il voto
De Luca trionfa e strega la Campania, crolla il Partito Democratico
A Salerno 26 seggi su 32 a
Napoli senza il simbolo del partito e gli “uomini del presidente”,
Lettieri e Motta, vanno al ballottaggio Ma il gruppo del governatore non
piace al premier e a Orfini
di Carlo Pecoraro
Vincenzo De Luca e Enzo Napoli (Foto Sgpress)
SALERNO. Dopo il crollo di Valeria Valente a Napoli, il premier e segretario del Partito democratico, Matteo Renzi
si accorge – e solo ora – che nel capoluogo campano c’è un problema Pd.
Ma esiste il Partito democratico in Campania? E se sì, che partito è?
Chi lo governa? Chi decide? Chi sposta i voti e a che prezzo lo fa? È
giusto ancora parlare di Pd o sarebbe il caso di parlare, oggi, del
partito del governatore Vincenzo De Luca? Lo sceriffo “vince” a
Napoli e Battipaglia e a mani basse a Salerno. E piazza i suoi candidati
a Giffoni Valle Piana, a Montecorvino Pugliano e Castellabate.
Cosa c’è dietro l’affermazione bulgara delle liste collegate
al presidente della Regione, che qui ha trasformato il Pd in qualcosa
di diverso, qui è il Partito deluchiano. E poi ci sono gli errori
terribili delle opposizioni. Con questo quadro De Luca avrà vita facile
anche negli anni a venire
L’ira di Renzi. Dopo che la candidata dei “giovani turchi” non arriva
al ballottaggio, Renzi diventa nervoso e dichiara: «Il risultato
peggiore del Pd è a Napoli, è un risultato che riguarda la città dove il
Pd non riesce a esprimersi al meglio». E così il premier-segretario
lancia il suo anatema: «C’è bisogno di una soluzione commissariale molto
forte». Lo dice dopo aver ignorato gli appelli di Antonio Bassolino
– che pure aveva alzato la guardia in più occasioni – e lo fa dopo che
il neo governatore De Luca, per sedersi sulla poltrona di Palazzo Santa
Lucia, ha imbarcato nelle sue liste la qualunque, compresi gli
“impresentabili” di Rosy Bindi. Renzi strepita pur sapendo il feeling tra Gianni Lettieri (centrodestra) e il governatore; e a Battipaglia, con Gerardo Motta (pure lui centrodestra), sul cui altare sacrifica il segretario provinciale Nicola Landolfi.
Ma a Renzi, si sa, piace vincere. E se il Pd lo fa infarcendo le liste
di nomi borderline e nominando consulenti quelli che il Pd stesso non ha
voluto candidare (Franco Alfieri), il premier-segretario fa come
le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Il problema
sostanziale, dicono gli osservatori interni, è che in Campania, il Pd a
cui fa riferimento l’ex sindaco di Firenze, non c’è. Non c’è mai stato. E
passato dalle mani di Bassolino a quelle di De Luca e sempre sotto la
supervisione di Ciriaco De Mita.
Il Pd secondo De Luca. Definiva i vertici «anime morte» rinchiuse nei
palazzi romani. Tra l’ex sindaco di Salerno e il partito, non c’è mai
stato tanto feeling quanto in quest’ultimo periodo con Renzi. Il simbolo
non lo ha mai esposto in nessuna competizione cittadina per 23 anni.
Qualcuno gliel’ha rimproverato ma lui ha sempre fatto spallucce. Anche i
parlamentari salernitani, alla fine, tous ensemble con De Luca. Solo l’ex senatore Alfonso Andria (Pd) provò a contrastarlo nel 2006 ma non ebbe il piacere del simbolo del partito. E l’ex parlamentare Pd, Guglielmo Vaccaro occupò la sede di via Manzo per protestare contro le primarie. Oggi Vaccaro è con Corrado Passera.
Insomma tutto il veleno scagliato negli anni contro la segreteria
nazionale o l’ex governatore Bassolino si è digerito davanti a quelle
percentuali bulgare che a Bersani così come a Renzi, hanno fatto bene
alla salute politica. E ora anche il presidente Matteo Orfini
alza la voce sul voto di Napoli. È lo stesso Orfini che qualche primaria
fa venne a Salerno a fare da censore del deluchismo, salvo poi
accodarsi anche lui a Renzi-De Luca. Il presidente nazionale del Pd
prova a stigmatizzare l’alleanza con i verdiniani di Ala («I due casi in
cui c’era una alleanza con Ala è evidente che non sono andati bene»).
Ovviamente non ha detto nulla alle Regionali quando i cosentiniani del
senatore Vincenzo D’Anna erano tutti con De Luca. Anche Orfini
spiega che «il problema è il Partito democratico». E anche lui non
capisce che il Pd, in Campania, ha un solo nome e cognome: Vincenzo De
Luca.
http://lacittadisalerno.gelocal.it/salerno/cronaca/2016/06/07/news/il-modello-de-luca-strega-la-campania-1.13618786
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