L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 21 maggio 2016

Bernie Sanders - sistema sanitario nazionale, reintroduzione delGlass-Steagall Act, università pubblica gratuita, un salario minimo subito portato a 15 dollari l’ora






Bernie Sanders: il sogno americano
SCRITTO DA AURELIO LENTINI IN DATA 20 MAGGIO 2016


Sen. Bernie Sanders (AP Photo/Carolyn Kaster)
Bernie Sanders è quello che gli Stati Uniti d’America non sono mai stati, e forse non saranno mai: la speranza di un mondo più giusto. Il successo dirompente del Senatore del Vermont passato da candidato marginale e sognatore screditato a unico avversario, piuttosto fastidioso, per una Hillary Clinton dalla pessima cera, è destinato a fare storia.

Bernie Sanders ha sfondato tra i giovani americani, con parole chiave semplici che parlano la lingua dei problemi veri: eguaglianza tra sessi, razze e religioni;lavoro, clima, sanità. Ma soprattutto coerenza. Forse è questa la dote più carismatica, il premio per una vita (Sanders ha 74 anni) passata all’insegna della lotta per i diritti. Fin da quando era un giovane studente, Bernie ha mantenuto un profilo coerente, limpido, per certi versi potremmo dire puro: da quando si batteva per la parità tra bianchi e neri e manifestava contro la guerra in Vietnam, a quando autorizzò il primo Gay Pride come sindaco di Burlington; da quando si opponeva alla follia del maccartismo a quando fu uno dei pochissimi a votare contro l’intervento in Iraq dopo l’11 settembre Bernie è rimasto lo stesso. È maturato, naturalmente, ha i capelli bianchi e la schiena un po’ curva, ma è sempre quel socialista democratico che ha in testa un’idea ben precisa di come dovrebbero andare le cose nel mondo e nella sua America.

Al di là del risultato delle primarie Bernie Sanders ha già ottenuto il successo di animare lo scontro politico alla base di un Partito Democratico in stato vegetativo, che ora sembra essere galvanizzato pur essendo stato spaccato in due dal meteorite Sanders. Dopo la vittoria di qualche giorno fa in Oregon (con il53,6%), Bernie ha infatti annunciato che correrà fino alla fine e che darà battaglia alla Convention Democratica. Il suo scopo non è tanto quello di vincere la corsa alla Casa Bianca, o meglio non solo, ma soprattutto quello di dare atto a una rivoluzione politica senza precedenti, per ottenere cambiamenti che provengano dal basso e colpiscano al cuore i mostri sacri, e orrendi, della politica americana, lobbismo e diseguaglianza in primis.


Il programma Sanders è chiaro: sistema sanitario nazionale (ispirato in parte a quello italiano) improntato alla tutela dei ceti medio bassi, ancora di fatto “esclusi” dalla riforma Obamacare che resta troppo cara; reintroduzione delGlass-Steagall Act, cioè della separazione tra banche e banche d’investimento (la banca prettamente detta si occupa di conservare i soldi e non può investire il denaro versato dai cittadini, le banche di investimento si occupano esclusivamente di fare investimenti), contro l’attuale legge Dodd-Frank che le identifica, e sappiamo con quali conseguenze; università pubblica gratuita pagata con una imposta sulla speculazione a Wall Street; un salario minimo subito portato a 15 dollari l’ora.


Ma soprattutto Bernie Sanders punta alla messa al bando di lobby e grandi finanziatori ai candidati, al fine di ristabilire l’integrità e risanare la democrazia, puntando coerente e testardo contro il vero cancro della democrazia americana che postula il bene comune al soddisfacimento dei grandi interessi privati. Contro questo, Bernie ha attratto più giovani e militanti di quanti ne avesse mossi Obama, puntando sulla partecipazione dal basso e spontanea, ridando loro un’energia e una determinazione che nessun conto in banca può ottenere, ma una grande speranza di cambiare insieme il corso degli eventi sì.

Sono solo sogni? Probabilmente, ma gli Stati Uniti – al netto degli (enormi) difetti – sono anche un popolo di sognatori, di uomini che con il loro esempio, e sacrificio, hanno cambiato in meglio le sorti del mondo. Perciò c’è bisogno di Bernie Sanders. Ora e sempre #bernierevolution .

