la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 31 ottobre 2015
Arexpo, Expo Cantone Sala quanto ci è costato? in bilancio il brillante Sala aveva messo per la bonifica 6 milioni ne serviranno 72 di milioni
La Russia ha estromesso gli Stati Uniti dal Medio Oriente con decisione, forza e lungimiranza politica
Un nuovo ordine mondiale sta emergendo dal Medio Oriente
Siria, ora la parola alla politica che non deve lasciarsi sfuggire dalle mani questa grande opportunità
2015 crisi economica, quello che sta succedendo farà del 2007/08 un pallido ricordo
Economia mondiale, la recessione è iniziata
http://www.ticinolive.ch/2015/10/29/economia-mondiale-la-recessione-e-iniziata-2/
la Nato la sua inattualità è così chiara che ci vuole molta pancia per far finta di niente
DI GIANLUCA DI FEO30 ottobre 2015
Una colossale esercitazione con ogni genere d’armamento hi-tech che ha indisposto pacifisti e ambientalisti. E che non convince nemmeno un ufficiale di lungo corso. «È un inutile spreco di risorse, che non serve assolutamente a nulla», sentenzia il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, il più autorevole think tank strategico italiano.
Tricarico è stato comandante dell’Aeronautica e poi consigliere militare dei premier D’Alema e Berlusconi. Ma soprattutto ha avuto la regia della campagna aerea Nato sul Kosovo nel 1999, l’unico conflitto vinto esclusivamente con l’utilizzo dei raid dal cielo. Un’esperienza che è stata superata dagli insuccessi di quattordici anni di lotta contro le insurrezioni islamiste.
«Un’esercitazione per essere definita tale deve operare su uno scenario realistico, quanto più simile a quello in cui ci si può trovare a combattere. È lapalissiano.Altrimenti si tratta solo di uno spreco di risorse ed energie», taglia corto il generale Tricarico. «Il piano di Trident Juncture conta 203 pagine ma non c’è nessun contatto con le situazioni concrete con cui ci si è confrontati. Si ipotizza un conflitto simmetrico che io non riesco a vedere all’orizzonte».
Insomma, una guerra tradizionale che può avere un unico avversario: la Russia di Vladimir Putin. «Quelli dell’esercitazione sono scenari ammuffiti, da guerra fredda, che mostra una situazione di sudditanza verso gli interessi statunitensi, a cui aderiscono totalmente i nuovi membri della Nato, come la Polonia e i paesi baltici, e a cui anche l’Italia continua ad accodarsi».
La rilevanza della questione è particolarmente seria per le nostre forze armate: i tagli ai bilanci hanno inciso soprattutto sui fondi per l’addestramento «mentre finiamo per sprecare le poche risorse per una manovra che non ci insegna nulla».
Perché il vero problema a cui la Nato non è ancora riuscita a dare una risposta sono le guerre asimmetriche, quelle combattute in Iraq, in Afghanistan e in Siria. Dove - e lo sostiene un pilota ed ex comandante d’aviazione - lo strumento aereo si è dimostrato inefficace. «Lo si vede anche con i bombardamenti russi a sostegno di Assad, non bastano i caccia per conquistare il controllo della situazione. Servono strategie e tattiche nuove, che nessuno sta sperimentando e provando sul campo. E un modello diverso per coordinare azioni militari e politiche, evitando di ripetere la lunga catena di errori commessi fino a oggi».
Tra questi errori Tricarico sottolinea anche l’operazione libica del 2011, dove i jet della Nato hanno spazzato via il regime di Gheddafi senza costruire un’alternativa e questo anche a causa delle decisioni autonome prese in quell’occasione da Francia e Gran Bretagna: «Anche oggi in Libia c’è il pericolo di azioni isolate e non concordate da parte di singole nazioni, che inseguono interessi propri. Ma non so a cosa possano arrivare. È una missione praticamente impossibile. Il potere aereo ha dimostrato di non incidere nei conflitti asimmetrici. E invece di sprecare soldi e carburante contro nemici che appartengono al passato, bisognerebbe concentrarsi sulle sfide del presente».
