Banca Etruria e le carte falsificate
I funzionari della Banca Etruria sono
stati accusati dalla Consob per non aver rispettato le direttive europee
falsificando questionari dei propri clienti.

Banca Etruria incastrata dalla Consob
Già dal 2007, ogni operatore finanziario deve per legge far compilare
ai propri clienti il questionario sulla Direttiva sui Mercati degli
Strumenti Finanziari, il cosiddetto MiFID.
Secondo alcune indagini però pare che i funzionari di Banca Etruria
non abbiamo rispettato tale Direttiva Europea, o meglio, l’abbiano
raggirata: tutti i questionari compilati dai clienti della Banca nel
2013 infatti, sono stati falsificati.
Tale raggiro è stato coperto dalla Consob che ben
sapeva delle alterazioni al ribasso sui test nella percentuale di
capitale investito, ma nonostante questo ha dato parere favorevole.
Percentuali di capitale modificate
Secondo i direttori delle filiali, l’ordine di modifica dei capitali investiti veniva dall’alto. La Banca Etruria necessitava di liquidi in tempi brevissimi ed è per questo che i bond
venivano messi sul mercato velocemente. Se inizialmente le indagini
della Procura di Arezzo avevano portato alla luce le modifiche
effettuate solo sui dati anagrafici dei clienti, ora si è scoperto che i
dati sui cui avevano messo mano i funzionari erano anche quelli
riguardanti i capitali investiti: le cifre venivano modificate in modo
che apparissero più basse rispetto a quelle effettivamente investite. Si
parlava di piccole percentuali di investimento come 15%, quando invece
venivano richiesti l’80 o il 90 % agli investitori.
L’approvazione del Consob
La Commissione Nazionale per le Società e la borsa, è nata per
vigilare sulla gestione dei mercati da parte delle società, affinché sia
sempre garantita la trasparenza dei servizi offerti agli investitori
Nonostante ciò, la Guardia di Finanza ha appurato che nell’affare di Banca Etruria la Consob
non ha agito nel migliore dei modi. Infatti, nonostante dovesse
garantire la trasparenza e la sicurezza a coloro che investono i loro
risparmi, ha pensato di omettere il dettaglio della non convenienza di
investire su una banca che non avrebbe potuto garantire alcun rimborso
sulle obbligazioni poiché quegli stessi rimborsi sarebbero serviti a
salvarsi dal progressivo tracollo.
Tarda presa di coscienza
Secondo il commissario liquidatore Giuseppe Santoni il problema più
grosso è stato non rendersi subito conto del tracollo e delle sofferenze
che si sarebbero generate con la perdita di oltre cento milioni di
euro. Nominato per portare avanti l’azione di responsabilità di una Banca
che ormai ha perso la licenza bancaria, Santoni affiancato dalla
commissione tecnica dovrà cercare di apportare significativi cambiamenti
nelle sorti di coloro che hanno visto i loro risparmi andare
letteralmente in fumo. Per far ciò bisognerà però nominare un perito di
parte che analizzi la mala gestione che ha portato al dissesto
dell’istituto, e presentare poi la documentazione che attesti le cause
del crollo di due miliardi e ottocento milioni di crediti che hanno
causato la distruzione dell’intero patrimonio di Banca Etruria.
Chi dovrà pagare per il dissesto?
La parte relativa alle accuse spetterà poi a Banca Italia,
che una volta ricevute tutte le carte dovrà analizzare i soggetti
contro cui promuovere la causa. I soggetti su cui puntare saranno coloro
che hanno gestito la situazione prendendo errate decisioni. L’obiettivo
sarà cercare di recuperare almeno parte del danno subito, orientando i
frutti delle azioni di responsabilità a beneficio dei risparmiatori.
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