LA ‘NDRANGHETA E’ PIU’ DEBOLE: ALFANO SMENTITO DA GRATTERI E DAI SERVIZI SEGRETI
A smentire Alfano non c’è solo il Procuratore Gratteri. Indirettamente, lo fanno anche i Servizi Segreti. Questi
i fatti: Il Ministro dell’Interno, quando venne a Reggio Calabria,
dichiarò, incautamente, che la ‘ndrangheta oggi sarebbe più debole e che
la recrudescenza degli atti intimidatori sarebbe una risposta alla
pressione dello Stato.

Affermazione
azzardata, non condivisa da chi la Calabria la conosce bene, ma
soprattutto da chi la ‘ndrangheta la combatte da sempre, a viso aperto,
con coraggio e determinazione, come il Procuratore Antimafia Nicola
Gratteri, che in un’intervista rilasciata qualche giorno fa al
quotidiano on line l’Inkiesta ha dichiarato che: «per vincere
davvero bisogna cambiare le regole del gioco. È improbabile che i boss
di ‘ndrangheta, visto che negli ultimi anni abbiamo arrestato duemila di
loro, si siano riuniti e abbiano deciso di bruciare un po’ di pullman
lì, mettere bombe carta qui, gambizzare e uccidere da un’altra parte.
Per me l’emergenza c’è sempre. Non misuro la presenza o la pervasività
delle mafie dal numero delle macchine bruciate o dai morti a terra. Non è
quella l’emergenza. La ‘ndrangheta che conosco io discute, parla, dà
consigli, formalmente non minaccia ma intimidisce. La ‘ndrangheta che
conosco io è quella che muove tonnellate di cocaina e poi con i soldi
guadagnati condiziona l’economia e quindi la libertà della gente. È
quella che controlla il voto, gli appalti, che dice non solo chi vince
l’appalto, ma anche dove deve essere costruita un’opera pubblica e se
deve essere costruita. Per vincere davvero – continua il magistrato –
bisogna cambiare le regole del gioco. Come dicono nei teatri di guerra,
bisogna cambiare le regole di ingaggio: il codice penale, il codice di
procedura penale, l’ordinamento penitenziario, sempre nel rispetto della
Costituzione. È necessario fare tante di quelle modifiche finché
delinquere non sarà più conveniente. Sono tutte proposte che abbiamo
messo nero su bianco nella Commissione voluta dal Governo, che ho
presieduto a titolo gratuito chiamando i migliori esperti sul campo.
Quello che abbiamo proposto noi, ad esempio, è che tutti i detenuti di
alta sicurezza sentiti a qualsiasi titolo, come indagati, testimoni, o
anche se si devono separare, non vengano trasferiti, ma restino dove
sono sfruttando le videoconferenze. Con una sola modifica si eviterebbe
che i detenuti possano continuare a nuocere e minacciare e si
risparmierebbero 70 milioni di euro l’anno. Immaginiamo quanti uomini
della polizia penitenziaria potremmo assumere con questi soldi. Io
immaginavo, fantasticavo, sognavo che un blocco di queste cose ovvie
passassero velocemente con un decreto legge, il resto con dei disegni di
legge. Purtroppo, forse – conclude Gratteri – non c’è una maggioranza
forte tale da portare avanti queste piccole rivoluzioni».
E tanto
basterebbe a comprendere la superficialità delle affermazioni del
Ministro Alfano. Ma se così non fosse, a smentire la tesi fantasiosa
della ‘ndrangheta indebolita, subentra anche la Relazione sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza
redatta dai Servizi Segreti. Che nel documento dato alle stampe il 15
febbraio scorso, scrivono testualmente che: “la ‘ndrangheta conferma le
sue peculiarità rispetto alle altre organizzazioni criminali mafiose
nazionali. La flessibilità della struttura di tipo orizzontale, a base
familiare, legata alla tradizione ma pronta all’aderenza ai più
diversificati contesti, ha consentito alla criminalità organizzata
calabrese di trasformarsi, nelle sue forme più evolute, in una dinamica e
spregiudicata holding economico-finanziaria. Tale strutturazione rende
la ‘ndrangheta meno vulnerabile all’azione di contrasto rispetto alle
organizzazioni di tipo verticistico e le assicura anche spiccate
capacità di ingerenza politico-amministrativa”. E non serve aggiungere
altro.
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