Muos, quel “legittimo” abuso nella sughereta di Niscemi

Come faranno a spiegare a Barack Obama che l’impianto di trasmissione satellitare ubicato nella sughereta di Niscemi ha ottenuto il nullaosta di un tribunale, il Consiglio di giustizia amministrativa, ed è perciò stato giudicato “legittimo”, ma mantiene il “fumus” del reato penale e pertanto il dissequestro dell’impianto non può essere concesso. Se un’opera è stata realizzata legittimamente può essere “abusiva” e quindi penalmente perseguibile?
Il tribunale penale giudica gli autori del reato, non i manufatti. E quindi, a rigor di logica, sul banco degli imputati, quindi sotto vincolo, dovrebbero esserci semmai solo coloro che hanno autorizzato l’opera abusiva, e non l’impianto di trasmissione satellitare.
I quesiti non finiscono qui. Se ci sono diversità di vedute fra i poteri dello stato, dovrebbe essere la Corte costituzionale, a decidere in via definitiva, evitando che il conflitto si protragga all’infinito con danno per tutte le parti in causa.
Altro interrogativo: esiste in Italia una prerogativa in capo allo Stato, una “ragion di Stato”, una priorità concessa ai presidi di sicurezza? E infine: se la Marina militare Usa può costruire una base di ascolto in Sicilia grazie ad un patto sottoscritto fra i governi, il rispetto del patto può essere sottoposto al vaglio di un tribunale?
L’abuso “legittimo” della sughereta di Niscemi è una sciarada piuttosto che una ingarbugliata vicenda giudiziaria nella quale sono coinvolti il Ministero della Difesa italiana e l’Avvocatura dello Stato, formalmente, la Procura della Repubblica e il Tribunale di Caltagirone, competente per territorio all’epoca dei fatti, il comune di Niscemi, e la Regione siciliana.
Tutto comincia con l’autorizzazione alla realizzazione dell’impianto, concessa dalla Regione siciliana, poi “ritirata” e quindi riproposta. L’Avvocatura dello Stato si è trovata perciò nella inusitata controversa posizione di un organo di difesa e di “offesa” nei confronti della Regione, in rappresentanza dello Stato, a seconda del ruolo che la Regione è andata assumendo.
Ora, se tutto questo è difficile da comprendere e spiegare ai cittadini italiani, che hanno il dovere di conoscere i rudimenti della legge, ma non quello di interpretarne i paradossi, figuriamoci Oltreoceano, dove registrano la difficoltà di “completare” il progetto planetario di monitoraggio delle informazioni satellitari attraverso i cinque mega impianti, già realizzati, ma non utilizzabili per via del sequestro, deciso e mantenuto dal Tribunale di Caltagirone, della struttura niscemese.
Resta da ricordare che il Consiglio di Giustizia amministrativa ha fondato il suo giudizio di legittimità sulla base di una “verificazione sull’impianto” di eventuali danni alla salute delle persone disposto dallo stesso Cga. Per un mese sono stati misurati i parametri delle onde elettromagnetiche e sulla base dei risultati gli esperti hanno espresso un parere favorevole. Che un’associazione invece, non ha condiviso, trovando la Procura di Caltagirone e il Tribunale dello stesso avviso.
Le decisioni del Cga di Palermo, osserva, il Tribunale di Caltagirone, che dà ragione alla Procura, “non sono idonee a determinare l’automatica insussistenza del carattere abusivo dell’opera e, dunque, del fumus del reato contestato”. La motivazione del sequestro è inequivocabile: “il periculum in mora per i reati paesaggistici” nella realizzazione “dell’opera asseritamente abusiva sull’equilibrato e ordinato assetto territoriale”.
Il 10 ottobre, nuova udienza del Processo a Caltagirone, davanti al giudice monocratico. Sul banco degli imputati un dirigente della Regione siciliana e sei imprenditori che devono rispondere di abusivismo edilizio e violazione delle leggi ambientali.
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