Le elezioni, che hanno coinvolto circa 6 milioni di persone,
rinnovavano le cariche dei 9 dipartimenti (regioni) e dei 339 comuni. Il
partito Movimento al Socialismo- Strumento Politico della Sovranità del
Popolo, (più conosciuto come MAS) del presidente Evo Morales, è stato
ratificato come la principale forza politica del Paese, ma ha subito
alcune sconfitte importanti. Ha ottenuto poco più del 50 % del totale
dei voti, anche grazie alla frammentazione delle forze di opposizione.
Un salto all’indietro, se li si compara con i risultati di appena cinque
mesi fa, quando, per la terza volta, con il 62 % dei consensi, Evo
Morales è stato rieletto Presidente dello Stato Plurinazionale della
Bolivia.
Il MAS ha vinto in 6 dipartimenti (Pando, Oruro,
Potosí, Cochabamba, Chuquisaca e Beni), ha perso in 3 (La Paz, Tarija e
Santa Cruz). Ha vinto inoltre in circa 228 comuni.
Ma il dato politico
significativo (e che fa più male), è stata la sconfitta nel Dipartimento
e nel Comune di La Paz, capitale e sede del governo, oltre a quella nel
comune di El Alto, confinante con La Paz e roccaforte storica del MAS e
delle dure lotte sociali che lo hanno portato al governo.
In altri
termini, nel Dipartimento di La Paz, il Movimento al Socialismo (MAS) ha
subito una triplice sconfitta: ha perso El Alto, dove ha vinto il
candidato di Unità Nazionale (UN) Soledad Chapetón; ha perso il
governatore di La Paz, contro Félix Patzi di Soberanía y Libertad
(Sol.bo), (un movimento con pochi mesi di vita) ed anche la capitale, in
cui è stato riconfermato con un ampio margine il sindaco Luis Revilla,
ex alleato del MAS, che si è presentato con Sol.bo.
Tra le città
simbolo, dove brucia la sconfitta del MAS, c’è anche Cochabamba, teatro
negli anni scorsi della cosiddetta “guerra dell’acqua”, contro la
privatizzazione del liquido vitale.
Nella loro crudezza, i numeri
dicono che il MAS ha subito un serio retrocesso nelle principali città
della Bolivia, specialmente nel cosiddetto “asse troncale”, dove si
concentra la maggior parte degli elettori. Infatti, nelle mani
dell’opposizione rimangono otto dei 10 sindaci delle grandi città: La
Paz, El Alto, Santa Cruz, Cochabamba, Oruro, Trinidad, Tarija e Cobija,
mentre il MAS vince a Sucre e Potosi.
La debolezza dei dirigenti locali“Nelle
città, le elezioni comunali sono sempre difficili,non abbiamo molta
leadership come movimento politico. Nelle elezioni comunali, ciò che
conta non è tanto la visione del programma, i principi, ma più un
programma locale e l’individuo. E forse in alcune città ci sentiamo
ancora un po’ emarginati come movimento popolare”, ha detto a caldo Evo
Morales.
Il Presidente ha accusato il colpo e ha detto, in
maniera autocritica e senza mezzi termini: “Dove abbiamo perso è colpa
dei sindaci del MAS, hanno fatto una cattiva gestione, è un voto contro
la corruzione, così lo percepisco (…). Certo fa male perdere La Paz. Ci
sono state forti accuse di corruzione. Se questo è vero,e se c’è stato
un voto castigo, mi congratulo con la popolazione paceña”.
L’autocritica
di Evo Morales è un tentativo importante di recuperare uno spazio
politico di trasformazione, appannato da questo risultato. Quello di Evo
è un governo che ha ancora la possibilità di non seguire la strada
dell’immobilismo di altri “governi progressisti” della regione.
Ma
le sole “colpe dei sindaci” non sembrano essere motivo sufficiente per
spiegare questa battuta d’arresto elettorale del MAS.