Telecom è un'azienda strategica, Voi non dovete vigilare ma dovete farla diventare italiana
ROMA (Reuters) – Il governo segue “attentamente” l’evoluzione della vicenda Telecom Italia.
È quanto afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, in una nota emessa da palazzo Chigi dopo che l’uomo d’affari francese Xavier Niel ha accumulato in due giorni una partecipazione potenziale nel gruppo telefonico del 15,143%, seconda partecipazione subito dopo il 20% di Vivendi.
“L’interesse del Paese è che qualsiasi cambiamento nella composizione dell’azionariato, che naturalmente deve attenersi a corrette regole di mercato sulle quali le Autorità preposte alla trasparenza, alla regolazione e alla tutela della concorrenza svolgono funzioni di controllo, risponda a criteri di rafforzamento industriale di una società, come Telecom, strategica per lo sviluppo del sistema di telecomunicazioni italiano”, aggiunge De Vincenti.
Bollette elettriche, Voi non fate pagare un servizio ma rubate senza ritegno
di Redazione
30 ottobre 2015
Bollette dell’energia elettrica. Negli ultimi anni, gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota crescente e sempre più significativa della spesa totale annua a carico degli utenti finali pari al 24% in più sulla bolletta. Con l’aggiunta delle imposte il prezzo finale aumenta di altre 13 euro. Ogni anno, tra imposte e oneri di sistema, il consumatore domestico di energia elettrica spende in più 190 euro. ”Se gli oneri sono giusti, perchè non rendere leggibili le fatture?”.
”Abbiamo analizzato nel dettaglio i costi che vanno a gonfiare il prezzo finale dell’energia elettrica, come avviene per la benzina e la rete idrica, – precisa laFedercontribuenti -, dimostrando o sbugiardando chi urla ai bonus o alle agevolazioni frutto di un taglio agli sprechi. In realtà è ogni singolo contribuente chestanzia ulteriori soldi dal proprio reddito per i bonus e le agevolazioni come elencheremo di seguito. Senza energia elettrica non si può stare e abusandodi ciò costringono i contribuenti a pagare di tasca propria anche la propaganda politica.
Dal 2016, ogni anno e ogni contribuente titolare di una fornitura di energia elettrica pagherà in tutto300 euro in più tra imposte, oneri e canone Rai. Non parleremo nel dettaglio del caso Sogin che tra il 1999 ad oggi ha lapidato oltre 900 miliardi in gran parte ricavati dal sovrapprezzo in bollettae che la Cassa conguaglio provvederà all’erogazione alla Sogin di ulteriori 20 milioni di euro entro il 30 ottobre 2015; 50 milioni di euro entro il 23 dicembre 2015. Se tali oneri a carico dell’utente finale sono giusti ed equi, perchè rendere di difficile lettura le bollette elettriche?”.
Gli oneri generali sono applicati come maggiorazionedella tariffa di distribuzione in maniera differente per tipologia di utenza, ad esempio la componente A2 pesa di più sui clienti domestici e le piccole imprese servite in bassa tensione, la A4 sui clienti non domestici mentre la As è applicata uniformemente a tutti.
Le quote vengono stabilite ogni 3 mesi con specifici provvedimenti normativi. Il gettito raccolto viene trasferito su Conti di gestione istituiti dalla Cassa conguaglio per il settore elettrico; fanno eccezione la componente A3 che affluisce per circa il 98% direttamente al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e la componente As, per la quale i distributori versano alla Cassa solo la differenza tra il gettito raccolto e i costi sostenuti per il riconoscimento del bonus (se la differenza è negativa, viene riconosciuta al distributore).
All’1 aprile 2015, il prezzo dell’energia elettrica per un consumatore domestico residente, con consumi annui di 2.700 kWh e 3 kW di potenza, era pari a 16,03 c€/kWh al netto delle imposte e a 18,52 c€/kWh al lordo delle imposte. I corrispettivi a copertura dei costi di approvvigionamento e di commercializzazione dell’energia elettrica ad aprile 2015 presentano un’incidenza sul prezzo lordo pari al 44,7%.
