'UE hanno completamente perduto ogni sovranità e
che i Parlamenti dei medesimi hanno solo formalmente la possibilità di
dibattere sugli orientamenti di bilancio e sulla messa in opera.
Alain De Benoist spiega che
l'uscita dall'euro potrebbe essere una
soluzione, in quanto permetterebbe la svalutazione delle monete
nazionali, ma avrà senso ed efficacia solo se tutti i Paesi decideranno,
di concerto, di uscirvi. Oltre a tale misura – per uscire dalla
dittatura del capitalismo finanziario e dei meccanismi dell'UE -
andrebbe applicato un protezionismo europeo e nazionalizzate le banche,
socializzando il credito. Nel saggio “Le fine della sovranità”, De
Benoist mette inoltre in guardia i lettori ed i cittadini tutti di
fronte all'istituzione del
“Grande Mercato Transatlantico” (TTIP, martelun) che di fatto
ingloberà l'Europa nel mercato statunitense, con immensi svantaggi per i
nostri mercati, le produzioni locali, l'ambiente, i diritti dei
lavoratori.
“La fine della sovranità” è dunque un
testo di Resistenza. Un saggio
per
menti pensanti che desiderano resistere ad una nuova dittatura che,
questa volta, ha il volto “rassicurante” dello speculatore finanziario,
del governatore europeo, del banchiere, del politico che si è fatto
corrompere. Un testo agile per chi vuole capire e non vuole farsi
inglobare all'interno di un mercato che non ha scelto; da logiche che
altri - nei salotti buoni di Bruxelles o di Washington - hanno stabilito
per lui.
http://www.opinione.it/politica/2015/04/10/bagatin_politica-10-04.aspx