I risultati
sembrano avere a che vedere più con l’incapacità di formare dirigenti
locali, con alleanze sbagliate, con l’apertura a personaggi equivoci ed
opportunisti saltati sul carro del vincitore, con battaglie interne e
cambi di linea del MAS, più che con una strategia premeditata, razionale
e coordinata delle diverse forze dell’opposizione nelle regioni.
A che
mi riferisco ? Cerco di spiegarmi con qualche esempio concreto.
La triplice sconfitta nel dipartimento di La PazColpisce
che a El Alto a vincere sia un partito del centro-destra classico, la
UN (UnidadNacional), in una città in mano al MAS dal 2002. Anche se
diversi analisti sostengono che più che votare il partito, gli alteños
abbiano votato la candidata Soledad Chapetón, una giovane con
un’immagine di trasparenza e freschezza in grado di sedurre
l’elettorato.
Una candidata contrapposta a quello del MAS,
marcato da una gestione inefficiente e da serie e gravi accuse di
corruzione, che però il MAS ha voluto a tutti i costi ripresentare
ignorando le critiche della propria base. In questo caso, più che di
infiltrazione opportunista dal di fuori, si tratta quindi di corruzione,
interna alla gestione del governo locale.
Il governatorato di La
Paz, oggi è in mano a Félix Patzi, un “ex-masista” con aspirazioni
presidenziali, che stravince con piu del 50%, distanziando di più di 20
punti la candidata del MAS.
Nel lontano 2010, Patzi era stato
eletto governatore con il MAS che però non lo ha più ricandidato dopo
che era stato arrestato dalla polizia per guida in stato di ubriachezza.
Oggi Patzi riesce a vincere con un discorso di inclusione che recupera
parte del simbolismo che molti nel MAS hanno lasciato alle spalle:
“Bisogna lavorare con le organizzazioni sociali, con i comitati civici,
con gli imprenditori, con tutti gli attori…”. Un simbolismo che, insieme
all’ideologia, aveva fatto la differenza negli anni passati, quando si
era saputo amalgamare la sinistra marxista tradizionale con la forza del
movimento dei popoli originari e il suo bagaglio di saperi collettivi.
L’arrembaggio sul carro dei vincitoriMa
chissà il dato più preoccupante è quello dell’arrembaggio degli
opportunisti saltati sul carro del MAS, grazie all’atteggiamento di
“apertura”, di “ampiezza”, di “inclusione” verso settori che provengono
direttamente dalla destra e che in alcuni territori controllano le
dinamiche locali.
E’ il caso di Tarija, dove Melciades Peñaloza, un
imprenditore di lunga militanza di opposizione, si è trasformato prima
in senatore del MAS e poi nel responsabile di fatto della campagna
“masista”, sostenendo una candidatura a governatore di un altro
riciclato dell’opposizione. Come si potrà immaginare, una demotivata
base del MAS ha voltato le spalle ai candidati imposti dall’alto, con il
risultato della vittoria di un esponente dell’estrema destra, Adrián
Oliva, di Unidad Departamental Autonomista (UD-A).
Le critiche dei
settori interni più radicali si concentrano sulla mancanza di principi
dei “pragmatici e opportunisti” all’interno del MAS,che sarebbero i
responsabili del retrocesso rispetto ai risultatidello scorso Ottobre,
in cui si erano già manifestati segnali preoccupanti come la perdita di
consensi a La Paz. Secondo quei settori critici, in nome del
“pragmatismo” e della necessità di riconquistare il voto della “classe
media”, si sono aperte le porte a figure dell’opposizione già sconfitte,
ridandogli fiato e potere nelle file del MAS.
Santa Cruz: capitalismo andino o socialismo comunitario ?Nel
caso di Santa Cruz, storico bastione delle opposizioni, ed una delle
regioni economicamente più ricche e dinamiche, il modello
“post-neoliberale” del governo del MAS, lungi dall’intaccare la base
materiale del potere economico del blocco cruceño della classe
dominante, al contrario lo ha paradossalmente rafforzato. Secondo dati
recenti dell’Istituto Boliviano del Commercio Estero (IBCE), Santa Cruz è
la regione produttrice di alimenti per eccellenza, con circa il 68% del
suo territorio utilizzato a questo scopo. Genera il 76% della
produzione agricola e di allevamento, il 70% degli alimenti consumati in
Bolivia, e il 74% del valore delle esportazioni agricole.