Per il settore elettrico, gli oneri generali di sistema sono:
A2 a copertura degli oneri per il decommissioning nucleare; La A2 è destinata alla copertura dei costi per lo smantellamento delle centrali nucleari dismesse, alla chiusura del ciclo del combustibile nucleare e alle attività connesse e conseguenti, svolte dalla societàSogin. Secondo quanto previsto dalle leggi finanziarie 2005 e 2006, una parte del gettito della componente A2, pari a circa 100 milioni l’anno, viene destinato al bilancio dello Stato. Nessuno è in grado di stabilire, dal 1999 ad oggi, quanti miliardi dei contribuenti son finiti alla Sogin per non aver svolto il proprio compito.
A3 a copertura degli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate; E’ la più consistente fra gli oneri di sistema e finanzia sia l’incentivazione del fotovoltaico sia il sistema del Cip 6, che incentiva le fonti rinnovabili e assimilate (impianti alimentati da combustibili fossili e da combustibili di processo quali scarti di raffineria etc. La componente A3 finanzia inoltre: lo scambio sul posto, il ritiro dedicato dell’energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili o non rinnovabili sotto i 10 MVA;il ritiro da parte del GSE dei certificati verdi CV invenduti nell’anno precedente; la copertura degli oneri CV per gli impianti assimilati in convenzione CIP 6/92 non cogenerativi; la copertura degli oneri CO2 per gli impianti assimilati in convenzione CIP 6/92; la tariffa omnicomprensiva per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili (feed in). L’incidenza di questi incentivi sulla spesa delle famiglie aumenta con il crescere dei consumi.
A4 a copertura delle agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario; La componente A4 è nata per coprire le agevolazioni per la fornitura di energia elettrica ad alcune aziende con alti consumi, individuate per legge. Nel tempo le agevolazioni sono state eliminate e, ad oggi, riguardano solo Rete Ferroviaria Italiana che paga un corrispettivo ridotto per l’energia elettrica (“senza limiti temporali”) e non deve pagare gli oneri ad eccezione della MCT.
A5 a sostegno alla ricerca di sistema; La A5 finanzia la ricerca svolta nell’interesse del sistema elettrico nazionale.
As a copertura degli oneri per il bonus elettrico; La componente As è destinata alla copertura del bonus elettrico per i clienti domestici in stato di disagio fisico o economico. E’ applicata agli utenti domestici e non.
Ae a copertura delle agevolazioni alle industrie manifatturiere ad alto consumo di energia; E’ destinata a finanziare le agevolazioni alle imprese manifatturiere con elevati consumi di energia elettrica prevista dall’art. 39 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83. L’agevolazione corrisponde a una riduzione tra il 15% ed il 60% sulle componenti A degli oneri di sistema (A2, A3, A4, A5 e AS) alle imprese che consumano almeno 2,4 GWh l’anno e hanno un costo dell’energia elettrica utilizzata pari ad almeno il 2% del fatturato. Le agevolazioni vengono applicate solo ai prelievi in Media ed Alta Tensione.
UC4 a copertura delle compensazioni per le imprese elettriche minori; La UC4 serve per coprire i maggiori costi di 12 piccole aziende elettriche che operano sulle isole minori. Nel 2009, i benefici sono stati estesi anche alle aziende elettriche distributrici con meno di 5.000 clienti.
