la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 26 settembre 2015
Renzi&Lotti, 263mila euro di soldi pubblici persi, i debitori fanno parte di un clan al governo forse per questo che non si chiedono la restituzione
Renzi&Lotti, la cordata coccolata e premiata con la guida dell'agenzia delle comunicazioni e poi della municipalizzata della illuminazione
Lotti padre dà il mutuo e Matteo assume Lotti jr
Il funzionario della banca che diede l'ok è n
Tutto parte nel 2009 quando Chil chiede alla Bcc di Pontassieve un finanziamento di 700mila euro. Il 15 giugno Fidi Toscana rilascia la garanzia fino all'80% del mutuo, trattandosi di un'impresa operante nella Regione e, per di più, di proprietà di Laura Bovoli, madre dell'attuale premier e al tempo sindaco di Firenze. Il 26 giugno Marco Lotti, funzionario dell'istituto cooperativo, dà un primo parere positivo. Anche se Chil e i Renzi non sono clienti, hanno «buone referenze raccolte dalla consorella Bcc di Cascia» verga Lotti. Il 13 luglio 2009 il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, nomina Luca Lotti (ora sottosegretario) responsabile della segreteria. Il 14 luglio 2009 Marco Lotti (padre di Luca), dà l'ok definitivo alla pratica «vista la bontà del business in questione (distribuzione di volantini e di allegati ai quotidiani, ndr ) e la provata esperienza dei nominativi».
Nel dicembre 2014, però, Lotti affermerà di aver conosciuto Tiziano Renzi «solo quando gli è stato presentato». All'erogazione del mutuo a firmare per Chil Post è Renzi-papà e non la consorte perché in poche settimane c'è già stato un passaggio di proprietà (la compagine femminile, secondo la Finanza, serviva a ottenere il massimo di garanzia possibile). La banca non dice niente.
Così come poche obiezioni si avranno nell'agosto 2011 quando Tiziano Renzi ottiene di sostituire l'ipoteca sulla casa di famiglia, a garanzia del prestito della società nel frattempo ceduta, con un libretto di risparmio da 75mila euro raccolti da tre amici. Si tratta di: Alfio Bencini (ristoratore e candidato con la lista Renzi alle Comunali 2009), Mario Renzi (cugino del premier e padre di Samuele, socio di Bencini) e di Andrea Bacci, nominato da Renzi prima alla guida dell'agenzia di comunicazione della Provincia di Firenze e poi nel 2010 alla guida della municipalizzata dell'illuminazione. Difficilmente queste coincidenze capitano a un cittadino qualunque.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/lotti-padre-d-mutuo-e-matteo-assume-lotti-jr-1175786.html
la Russia accanto alla Siria, protegge gli euroimbecilli e combatte l'Isis/al Qaeda e i Fratelli Musulmani della Rivoluzione a Pagamento
Siria, ISIS: "Che Dio possa avere pietà di voi, gli specnaz non ne avranno"
Stati Uniti, armano i paesi coloniali, Giappone, contro la Cina
Il sogno di potenza cinese genera isole
- Tommaso Canetta
- Venerdì, 25 Settembre 2015
Se le opere di pionierismo ingegneristico dei cinesi sono una novità, non lo è però la disputa internazionale sulle Spratly . Fin dai tempi del colonialismo europeo, ma soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo arcipelago è conteso tra più Stati. Attualmente, oltre alla Cina, avanzano rivendicazioni il Brunei, Taiwan, il Vietnam – che ha oltre venti basi sparse tra le isole -, la Malesia e le Filippine (questi ultimi tre Paesi sono alleati degli Usa). Per decenni si sono susseguite scaramucce e anche crisi più gravi, ma negli ultimi anni Pechino sembra aver premuto decisamente sull'acceleratore. La Cina vuol portare a compimento il sogno della “Grande Muraglia di Sabbia”, cioè un cuscinetto di sicurezza attorno alle proprie coste che farebbe perno su diversi arcipelaghi: Spratly, Paracel (sottratte militarmente al Vietnam nel 1974), Pratas, Macclesfield Bank e Scarborough Shoal. Su tali isole verrebbero collocate diverse Adiz (Air Defence Identification Zone), che consentirebbero a Pechino di controllare qualunque sconfinamento nella zona cuscinetto da parte di navi o aerei stranieri. Si tratta insomma di una linea di demarcazione e di difesa che la Repubblica Popolare vuole costruire intorno a sé. Poco importa se le isole in questione sono molto più lontane dalle coste cinesi (1.100 km) di quanto non lo siano, ad esempio, da quelle filippine (240 km).