Strategia della Tensione - la Consorteria Guerrafondaia Statunitense marcia decisa verso i suoi obiettivi, e il mondo farebbe bene a preoccuparsi seriamente #No3GuerraMondiale

ESTERI
AEREO EGYPTAIR/ Giulietto Chiesa: sono stati i neocon Usa per colpire Hollande e al Sisi
INT.Giulietto Chiesa

venerdì 20 maggio 2016
Un Airbus della compagnia EgyptAir con a bordo 66 persone si è inabissato ieri tra l’isola greca di Karpathos e la costa egiziana dopo essere scomparso dai radar. Tra i passeggeri e l’equipaggio non ci sono superstiti. Il volo era partito da Parigi in mattinata ed era diretto al Cairo. Alle 3.39 del mattino, poco dopo essere entrato nello spazio aereo egiziano, ha iniziato a seguire una traiettoria impazzita. Prima una virata di 90 gradi verso sinistra, quindi una rotazione completa di 360 gradi nella direzione opposta. Due fonti anonime della Casa Bianca citate dalla Cnn hanno affermato che la dinamica del disastro rivela che a bordo del velivolo è esplosa una bomba. Per Giulietto Chiesa, giornalista, commentatore politico ed ex europarlamentare, “non c’è il minimo dubbio sul fatto che sia stato un attentato. E’ una punizione inflitta contemporaneamente all’Egitto e alla Francia”.

Una punizione per che cosa?

La Francia è stata punita in quanto il suo presidente, François Hollande, ha chiesto l’annullamento delle sanzioni alla Russia. Inoltre in questo momento l’obiettivo delle forze che vogliono destabilizzare il mondo è quello di mettere in ginocchio l’Egitto. Dopo avere distrutto Libia e Siria, adesso hanno preso di mira anche il Cairo. Quindi le due cose sono perfettamente coincidenti.

Hollande di recente è stato al Cairo per stringere degli accordi commerciali tra Egitto e Francia. Può avere a che fare con il disastro EgyptAir?

E’ naturale, sono due fatti che vanno insieme. La Francia ha cercato di muoversi per conto suo e ne ha pagato il conto. In grande, si ripete quanto era avvenuto a Enrico Mattei. Siccome è più facile fermare un solo uomo come Mattei che non un intero Paese come la Francia, si incomincia con l’abbatterne un aereo.

Oggi le misure di sicurezza negli aeroporti sono molto rafforzate. Come è stato possibile aggirarle?

I servizi segreti sono in grado di aggirare queste misure. Un tempo li si definivano servizi deviati, mentre oggi sono i padroni della politica in alcuni Paesi chiave. Questi apparati possono superare qualunque ostacolo. Avendo a disposizione sterminate quantità di denaro, possono infatti permettersi di comprare chiunque inclusi pezzi di servizi segreti di Paesi terzi.

Chi c’è dietro ai servizi deviati?

Per capire di chi sto parlando, basta andare per esclusione togliendo Russia e Cina. Ci sono forze che vogliono annichilire la Francia ogni volta che l’Eliseo cerca di alzare la testa. Queste stesse forze hanno l’obiettivo di creare il caos in tutto il Medio Oriente, e nello stesso tempo vogliono la guerra con la Russia.

Lei allude a poteri che stanno oltreoceano. Quali nello specifico?

Esiste una coalizione della guerra, rappresentata dai neocon americani e da quanti sono collegati con loro.

Quindi non dipendono da chi oggi è al potere a Washington?

Non necessariamente, anzi non credo.

Fonti dell’amministrazione Obama hanno parlato di una bomba …

Appunto, questo conferma la mia tesi.

Quanto contano oggi i neocon negli Stati Uniti?

I neocon hanno elaborato la strategia politica degli Stati Uniti negli ultimi 15 anni. E’ da lì che vengono l’ispirazione e i soldi che stanno dietro all’abbattimento dell’Airbus EgyptAir.

Come fanno ad avere le risorse per corrompere i servizi segreti degli altri Paesi?

Trovano le risorse ignorando le regole di bilancio. L’Arabia Saudita, che è una filiale della Cia, negli ultimi anni ha accumulato 10-12 trilioni di dollari. E’ quindi uno gioco da ragazzi trovare un miliardo di dollari per corrompere 500 agenti di polizia e servizi segreti in modo che mettano una bomba.