Le imprese elettriche minori che beneficiano del gettito della componente sono: Isola di Capri, Centrale di Capri, SIPPIC; Isola del Giglio, Centrale Campese, Società Impianti Elettrici S.I.E. Srl; Isola di Favignana, Impianto di Favignana, SEA Società Elettrica di Favignana S.p.a.; Isola di Lampedusa, Centrale elettrica – Lampedusa, S.EL.I.S. Lampedusa S.p.A. Isola di Levanzo, Levanzo, Impresa Campo Elettricità I.C.EL. S.r.l. ; Isola di Linosa, Centrale elettrica – Linosa, S.EL.I.S. Linosa S.p.A., Isola di Lipari, Centrale SEL, Società Elettrica Liparese S.r.l.; Isola di Marettimo, Centrale elettrica – Marettimo, S.EL.I.S. Marettimo S.p.A. Isola di Pantelleria, Centrale elettrica – Pantelleria, S.MED.E. Pantelleria S.p.A. ; Isola di Ponza, Centrale Cesarano e Centrale Le Forna, Società elettrica Ponzese S.p.A.; Isola di Ustica, Centrale Ustica, Impresa Elettrica D’Anna & Bonaccorsi s.n.c ; Isole Tremiti, Centrale “Germano Giacomo”, Germano Industrie Elettriche S.r.l. Nola (NA), SNIE SpA – Società Nolana per Imprese Elettriche; Ortona Odoardo Zecca s.r.l.
UC7 per la promozione dell’efficienza energetica negli usi finali; La componente UC7 è destinata alla copertura degli oneri derivanti da misure ed interventi per la promozione dell’efficienza energetica negli usi finali.
MCT a copertura delle compensazioni territoriali agli enti locali che ospitano impianti nucleari all’interno dei servizi di rete vengono applicate anche due ulteriori componenti perequative; La componente MCT finanzia le misure di compensazione territoriale a favore dei siti che ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare e, in futuro, il deposito nazionale delle scorie. Dal 2005, circa il 70% del gettito della componente MCT è destinato al bilancio dello Stato. E’ il CIPE, sulla base di un decreto del Ministro dell’ambiente, che determina quali siti hanno diritto alla compensazione.
UC3 a copertura degli squilibri dei sistemi di perequazione dei costi di trasporto dell’energiaelettrica sulle reti di trasmissione e di distribuzione, nonché dei meccanismi di integrazione, espressa in centesimi di euro/kWh.
UC6 a copertura dei costi riconosciuti derivanti da recuperi di qualità del servizio
http://www.pupia.tv/2015/10/home/bolletta-elettrica-dal-2016-piu-300-euro-a-utente-domestico/32299
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Telecom azienda strategica deve essere italiana, adesso ora subito il governo pagliaccio tiri fuori i miliardi anche in disavanzo e compri la Telecom, altrimenti siete solo dei parolai, bla bla bla
Le colpe di Renzi che nessuno dice Zaccheo
sabato 31 ottobre 201 5
È francamente insopportabile questa specie di “cordoglio” levatosi attorno al “blitz” con cui, da un giorno all'altro, il francese Xavier Niel è “emerso” nel capitale di Telecom Italia come azionista al 15,14%. Ed è irritante lo sconcerto col quale si sottolinea come due gruppi transalpini ormai controllino, insieme anche se parrebbe non di concerto, più del 35% del capitale di Telecom, oltre un terzo del capitale. Telecom si chiama ancora “Italia” per convenzione, ma in realtà, per colpa di una sfilza di imbarazzanti insipienze che purtroppo il governo Renzi non ha voluto o saputo sanare - e sì che avrebbe potuto! - non è più italiana dal 2007 , e forse sarebbe diventata comunque straniera anche se non ci fosse stato lo “scippo” istituzionale con cui il governo Prodi, d’accordo con Mediobanca, soffiò in quell'anno il controllo della Pirelli di Tronchetti.
Dal 2007 a qualche mese fa in Telecom ha spadroneggiato un socio straniero, la spagnola Telefonica, “coperto” da Mediobanca che aveva al suo seguito passivo le Generali e al seguito concorde Intesa San Paolo. Si era erroneamente ritenuto che, con Telefonica, Telecom potesse sprigionare sinergie: in realtà l’unica sinergia che stava a cuore al colosso spagnolo era quella di bloccare l’espansione della partecipata italiana in Sud America, dove aveva interessi prevalenti, e magari diventare socio di controllo unico (scalzando dalla holding Telco gli italiani), ma a patto di spendere pochi soldi. Il peso di Telefonica ha imbrigliato la visione strategica di Franco Bernabè, il presidente, che qualcosa di nuovo avrebbe voluto fare, ma non è mai stato messo nelle condizioni di farlo.