«La condotta aggressiva della Cina nasce da un progetto strategico ben definito a Pechino già a metà degli anni '90: limitare, non potendola eliminare, la proiezione di potenza degli Stati Uniti sul proprio territorio», spiega Claudio Neri, esperto di questioni militari e direttore dell'Istituto italiano di studi strategici. «Con proiezione di potenza intendiamo la capacità di portare attacchi militari in territorio nemico e, escludendo le testate nucleari per cui vale un diverso discorso, al momento gli Stati Uniti sono l'unico Paese in grado di avere – tramite portaerei, navi di appoggio, cargo militari, aviazione etc - una tale proiezione con armi convenzionali sull'intero globo, e di poter negare a qualsiasi altro Stato la proiezione sul suolo americano», prosegue Neri. «La Cina, come dicevo, è da venti anni che sta studiando come limitare la proiezione di potenza americana sul proprio territorio: da un punto di vista tecnologico (ad esempio sviluppando capacità di cyberwarfare o, ancora, testate “anti-satellite”, per “accecare” lo strumento con cui gli Usa hanno la possibilità di individuare e colpire qualsiasi bersaglio sul pianeta), ma anche da un punto di vista geografico. Le pretese di Pechino sulle Spratly si spiegano perfettamente in questo contesto, nascono dal desiderio di aumentare la distanza minima a cui possono avvicinarsi navi o aerei americani (o di altro Paese) senza che la Cina sia in grado di reagire immediatamente».
Ovviamente il valore delle Spratly e degli altri arcipelaghi non è esclusivamente militare. Oltre ad essere – pare – ricchi di risorse naturali, sono punti strategicamente fondamentali per il controllo dei traffici marittimi, commerciali in primis, e Pechino è fortemente interessata a garantirsi una via di approvvigionamento sicura e preferenziale verso il Golfo Persico, da cui ancora dipende – e probabilmente dipenderà anche nei decenni a venire – per i rifornimenti di greggio e gas naturale. Secondo gli analisti americani, ma non solo, il centro del mondo - o quantomeno il centro degli interessi delle superpotenze mondiali - sarà in futuro sempre meno Europa e Medio Oriente e sempre più l'Oceano Pacifico.
«L'amministrazione Obama aveva teorizzato uno spostamento del baricentro di interessi americani verso il Pacifico, e contava anche di aumentare la presenza militare statunitense in quell'area», dice ancora Neri. «Le crisi in Ucraina e nel mondo arabo da un lato e, soprattutto, il rischio di “bandwagoning” – la tendenza cioè a non investire proprie risorse nell'apparato bellico in presenza di un alleato più potente che si fa carico della gestione della sicurezza nell'area ndr. - da parte degli alleati locali dall'altro, hanno però spinto gli Usa a contenere questo previsto dispiegamento dell'apparato bellico. In compenso l'America spronato gli alleati nella regione a investire maggiormente nella propria sicurezza – ad esempio è caduto il veto americano su un riarmo di stampo nazionalista del Giappone, che infatti sta modificando la propria costituzione pacifista nata dopo il secondo conflitto mondiale – per rispondere all'escalation cinese, e li ha ulteriormente rassicurati sull'intenzione di mantenere, e anzi rafforzare, la propria presenza. Non potendo replicare un modello analogo a quello della Nato - considerate la complessità dello scenario asiatico, la sua vastità e la per ora relativa mancanza di una minaccia immediata – gli Usa vorrebbero quindi», conclude Neri «creare un'alleanza (per ora informale) militare, politica ed economica coi propri partners regionali per contenere la Cina. Ad esempio ricade in questo scenario il percorso di approvazione del Transpacific Trade Agreement». La Cina non è l'Unione Sovietica, e per ora l'espansionismo di Pechino sembra limitato e di carattere difensivo. Addirittura la Repubblica Popolare potrebbe avere interesse a entrare nel Transpacific Trade Agreement, secondo una logica del “se non puoi batterli unisciti a loro”. Ma nonostante la momentanea assenza di un grave e immediato pericolo di scontro aperto nella regione, un'arena in cui cozzano gli interessi di Cina, Russia, Stati Uniti, Coree, Australia e Giappone – solo per citare gli attori principali –, e in cui sta crescendo la corsa agli armamenti, viene considerata dagli esperti un fattore di potenziale instabilità nel futuro per l'intero pianeta.