Perché i servizi francesi non sono riusciti a sventare l’attentato?

Perché fino a ieri la Francia di Hollande è stata una pedina nelle mani degli Usa. Il fatto che ora Parigi chieda la fine delle sanzioni alla Russia è visto da chi è al potere come una provocazione intollerabile. Il potere infatti non ammette degli alleati a metà.

Il caso Regeni è estraneo a questa vicenda dell’Airbus EgyptAir?

No, il caso Regeni fa parte di questa stessa strategia. L’uccisione del ricercatore italiano è stata montata ad arte per colpire tanto l’Egitto quanto l’Italia, che aveva avviato una politica di riguardo verso il Cairo. Si è creata quindi una trappola politica, nella quale sono caduti naturalmente la stragrande maggioranza dei commentatori italiani. Questi ultimi invece di fare gli interessi dell’Italia, stanno facendo quelli di una cosca mafiosa e criminale che sta organizzando il terrorismo in tutto il mondo.

Perché la politica di Al-Sisi dà fastidio?

Non si vuole colpire Al-Sisi ma l’Egitto in quanto tale. Quest’ultimo non va bene in quanto è un Paese relativamente stabile, e dunque bisogna distruggerlo. Si stanno creando le condizioni per abbattere l’Egitto anche dal punto di vista economico. L’obiettivo è fare saltare Al-Sisi per mettere al suo posto i Fratelli musulmani.

Perché i neocon vogliono creare il caos in Medio Oriente?

Perché gli Stati Uniti stanno precipitando a una velocità vertiginosa, e i neocon hanno capito che prima che ciò avvenga bisogna mettere tutto il mondo in uno stato di guerra. Se non si fa così l’America perderà il suo ruolo di dominio imperiale.

Se i neocon sono così potenti, perché non riescono a vincere le elezioni Usa?

Come no, le vinceranno eccome.

E con chi?

Se vince la Clinton i loro problemi sono già risolti, in quanto l’ex first lady ha le stesse identiche posizioni dei neocon. Hillary è una guerrafondaia fanatica e pericolosa. Dal momento che è una donna di scarsa intelligenza, come peraltro suo marito, mira al potere e di conseguenza si fa manovrare facilmente.

E se vincesse Trump?

Se vince Trump lo rimetteranno al suo posto come hanno già fatto altre volte, per esempio con Kennedy.

(Pietro Vernizzi)

1999 Bosnia - la Nato si trasforma e comincia a bombardare umanamente popolazione anche usando uranio impoverito

venerdì, maggio 20th, 2016
Uranio: Corte conferma condanna Difesa per morte militare



Uranio impoverito, condannato il ministero della Difesa. La vicenda è quella del caporalmaggiore Salvatore Vacca, morto il 9 settembre 199 a soli 23 anni di leucemia, contratta dopo l’esposizione a munizioni all’uranio impoverito durante la missione in Bosnia. Per la Corte d’appello di Roma, che ha confermato la condanna in primo grado del ministero a risarcire la famiglia del soldato per oltre un milione e mezzo di euro, non ci sono dubbi sulla condotta omissiva per non aver protetto adeguatamente il militare.
Si tratta, spiega Domenico Leggiero dell’Osservatorio Militare, “di una sentenza storica, perché conferma la consapevolezza del ministero del pericolo a cui andavano incontro i militari in missione in quelle zone e sono sicuro che giovedì prossimo in audizione alla Commissione uranio il ministro della Difesa Roberta Pinotti terrà conto di questa decisione”.
Il caporalmaggiore è stato impiegato per 150 giorni in Bosnia come pilota di mezzi cingolati e blindati tra il 1998 e il 1999.
Nella sua attività Vacca ha trasportato munizioni sequestrate, materiale che, scrivono i magistrati, si sarebbe dovuto considerare “come ad alto rischio di inquinamento da sostanze tossiche sprigionate dall’esplosione dei proiettili” e i rischi “si devono reputare come totalmente non valutati e non ottemperati dal comando militare”. Questa condotta omissiva, secondo i giudici, “configura una violazione di natura colposa delle prescrizioni imposte non solo dalle legge e dai regolamenti, ma anche dalle regole di comune prudenza”.
Il militare è morto di leucemia linfoblastica acuta e c’è, secondo la sentenza, la sussistenza del nesso causale tra la malattia e l’inalazione di agenti tossici nel corso del servizio in Bosnia. Nell’organismo del militare, infatti, sono state rintracciate svariate particelle di metalli pesanti non presenti per natura nell’uomo e ciò “è la conferma definitiva del reale assorbimento nel sistema linfatico di metalli derivanti dalla inalazione o dalla ingestione da parte del militare nella zona operativa”.