L’attuale presidente Giuseppe Recchi, che a sua volta ha una lucida visione del mercato delle telecomunicazioni del futuro, è entrato in azienda puntando sulla possibilità che dopo l’uscita di Telefonica e di Mediobanca l’azionariato restasse diffuso, sul modello delle “public company ” americane a lui tanto care. Ma evidentemente, con le modeste dimensioni di Telecom, questo scenario non era possibile: e infatti oggi nel capitale della ex Sip ci sono ben due soci forti di controllo. Per far cosa siano entrati - se solo speculazione o business di lungo periodo - non è ancora chiaro. Ma certamente sono loro che in futuro potranno, volendo, comandare.
La Stet con dentro Telecom, un’azienda bellissima, all'avanguardia nel mondo per brevettazioni, piena di soldi, è stata privatizzata malissimo nel ‘97 dal governo Prodi (ministro Ciampi, ahimè per tanti altri versi benemerito ma non per questa prodezza) ricavandone la misera di 14 miliardi di euro ed è stata affidata alle mani di ricotta di un nocciolino pseudo-duro incapace di reagire all’Opa di Colaninno e Gnutti. Questi ultimi, insensatamente (anzi, interessatamente) benedetti dal Pd di Massimo D’Alema, hanno, sì, fatto una bella operazione finanziaria, la più ricca Opa mondiale del momento: peccato che l’hanno fatta sulla pelle dell’azienda, sfruttandone la pingue cassa e tarpandone la capacità d’investimento. L’azienda non si è mai più sostanzialmente ripresa da quella batosta, lo stesso Tronchetti - la cui gestione ha diviso gli animi tra detrattori ed estimatori, ma certamente aveva una direttiva strategica - nel 2007 era a un passo dal sottoscrivere un accordo epocale con Sky che avrebbe portato a Telecom quell'integrazione con i media tuttora invano cercata, ma che in compenso avrebbe anche dato a un colosso straniero un peso comunque determinante nell’azionariato.
Recentemente la situazione di Telecom è migliorata, sia grazie a una gestione opaca ma accorta che - soprattutto - al crollo dei tassi d’interesse. Peccato che questa migliorata realtà non sia sfuggita agli speculatori, ed eccone due spuntare come funghi nel capitale: Bollorè, il patron di Vivendi, certo, ma anche un uomo dall’irsuto pelo sullo stomaco, capace di trarre il grosso dei suoi ricavi dalla gestione della logistica nei porti di tutta l’Africa del Nord e occidentale, un mestiere da avventuriero con tanto di milizia priv ata e sgherri in ogni dove. E Niel, un altro personaggio celebre per i suoi blitz più finanziari che industriali.
Ma perché anche il governo Renzi ha colpe? Semplice, perché anziché ingarbugliarsi con la Cassa depositi e prestiti in un inverosimile progetto di rete a banda ultralarga - non si è mai capito se alternativa o complementare a quella che sta facendo Telecom - non doveva far altro che nazionalizzare la rete Telecom, per mettere in salvo - come è stato ben fatto nei casi della rete elettrica di Terna e della rete del gas di Snam - l’infrastruttura più strategica di tutte per l’economia digitale, che deve essere sana e forte per il bene del Sistema-Paese, lasciando in balia dei corsari di Borsa solo l’azienda di servizi, un peccato comunque ma almeno innocuo rispetto alla rete. Macchè. E adesso, imbarazzato, non sa che dire, né tantomeno che fare. Prendiamone atto: un altro pezzo dell’economia del nostro Paese è passato sotto bandiere straniere. Non credete a chi dice che nelle multinazionali conta la sede del quartier generale e la cittadinanza dei capi, più che la bandiera dei soci. Non è vero. Innanzitutto perché Telecom Italia non è una vera multinazionale; e poi perché i soci stranieri fanno i loro interessi, anche oltre e contro quelli del Paese in cui operano. È andata sempre così, la storia anche recente della finanza internazionale ne fornisce milioni di prove.
http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2015/10/31/TELECOM-ITALIA-Le-colpe-di-Renzi-che-nessuno-dice/651523/