@TommasoCanetta
http://www.eastonline.eu/it/opinioni/open-doors/il-sogno-di-potenza-cinese-genera-isole
Non c'era logica nel livore ideologico di Esposito contro il Tav, in questo modo il quadro diventa evidente e semplice
“Esposito favorì imprese per gli appalti della Tav”
L'implosione della Germania travolgerà l'Euro, ben venga il Piano B di Paolo Savona e di Nino Galloni
"La Germania sta per essere travolta da una nuova Lehman Brothers". Micheal Snyder
"Stanno per accadere cose grosse, e milioni di increduli ne resteranno spiazzati"
In Germania sta per arrivare una nuova Lehman Brothers. A scriverlo su il suo Blog The Economic Collapse è l'esperto finanzario Micheal Snyder. "Credo però che siamo entrati in uno di quei momenti del tempo che presenta tutte le condizioni perché si ripeta un’altra Lehman Brothers".
Dalla traduzione di SKONCERTATA63 su Come Don Chisciotte
Quello che ha reso le cose ancora peggiori è stato l’incauto comportamento della Deutsche Bank. A un certo punto, si è potuta stimare un’esposizione in derivati da parte della Banca di ben 75 trilioni di dollari. Da tener presente che il PIL tedesco di un anno intero è di solo 4 trilioni di dollari. Così, quando alla fine anche la Deutsche Bank crollerà, né in Europa e né in qualsiasi altro luogo del mondo ci saranno abbastanza soldi per poter ripulire il pasticcio. Questo è un perfetto esempio che spiega il motivo per cui continuo a martellare l’opinione pubblica sui danni nefasti delle moderne “armi di distruzione finanziaria di massa”.
L'Euro è una moneta straniera e prima c'è ne liberiamo e meglio sarà
'Un Piano B tecnico per uscire dall'euro'
Verso il convegno del 3 ottobre a Roma
Nino Galloni, economista tra i più quotati non solo a livello italiano, già direttore generale del Ministero del Lavoro e docente universitario, sarà tra i relatori del convegno del 3 ottobre a Roma sull’euro e un ‘Piano B per l’Italia’, organizzato da Scenari Economici.
Il Giornale d’Italia lo ha avvicinato per alcune anticipazioni di quello che sarà il nocciolo dell’incontro romano.
“Vorrei chiarire un equivoco – argomenta subito Galloni – e cioè che deve esistere un ‘Piano B’ tecnico, dalla stampa delle monete ai bancomat, e quindi bisogna essere attrezzati con i mezzi di pagamento. E’ una cosa che aveva previsto, ad esempio, l’ex ministro greco Varoufakis. Altro concetto di ‘Piano B’ è la fuoriuscita non traumatica dall’euro, e questa fase si può realizzare attraverso le cosiddette monete fiduciarie. Questa categoria non rientra nei vari trattati economici internazionali che abbiamo fin qui siglato e in cui ci siamo impegnati a non battere euro, ma senza prendere impegni su altri aspetti”.