F-35 - l'opacità si trasmette anche sui costi iniziali e sulla manutenzione

F-35, DANIMARCA: SCOPPIA LA POLEMICA DEI COSTI GONFIATI, BOEING "VICENDA SCONCERTANTE"

(di Franco Iacch)
20/05/16 
“Dati incompleti e viziati”. La Boeing attacca duramente il governo danese pochi giorni dopo la sua decisione di acquistare l’F-35 della Lockheed Martin per sostituire l’attuale flotta F-16 in servizio. Tra le motivazioni del governo danese nella scelta dell’F-35, i costi minori rispetto alle altre due piattaforme, F-16 ed EFA 2000, giunte nella fase finale del programma di valutazione del paese scandivano.
In una dettagliata analisi per la selezione del nuovo caccia tattico della Danimarca, il governo ha stimato per la sola acquisizione di 28 F-35 (anche se saranno 27) una spesa di 2,33 miliardi di dollari, pari ad 83 milioni di dollari a velivolo. Per l’F/A-18 Super Hornet della Boeing, il governo danese ha stimato una spesa di 4,65 miliardi di dollari per la sola acquisizione di 38 aerei ad un costo unitario di 122 milioni di dollari.
Informazioni non esatte – dicono dalla Boeing – i danesi hanno incluso per il Super Hornet anche i costi di sostentamento e di formazione per i primi cinque anni. Questa valutazione dei costi di approvvigionamento in anticipo non è stata calcolata per l’F-35.
Poi l’affondo della Boeing per una vicenda definita, nelle parole di Caroline Hutcheson, portavoce della società americana, come “sconcertante”.
“I danesi hanno delle stime nettamente diverse da quelle del Pentagono per i costi unitari. Secondo la richiesta di bilancio dell'esercizio 2017, un F-35A costa circa 99 milioni di dollari e circa 101,5 milioni di dollari nell’anno fiscale 2018. Gli stessi documenti di bilancio confermano il costo del Super Hornet fissato a 77,8 milioni di dollari nel FY17 e 78 milioni nel FY18”.
Boeing ha già incontrato la commissione parlamentare sulla difesa danese per esporre una serie di motivazioni sulle raccomandazioni del governo per la selezione del nuovo caccia tattico presentate al parlamento.
In particolare – si legge nella nota della Boeing – per smentire la sconcertante stima dei costi e le errate informazioni contenute nel rapporto. Ci auguriamo che il Parlamento esaminerà la questione prima di prendere una decisione finale.
Continuano dalla Boeing: “La vita media della cellula di un Super Hornet, secondo il governo danese, è di seimila ore. Errato, è fissata a 9500 ore. Abbiamo proposto entrambe le versioni del nostro caccia, ma nella valutazione finale è stato inserito soltanto il costo operativo del Super Hornetbiposto”.
Il governo danese non ha effettuato delle prove reali tra i caccia. Il confronto è stato effettuato in modo ipotetico dagli esperti reclutati dal governo che hanno valutato una serie di fattori, compreso quello del ciclo di vita. Il costo complessivo del programma F-35, stimato dal governo danese, è di quasi nove miliardi di dollari.
L’ultima parola spetterà al parlamento del paese chiamato a sbloccare i tre miliardi di dollari (20 miliardi di corone danesi), per acquistare i 27 F-35 richiesti. Gli F-35 danesi saranno pienamente operativi soltanto nel 2027.
(foto: U.S. DoD)

Libia&Guerra - Stati Uniti, Inglesi e Francesi continuano a giocare con la vita dei popoli libici dopo il bombardamento umanitario del 2011

World

Da Bengasi a Tripoli: la mappa delle milizie che comandano in Libia

Nonostante l'entrata in scena del governo di concordia nazionale di Fayez al-Serraj, il loro ruolo, dalla rivoluzione contro Gheddafi, non si è ridimensionato


Miliziani in Libia
globalist 20 maggio 2016

Che la Libia fosse uno stato unito non è mai stato vero. Tripolitania, Cirenaica e Fezzan si sono sempre considerate realtà distinte. E al loro interno il ruolo delle diverse tribù ha sempre giocato un ruolo importante.

