il vertice
Post Expo, nuova governance
Ma non ci sarà il commissario
Il governo entra in Arexpo con il 40 per cento di quote. Non ci saranno super poteri per il “fast post”: mancano i tempi
di Paola D’Amico
Arriva il governo ma il commissario per il post Expo non ci sarà.
Da ieri si volta ufficialmente pagina: archiviata Expo (e la società di
gestione), comincia l’era di Arexpo, la società proprietaria dei
terreni che con l’ingresso del ministero delle Finanze cambia fisionomia
e forma per la gestione del progetto di sviluppo dell’area. Al vertice a
Palazzo Chigi, presenti il ministro Maurizio Martina, il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, il
sindaco Giuliano Pisapia e il governatore Roberto Maroni, è stato
presentato il decreto della presidenza del consiglio che definisce la
nuova governance e le nuove regole: lo Stato entra mettendo 50 milioni
e, grazie a questa ricapitalizzazione esclusiva, si aggiudica circa il
40 per cento delle quote. Comune e Regione scendono a circa 25 per cento
ciascuna, poco meno di 10 andrà a Fondazione Fiera (che resta ancora
nel board, malgrado Fondazione abbia più volte ripetuto di voler uscire
dall’operazione), il pochissimo che avanza viene ripartito fra Comune di
Rho e Città metropolitana.
Il cda passa da 3 a 5 componenti: il presidente sarà designato dal Comune (fra
i 5 idonei il più qualificato pare essere il rettore del Politecnico
Giovanni Azzone), mentre l’ad sarà Giuseppe Bonomi, indicato dalla
Regione. Sulla carta era prevista anche la nomina di un commissario che
avrebbe potuto attuare interventi in deroga per accelerare i tempi visto
che la fase intermedia comincerà da maggio. Ma i rappresentanti del
governo hanno fatto notare che, per questo, servirebbe un nuovo disegno
di legge: quello che aveva nominato Giuseppe Sala, infatti, legava i
suoi poteri all’Expo che si è concluso il 31 ottobre. Ma per un nuovo Dl
servirebbero settimane e quindi tanto vale proseguire così. Difficile
che si riesca a recuperare questa posizione, insomma, per la quale era
stato pensato il nome di Gianni Confalonieri, già sub commissario di
Sala e braccio destro di Pisapia nell’intera partita Expo.
In attesa della ratifica dell’accordo, all’assemblea di Arexpo del 29 febbraio,
il sindaco guarda avanti: «Adesso è tutto pronto per proseguire con
determinazione nell’impegno iniziato nei mesi scorsi per realizzare
nell’area del sito di Rho-Pero il grande progetto innovativo che
comprende il Campus universitario proposto dall’Università Statale,
l’Istituto italiano di Tecnologia e le imprese impegnate nel settore
della ricerca e dell’agroalimentare oltre alla creazione di uno dei più
grandi parchi d’Europa. Un progetto fondamentale — conclude Pisapia —
per il futuro del nostro territorio e dell’intero Paese di cui proprio
Arexpo sarà il soggetto protagonista». Soddisfatto anche Maroni:
soprattutto perché è stata inserita nello statuto la clausola
sollecitata dalla Regione, secondo cui dovranno essere approvate dai
tre soci pubblici all’unanimità le decisioni su modifiche statutarie,
eventuale alienazione delle aree, masterplan del post Expo. E quindi è
scongiurata l’eventualità che due soci possano accordarsi facendo un
dispetto al terzo.
Va all’attacco il
presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo, che torna sullo
scandalo che in Regione ha coinvolto Fabio Rizzi, braccio destro
di Maroni: «Non possiamo in un’aula chiedere le dimissioni del
governatore e a un altro tavolo fare accordi con lui, per altro sul tema
più importante che la nostra amministrazione deve affrontare». E poi:
«Il mio non è un giudizio sui presunti reati, ma solo politico. Forse
dovremmo anche riflettere sull’opportunità di dare poteri a Bonomi che,
con tutto il rispetto alla persona, arriva dallo stesso semicerchio
magico varesotto di Maroni».
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