Ecco dunque che Galloni, per entrare ancor più concretamente nella dinamica del ragionamento, si rifà ad un esempio: “Mi rifaccio ancora alla Grecia e a quello che avveniva lì qualche anno fa: le amministrazioni locali che non avevano più euro battevano altra moneta e con questa pagavano i disoccupati che riparavano le strade; poi chiediamo ai genitori dei bambini di un nuovo asilo di pagare la retta in questa nuova valuta. E così i Comuni ottenevano lo scopo di pagare i disoccupati, vedersi riparate le strade e portare comunque avanti il servizio degli asili. E la Grecia, in effetti, stava uscendo dall’euro, anche se poi le cose non sono andate più chiaramente avanti in questa direzione”.
A questo punto chiediamo al professor Galloni di spostare l’attenzione dalla Grecia all’Italia, sempre però mantenendo come prospettiva quella di un’uscita dalla moneta unica. “Credo sia necessario prestare il massimo dell’attenzione: al momento non sappiamo se c’è un Piano B tecnico, perché c’è troppa gente impreparata ai vertici delle nostre istituzioni. E in tal senso, per discutere attorno a soluzioni praticabili, si muove il convegno del prossimo 3 ottobre a Roma. L’uscita dall’euro converrebbe all’Italia solo se ciò significasse il ritorno ad una vera, autentica sovranità monetaria, almeno com’era prima del 1981. In caso contrario, ci ritroveremmo esposti maggiormente, e in maniera forse irreversibile, al rischio speculativo. Esiste quindi, ed è questo il secondo punto del mio ragionamento, la possibilità dell’uscita che potremmo definire “soft”: in una prima fase di doppia circolazione monetaria si potrebbe affiancare all’euro una moneta fiduciaria, per abituarsi quindi all’uscita dalla moneta unica europea attraverso un percorso di passaggi graduali e concreti in quella direzione. L’emissione di una moneta senza riserva di valore servirebbe solo ad agevolare gli scambi e la produzione interna; con gli introiti derivanti dalle esportazioni si pagherebbero invece le importazioni necessarie. Ma c’è un terzo e ultimo punto - conclude il professor Galloni - che pure ritengo fondamentale: in questa fase, bisogna evitare ogni confusione di sorta, perché i potentati internazionali sono perfettamente consapevoli delle potenzialità di quanti spingono per uscire dall’euro, mentre la loro intenzione è quella di tenere ancora ancorati i popoli a monete che non diano respiro”.
L'Islam è laicità, tolleranza, apertura al confronto con la modernità, lotta contro il fanatismo
La moschea che divide la Milano dei “lumi”
Pisapia e il corrotto Pd privileggiano i Fratelli Musulmani, organizzazione internazionale islamista, e isola l'Islam
Critica il partito sul "Giornale". Il Pd silura l'islamica moderata
La
dirigente musulmana Maryan Ismail propone per Milano una moschea aperta
a tutti e non politicizzata. Il Comune preferisce gli estremisti e i
dem la emarginano
http://www.ilgiornale.it/news/politica/critica-partito-sul-giornale-pd-silura-lislamica-moderata-1175312.html
Xi Jinping e Obama
Rapporti Usa-Cina: Obama riceve Xi, l'incontro è quasi una messa cantata
http://www.lapresse.it/mondo/nord-america/rapporti-usa-cina-obama-riceve-xi-l-incontro-e-quasi-una-messa-cantata-1.768301
Snam Sulmona, basta scrivere impatto zero e per il corrotto Pd il danno ambientale non esiste
CENTRALE SNAM SULMONA: COMITATI, ''IMPATTO ZERO? UNA BUFALA''
"Dopo gli incontri che si sono succeduti, come in una sessione da 'brainstorming da brivido', tirano fuori il contentino, la genialata o meglio la bufala della 'centrale ad impatto zero', sottolineandone l’elevatissimo aggravio di costi aggiuntivi: ma come, la Snam il 12 settembre dello scorso anno in un incontro con il vice presidente Giovanni Lolli ed un ingegnere di infrastrutture on e off shore, aveva bocciato il progetto del totale passaggio in mare dell’opera proprio per i maggiori costi ed ora è pronta a sostenerli in un impianto che, tra l’altro, non è mai stato realizzato in Italia?".
