Editoriali
10 Giu 2016
Angelo Greco
Canone Rai: unica tassa contro cui è vietato il ricorso al giudice
La trappola fiscale: l’unico modo per superare la presunzione di possesso della tv è l’invio nei termini dell’autocertificazione; non è possibile opporsi all’accertamento fiscale e alla sanzione.
Chi non è tenuto a pagare il canone Rai (per esempio perché già paga un altro familiare dello stesso nucleo familiare o perché non ha la televisione), ma, nello stesso tempo, non ha potuto inviare l’autocertificazione all’Agenzia delle Entrate entro i termini di legge (dal 1° luglio al 31 gennaio dell’anno successivo), in caso di accertamento fiscale e successiva sanzione non potrà mai fare ricorso al giudice. Questo perché, la legge di Stabilità 2016, che ha riformato la disciplina sul canone Rai, contiene un sé una vera e propria trappola fiscale: l’unico modo – dice espressamente la norma – per vincere la presunzione di non possesso della televisione è quella di inviare la suddetta autocertificazione. Se ciò però no avviene, non c’è più modo di dimostrare il contrario, anche dinanzi a un giudice e con prove inoppugnabili che confermano le proprie ragioni. Insomma, il diritto a non pagare scatta solo con la prova dell’adempimento formale dell’invio della comunicazione all’Agenzia, mentre qualsiasi altra prova non potrà essere presa in considerazione dal giudice.
È questa l’aberrante conclusione che porta con sé la riforma del canone Rai, da noi già denunciata nello scorso mese di marzo (leggi “L’autocertificazione per non pagare il canone Rai: la trappola fiscale”). Avevamo sollevato la questione anche durante la trasmissione televisiva “Tagadà” in onda su La7 il giorno 11 aprile (vedi il video della diretta sotto il presente articolo, a partire dal minuto 2:05). In quella sede, un parlamentare presente in televisione, esponente della maggioranza, aveva ammesso pubblicamente l’errore contenuto nella legge. “Il sottosegretario Giacomelli ha promesso un tempestivo intervento normativo” per rettificare la legge, aveva dichiarato. Intervento che, neanche a dirlo, non è più stato fatto. È infatti uscito, come sappiamo, il decreto attuativo del canone Rai e nessuna marcia indietro è avvenuta a riguardo.
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