La monarchia prima e il regime di Gheddafi (con tutti i limiti di un regime dispotico) avevano rappresentato un elemento unificante o, comunque, avevano attenuato le contraddizioni in un paese dalle mille rivalità. Poi il caos. Che molti analisti avevano previsto.

Infatti ad anni dalla morte di Gheddafi da Tripoli a Bengasi, dall'ovest all'est, le milizie armate restano un fattore determinante in Libia nonostante l'entrata in scena del governo di concordia nazionale di Fayez al-Serraj, che ha l'obiettivo di pacificare il Paese. Il loro ruolo, dalla rivoluzione contro Gheddafi, non si è ridimensionato. Anzi, nelle principali città restano un fattore decisivo. L'European Council on Foreign Relations (Ecfr) traccia un quadro delle principali su base geografica, analizzandone forza e posizione rispetto al governo Serraj.

Tripoli
Allo stato attuale, i gruppi armati nella capitale possono essere divisi tra sostenitori e antagonisti del governo di concordia nazionale. Tra i primi, che sono maggioranza, si annovera la Forza di Deterrenza Libica, guidata da Abdel Rauf Kara, che ha il proprio quartier generale a Mitiga, l'unico aeroporto operativo a Tripoli. Si tratta di una milizia salafita, composta da circa 1.500 uomini, che si concentra sulla lotta contro le cellule e i simpatizzanti del sedicente Stato islamico (Is).
Stesse posizioni della milizia di Kara ha la brigata islamista Nawasi. Composta da gruppi armati originari dell'area di Suq al-Jumaa, la milizia si oppone all'Is e protegge Serraj.
Un'altra potente milizia è la Brigata dei rivoluzionari di Tripoli, la più grande nella capitale, con alla guida Haitham Tajouri. La sua priorità è proteggere i considerevoli interessi che il suo capo ha in città, mentre per il momento ha una posizione ambigua nei confronti del governo di Serraj. Contrari all'esecutivo si dichiarano, invece, alcuni leader islamisti che provengono dal 'defunto' Gruppo di combattimento islamico libico. 

Misurata
La città di commercianti ospita alcune delle più grandi e potenti milizie del Paese. A Misurata la maggior parte degli esponenti dell'imprenditoria e della politica sostiene il governo Serraj, primo tra tutti l'attuale vice premier, Ahmed Maiteeq. Questo ha fatto sì che l'esecutivo mediato dall'Onu possa contare in città sul sostegno dei due principali gruppi armati, le brigate Halbous e Mahjoub.
A Misurata c'è poi Salah Badi, un controverso ex parlamentare che ha avuto un ruolo chiave nel 2014 nell'alleanza 'Alba della Libia' e che si oppone al governo di concordia nazionale.

Zintan
La piccola città montuosa ha goduto di un'influenza incredibile nella Libia occidentale dal 2011 fino all'estate del 2014, quando le sue milizie sono state cacciate da Tripoli dagli uomini di 'Alba della Libia'. Come effetto, Zintan ha perso il controllo di alcuni siti strategici, come l'aeroporto internazionale.
Alcuni suoi combattenti successivamente si sono uniti al cosiddetto Esercito Tribale, che raccoglie miliziani dell'area di Warshefana (sobborgo di Tripoli) e di clan tribali della Libia occidentale.
Attualmente a Zintan un certo numero di forze è favorevole al generale ribelle Khalifa Haftar, mentre altre ne hanno preso le distanze. Alla luce delle perdite subite nel 2014, le milizie di Zintan stanno valutando come sfruttare la nuova situazione. (segue)