"Peraltro - aggiunge il comitato - tali maggiori costi verrebbero arbitrariamente scaricati sui cittadini attraverso le bollette, essendo un’opera destinata a dare solo profitti alla multinazionale. Anche ammesso che sia possibile realizzare la stravagante idea di una centrale di compressione elettrica anzichè a gas, che soluzione sarebbe?".
"E' questo l'obiettivo per il quale si sta lottando ormai da quasi otto anni? Chi annuisce e presta il fianco ad un'idea del genere pensa forse che tutti i cittadini hanno l'anello al naso? Si rendono conto, costoro, che accettare la centrale anche fosse 'ad impatto zero' significa accettare il metanodotto in territori altamente sismici, come la Valle Peligna e gli Appennini? Significa collocare sotto i nostri piedi una potenziale ed enorme bomba?".
"L'esplosione di Mutignano di Pineto del marzo scorso - aggiungono - non ha insegnato proprio nulla? Non solo, ma si rendono conto costoro di quale impatto ambientale e paesaggistico avrà un centrale posta all'imbocco del Parco nazionale della Maiella? In una zona agricola, di ben 12 ettari, che di fatto diventerebbe un secondo nucleo industriale, attirando insediamenti simili? Sono consapevoli che lo stesso cimitero di Sulmona è a rischio, con ben 4 tubi paralleli di un metro e 20 ciascuno che passano ad una distanza di circa 300 metri dal luogo sacro? E che, in futuro, per le servitù imposte dall'impianto, non sarà più possibile l'espansione del cimitero stesso?".
"E' ora di smetterla: abbiate almeno l'umiltà di riconoscere che se la centrale di compressione si farà a Sulmona, come è ormai certo, la colpa è solo della vostra inconsistenza politica. Non possiamo prendercela con la Snam, che punta solo a fare profitti, nè con il Governo nazionale, totalmente asservito agli interessi delle multinazionali del petrolio e del gas".
"Ma da chi è stato eletto per difendere i sacrosanti diritti del nostro territorio, era lecito aspettarsi che vi sareste battuti a viso aperto e con la schiena dritta, come avevate promesso in tante occasioni e in particolare nella grande assemblea pubblica che proprio un anno fa, il 22 settembre 2014, si è tenuta a Sulmona al Cinema Pacifico. Ma tutte quelle promesse sono state tradite".
"Col passare delle settimane e dei mesi è apparso sempre più chiaro che il 'no' della Regione al devastante progetto della Snam era solo un fatto formale e che la stessa negazione dell'intesa con lo Stato era solo una foglia di fico destinata a coprire il nulla di cui avete dato ampia prova. Nessuna efficace iniziativa a livello politico ed istituzionale. Nessuna vera azione di contrasto, a livello tecnico e legale. Nessuna proposta alternativa rispetto ai diktat congiunto Snam-Governo".
"Addirittura la Giunta è arrivata a rinnegare le leggi approvate al riguardo dal Consiglio regionale. Quando si rinuncia ad esercitare le proprie prerogative e ci si inchina come fuscelli di fronte alla prepotenza del potere centrale, quando tutti i parlamentari del Pd votano obbedienti il decreto 'Sblocca-sfascia Italia', quando non si trova nessun deputato del partito di Governo che si batta per far applicare la risoluzione parlamentare sulla Snam, quando ci si comporta da sudditi e cortigiani (altro che camerieri!) rispetto al 'caro leader' che siede a Palazzo Chigi, ci si poteva forse aspettare un risultato diverso da quello che ci viene confezionato e imposto?".
"Prendiamo atto - conclude la nota del Comitato cittadini per l'ambiente - che ormai non ci sono più alibi: chi doveva difendere il territorio ha gettato definitivamente la spugna. Ma almeno abbia la decenza di non continuare ad ingannare i cittadini".
"Per parte nostra la vicenda non si chiude qui. Con tutti i mezzi legali e democratici continueremo la battaglia contro un 'corpo estraneo' che, non solo non porta nulla di positivo, ma rappresenta un pesante fardello per la vita e il futuro della nostra comunità".