E’ così che
molti imprenditori (non certo simpatizzanti del MAS) hanno dichiarato
più volte di star facendo “più soldi che mai”. In altri termini, la
sconfitta politica degli anni passati non ha significato la perdita
della base materiale del potere. Ciò gli ha permesso di continuare a
fare buoni affari e di mantenere egemonia, ironicamente attraverso
successivi accordi con il governo centrale del MAS, che aveva ottenuto
la maggioranza assoluta nelle elezioni nazionali.
Questo “blocco
sociale” ha saputo mantenere il territorio come enclave di resistenza
politica, arrivando a patti con il governo centrale, incapace di
disputarne l’egemonia a livello locale. Un modello di sopravvivenza non
certo nuovo, che ripercorre quello del 1952, con lo schema “adattarsi
per non morire”.
Il pragmatismo del MAS nell’avvicinamento del Governo
agli imprenditori cruceños con l’invito a “fare affari e non politica”
ed una certa svolta moderata nelle elezioni nazionali del 2014, fanno
così arrivare al pettine alcuni nodi politici.
Uno di questi si deve al
miraggio della “ vittoria elettorale” a Santa Cruz nell’Ottobre 2014 e
la tesi del Vice-Presidente Álvaro García Linera sulla “irradiazione
territoriale dell’egemonia”, come base dell’espansione del MAS verso
quelle zone. Ma, in questo caso, quella tesi sembra scontrarsi con un
riposizionamento del “blocco sociale di potere”, la cui egemonia ha
forse mutato forma, ma nella sostanza pare mantenersi intatta.
Il crescente protagonismo elettorale dei popoli originariLe
elezioni hanno dimostrato, ancora una volta, il forte protagonismo,
anche elettorale, dei popoli originari nella politica boliviana da
quando Morales è salito al governo un decennio fa, come primo presidente
e loro rappresentante. Ora gli “indigeni” si presentano non solo con il
MAS di Evo Morales, ma anche con le forze dell’opposizione che, così
facendo, migliorano i propri risultati. E’ di origine aymara Soledad
Chapetòn, appena eletta sindaca di El Alto, così come Felix Patzi, oggi
governatore di La Paz e molti altri rappresentanti dell’opposizione. E’
una tendenza in crescita, apparentemente irreversibile e che darà filo
da torcere al governo di Evo.
Non è certo un caso che, negli anni
passati, la missione diplomatica statunitense abbia avuto come priorità
la “tematica indigena”, cercando di utilizzare a proprio favore alcuni
errori commessi dal governo. La USAID (United States Agency for
International Development), poi espulsa dal governo del “Palacio
Quemado” è stata in prima fila nella cospirazione e nel tentativo di
cooptazione di diversi dirigenti “indigeni”.
Si consolida l’opposizione ?Se
non si vuole nascondere la testa nella sabbia, bisogna ammettere che
l’opposizione ha avuto una parziale rivincita dopo la cocente sconfitta
dello scorso Ottobre, solo pochi mesi dopo che Morales aveva vinto il
suo terzo mandato con quasi il 62 % dei voti.
Con queste elezioni, si
consolidano tre forze dell’opposizione: i “Democratici”, forti nella
regione orientale, regione di classe media e di scarsa popolazione
originaria; in Occidente “Unità Nazionale”, guidata dall’imprenditore
Samuel Doria Medina, al secondo posto nelle elezioni dello scorso
Ottobre; e la nuova formazione “Sovranità e libertà” (Sol.bo.), a cui
appartiene il sindaco di La Paz, Luis Revilla, e Félix Patzi.
Allo
stesso tempo, però, è vero che per il momento non c’è da parte di queste
tre forze una capacità di unificazione o quanto meno di azione
unitaria, nonostante gli sforzi dell’ambasciata statunitense.