Bengasi
Continuano i combattimenti in città tra le forze che si sono unite all''Operazione Dignità' di Haftar e i loro oppositori, sebbene la presenza di quest'ultimi da febbraio sia limitata solo a pochi quartieri. Una milizia chiave tra i rivali di Haftar è il Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi, un'organizzazione-ombrello che raccoglie fazioni islamiste e che si autodefiniscono rivoluzionarie. Vi fa parte anche Ansar al-Sharia. Il Consiglio della Shura combatte insieme all'Is contro le forze di Haftar.
All'interno del campo dell''Operazione Dignità', invece, un ruolo centrale ce l'ha la forza speciale Saiqa, guidata da Wanis Bukhamada, una figura molto popolare a Bengasi.
In entrambi gli schieramenti di recente sono emerse profonde spaccature. Nel campo di 'Operazione Dignità' alcuni comandanti hanno contestato la leadership di Haftar. Tra questi Mahdi al-Barghathi, il ministro della Difesa designato del governo Serraj. Allo stesso modo anche all'interno del Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi ci sono tensioni perché alcune fazioni vorrebbero che il gruppo prendesse le distanze dall'Is.

Siria&Parigi&Bruxelles - Gli Stati Uniti continuano il loro sostegno alla Rivoluzione a Pagamento che tanti morti e migranti ha prodotto in Siria dal 2011

Gli Usa rifiutano la proposta russa, no a raid congiunti in Siria

Mosca si riserva il diritto di procedere unilateralmente contro i terroristi che non osservano il cessate il fuoco in Siria a partire dal prossimo 25 maggio
Franco Iacch - Sab, 21/05/2016

"Noi non collaboriamo né coordiniamo le nostre operazione con i russi. Come ha ribadito il Segretario Carter, le operazioni russe stanno sostenendo e consentendo il regime di Assad, che è come versare benzina sul fuoco.


Rimaniamo esclusivamente concentrati sulla sconfitta dello Stato islamico”.

E’ questa la risposta ufficiale degli Stati Uniti nella parole di Matthew Allen, portavoce della Difesa, in merito alla nuova proposta russa avanzata ieri mattina. Poche ore fa il Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu aveva offerto agli Stati Uniti la pianificazione e l’esecuzione congiunta dei raid aerei contro le organizzazioni terroristiche presenti in Siria.

Per continuare la lotta contro le organizzazioni terroristiche identificate dall'ONU – ha detto Shoigu ieri mattina – offriamo agli Stati Uniti la collaborazione militare per azioni congiunte contro i gruppi che non rientrano nel cessate il fuoco così come i convogli, carichi di armi e munizioni, che attraversano illegalmente il confine siriano-turco. Suggeriamo agli Stati Uniti di continuare il loro lavoro con l'opposizione moderata e con quanti si sono schierati a favore della cessazione delle ostilità. La Russia si riserva il diritto di procedere unilateralmente contro i terroristi che non osservano il cessate il fuoco in Siria a partire dal prossimo 25 maggio. Colpiremo tutte le altre organizzazioni terroristiche internazionali, ma le misure congiunte tra Russia e Stati Uniti, di comune accordo con Damasco, faciliterebbero il processo di pace in Siria. Naturalmente, queste misure sono state approvate dalla leadership della Repubblica araba siriana".

Gli Stati Uniti, che non hanno accettato la proposta russa, precisano che continueranno a rispettare il Memorandum of Understanding siglato con la Russia sulla sicurezza dei voli durante le missioni di combattimento sulla Siria. Se è dimostrato uno strumento efficace – continuano dal Dipartimento della Difesa - abbiamo condiviso con i russi alcuni dettagli sulle nostre aree operative e, fino ad oggi, hanno sempre rispettato le nostre zone di pertinenza.

La posizione di Washington è chiara. L’amministrazione Obama riconosce Assad, attuale presidente della Siria, come una figura illegittima e non di certo come un capo di stato. Se la Casa Bianca avesse accettato la proposta russa, militarmente efficace, ma politicamente disastrosa per il Partico Democratico a ridosso delle prossime presidenziali, avrebbe riconosciuto implicitamente l’autorità di Damasco e la figura di Assad.

Stati Uniti e Russia sostengono congiuntamente i negoziati di pace in corso a Ginevra. Il cessate il fuoco è parte del processo, ma non si applica ad alcuni gruppi militanti, tra cui le organizzazioni terroristiche dello Stato islamico ed Al-Nusra.