25 settembre 2015
LIbia, soldi e assistenza, i Fratelli Musulmani non si risparmiano
Dopo giorni di trattative, il mandato dell’inviato dell’Onu per la Libia, Bernardino Leon, è terminato senza che i due governi libici contrapposti, quello di Tripoli e quello di Tobruk, riuscissero a trovare un accordo per la nascita di un esecutivo di unità nazionale. Il mandato del diplomatico spagnolo è terminato alla mezzanotte del 20 settembre, data entro la quale Leon sperava di raggiungere un accordo definitivo da presentare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Le Nazioni Unite hanno prolungato le trattative fino al primo ottobre. Intanto il governo di Salvezza nazionale di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità internazionale, ha chiesto chiarimenti al Congresso nazionale generale rispetto al dialogo inter-libico, chiedendo esplicitamente di poter rispondere agli attacchi lanciati dall’esercito del generale Khalifa Haftar a Bengasi contro le milizie islamiste. Il governo di Tripoli ha riferito di “voler sostenere i rivoluzionari di Bengasi”. Nonostante i tentativi di Leon, dunque, la situazione sul terreno sta evolvendo in nuovi e violenti scontri, soprattutto nella parte orientale della Libia.
Sabato scorso, 19 settembre, il generale Khalifa Haftar - ministro della Difesa e capo di Stato maggiore del governo di Tobruk, sostenuto da un parlamento riconosciuto a livello internazionale - ha lanciato un'operazione a Bengasi per liberare la città dalle milizie di Ansar al Sharia. Gli scontri hanno già provocato diversi morti e feriti. Ieri Haftar ha passato in rassegna le truppe di stanza presso l’aeroporto di Benina, impegnate a combattere contro le milizie islamiste presenti a Bengasi. Secondo quanto riferisce il sito informativo libico “Akhbar Libya 24”, Haftar ha tenuto una riunione allargata con tutti gli ufficiali informandoli sugli ultimi sviluppi della situazione in Libia e sulle fasi dell’operazione militare “Destino” avviata sabato scorso, incitando i militari a continuare a combattere contro i gruppi armati della zona. L’operazione “Destino” fa seguito a quella “Dignità” ed è stata lanciata in modo particolare contro le milizie di Ansar al Sharia a Bengasi. (Res)
il governo Renzi, del corrotto, non ha in programma nessuna infrastruttura nè manutenzione nel 2016
Def, Crosio (Ln): in una nota manca collegato infrastrutture
Il corrotto Pd si appresta ad aumentare le tasse mentre la CGIA comincia a debordare
L’allarme delle Imprese: “Nel Def stangata da 107 miliardi”
L'analisi del Centro studi dell'associazione sulla nota di aggiornamento del Def appena approvato dal governo
Infrastrutture digitali, Lte 4G, si può e si deve fare di più, dobbiamo arrivare e superare i 30 Mbps
LTE: come se la passa l’Italia?
http://www.cwi.it/lte-come-se-la-passa-litalia_80026/
Dove c'è corruzione c'è il Pd, il canavaccio si ripete
Il progetto fermato
Colata di Idice, cinque indagati
per le minacce al sindaco di San Lazzaro
La richiesta di proroga per Gamberini (Legacoop), Sermenghi (sindaco Castenaso), Bacchiocchi, Venturoli e Camellini
23 settembre 2015
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2015/23-settembre-2015/colata-idice-cinque-indagati-le-minacce-sindaco-san-lazzaro-2301959725089.shtml
Il corrotto Pd, un'accozzaglia di clan, famigli, consorterie, clientele, cordate uniti solo da soldi&potere è parte integrante del Sistema Mafioso delle classi dirigenti italiane
Minacce a sindaco anti-cemento, indagate 5 persone: ci sono anche dg Legacoop Bologna e 2 politici Pd
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/basket_city/2015/25-settembre-2015/sorella-renzi-contro-conti-ma-se-prima-stava-bersani-2301967228261.shtml