E il MAS ?Per
quanto riguarda il MAS-IPSP, si conferma la sua centralità politica,
anche tenendo da conto i risultati nella cosiddetta “mezza luna”, la
zona più ricca del Paese. Nel caso di Pando, ha avuto il candidato più
votato a livello nazionale, con il 66%. E anche a Riberalta, la città
più popolosa del Beni, il MAS ha ottenuto una vittoria importante. In
altri termini sembra di assistere a una riconfigurazione politica della
cosiddetta “mezza luna”, al centro dell’azionare golpista nel recente
passato e dove si confermano i progressi ottenuti da Morales nello
scorso Ottobre.
Più in generale, si è parlato di un risultato
elettorale “normale”, dato che “le amministrative non riflettono il
quadro nazionale”. Si è detto anche che questo risultato non scalfisce
di un millimetro la forza nazionale del MAS che rimane intatta. Tutto
vero, ma solo in parte.
Non c’è dubbio che il MAS per il momento sia
l’unica organizzazione con forza in tutto il territorio nazionale, ma
che sia rimasta intatta non pare così vero: le dispute interne sulle
candidature locali hanno prodotto divisioni a causa della scelta di
candidati sbagliati, senza consenso e quindi perdenti.
Sembra evidente
che siamo di fronte a una scarsità di dirigenti regionali e territoriali
di peso da parte del MAS,che ha difficoltà nel fare emergere figure che
godano di un ampio consenso. Così come è vero che, per il momento, a
livello nazionale Evo Morales non ha rivali. Per questo, l’attuale
Presidente ha recentemente fatto appello alla necessità di formare
dirigenti locali con proiezione nazionale, anche in vista delle prossime
elezioni politiche del 2019.
In ogni caso, le amministrative hanno
messo in luce diversi errori del processo di cambiamento che ha davanti a
sé un bivio: o si fa pulizia in casa, si ordinano le priorità e si
reinventa la maniera di fare politica, ascoltando la propria base ed i
movimenti sociali, o prima o poi si pagherà il prezzo della
sconfitta.
La riserva morale è ancora rappresentata dai movimenti e
dalle organizzazioni sociali. Il sale della democrazia è la capacità di
costruire egemonia sapendo mantenere il dissenso, facendo autocritica di
fronte agli errori, attraverso l’apprendimento continuo, la costruzione
collettiva dal basso, il “comandare obbedendo” zapatista.
Non c’è
dubbio che il popolo ha una buona memoria, passa la fattura per gli
errori commessi e questa volta ha parlato chiaro. La massima morale
citata spesso da Evo “ama sua, ama llulla, ama k’ella” (non essere
ladro, non essere bugiardo, non essere pigro !) , è una bussola di
riferimento vigente e valida per tutti.
Il Movimento Al
Socialismo ha davanti a sé due sfide parallele: da una parte cercare di
rafforzarsi nelle regioni in cui ha perso le elezioni. Dall’altra,
gestire in modo efficiente e partecipato le amministrazioni in cui i
candidati del MAS hanno prevalso. Se è vero che il MAS non ha stravinto
(come nell’Ottobre 2014), neanche l’opposizione ha avuto un risultato
storico, a differenza di quanto sostengono i media conservatori
mainstream del continente, secondo i quali “il processo di cambiamento è
arrivato al capolinea”. Nella nuova mappa politica regionale, il MAS
rimane, chiaramente, la prima forza politica del Paese.
Il messaggio
principale di questa tornata elettorale è la necessità di ri-orientare
il processo di cambiamento recuperandone le origini, quelle che ne hanno
fatto un esempio sia in America Latina, che nel mondo intero. Un
esempio che oggi mostra incrinature, ed errori che non possono
ripetersi. C’è bisogno di un’umiltà che ancora fatica a farsi
strada.
Fortunatamente le parole autocritiche del Presidente Evo Morales
sono un buon viatico ed una chiara bussola di riferimento. Saranno
sufficienti a cambiare rotta ?