di Gerasimo Terracciano | Giugno 10, 2016
la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 11 giugno 2016
Bilderberg - strategie e tattiche, obiettivi, asservimento agli interessi dei potentati
di Gerasimo Terracciano | Giugno 10, 2016
'Ndrangheta - è situata nei gangli del sistema capitalistico, ma il cervello risiede in Calabria
Il Procuratore Nicola Gratteri a Gli Intoccabili
Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro lunedì 13 giugno sarà ospite nella quarta puntata de Gli Intoccabili, il primo docu-reality sulle mafie realizzato da Klaus Davi e LaC
Milano elezioni - il bugiardo Sala oltre a lasciare in rosso la società Expo, ha lasciato anche una montagna di debiti, non ha titolo per fare il sindaco
Expo, i creditori vincono la causa
La società guidata da Sala tra i responsabili del debito
PTV news 10 giugno 2016 - L'assedio di Aleppo
Siria&Parigi&Bruxelles - il fallimento degli Stati Uniti è palese in Iraq e in Siria anche se la propaganda serva cerca di dire il contrario
Iraq e Siria: contro l’ISIS si combattono due guerre diverse
Canone Tv - la Rai non fa servizio pubblico - il governo incompetente e arruffone, una tassa che produrrà impicci su impicci
10 Giu 2016
Angelo Greco
Canone Rai: unica tassa contro cui è vietato il ricorso al giudice
È questa l’aberrante conclusione che porta con sé la riforma del canone Rai, da noi già denunciata nello scorso mese di marzo (leggi “L’autocertificazione per non pagare il canone Rai: la trappola fiscale”). Avevamo sollevato la questione anche durante la trasmissione televisiva “Tagadà” in onda su La7 il giorno 11 aprile (vedi il video della diretta sotto il presente articolo, a partire dal minuto 2:05). In quella sede, un parlamentare presente in televisione, esponente della maggioranza, aveva ammesso pubblicamente l’errore contenuto nella legge. “Il sottosegretario Giacomelli ha promesso un tempestivo intervento normativo” per rettificare la legge, aveva dichiarato. Intervento che, neanche a dirlo, non è più stato fatto. È infatti uscito, come sappiamo, il decreto attuativo del canone Rai e nessuna marcia indietro è avvenuta a riguardo.
Ma la produttività se non c'è l'uomo da sfruttare NON può crescere, le macchine non influiscono, solo i salari ma di quanto li puoi ridurre?
Uno studio dell’OCSE sulla produttività prova che LaRouche aveva ragione
- venerdì 10 giugno 2016 06:00
venerdì 10 giugno 2016
Corruzione - Davigo ha idee chiare, Cantone fa la foglia di fico al corrotto Pd
Codice appalti, Davigo: “Tutta roba che non serve a niente. La corruzione non si combatte con l’Anac”
Air group - una società acquistata in passato da non meglio precisate società statunitensi, oggi acquirenti una cordata di imprenditori e una proiezioni nel calcio (?!?!)
Novità Air Group, 55% delle quote a cordata di imprenditori. Parrotto:"Rileveremo il Casarano"
Una cordata di imprenditori italiani con al timone il milanese ma salentino d'origine Gaetano Quarta, ha acquisito il 55% delle quote societarie di Air Group Italy, la società del giovane imprenditore di Casarano Gianluigi Parrotto. Ma non è l'unica novità: in cantiere il rinnovo del marchio, un centro studi per sostenere nuove idee e anche la possibilità di prendere in mano le redini del Casarano Calcio in un futuro non troppo lontano”.
Mi ritengo estremamente soddisfatto di questa cessione - continua Parrotto - Quarta è sicuramente una delle persone che secondo me, può realizzare concretamente l’idea di innovazione e duttilità tecnologica e funzionale che sono i fondamenti sui quali ho da sempre posato il sogno di Air Group Italy. Avevo bisogno di un supporto, non solo economico. Dopo essere rimasto solo alla guida di Air Group, ho appreso che quello che mi serviva per dare il giusto rilancio e rilevanza all’azienda, non era un semplice manager esecutivo, ma proprio un imprenditore con la giusta vision per far balzare la società ai massimi livelli di competitività e intraprendenza che il mercato richiede in maniera sempre più serrata. Abbiamo già iniziato a un sostanziale riordino dell’assetto operativo e organizzativo sia interno, ma soprattutto esterno all’azienda”.
http://leccesette.it/dettaglio.asp?id_dett=36358&id_rub=262
Rosarno - un ghetto istituzionalizzato, dove vige il lavoro nero super sfruttato con il caporalato che detta legge, istituzioni complici
A San Ferdinando, dove ieri un carabiniere ha ucciso un migrante che lo aveva accoltellato, vivono fino a 2.500 persone. In condizioni drammatiche
La tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria), dove un extracomunitario ha accoltellato un carabiniere che ha reagito sparandogli con la pistola di ordinanza ed uccidendolo,
8 giugno 2016.
Rosarno, la tendopoli è una "bomba sociale"
È stata definita più volte "una bomba sociale" la tendopoli di San Ferdinando a Rosarno, dove ieri un immigrato ha accoltellato un carabiniere che ha reagito sparando e uccidendolo. Nel periodo della raccolta delle arance arriva a "ospitare" anche più di mille immigrati. Una situazione di emergenza tra condizioni igienico-sanitarie disastrose ed alcune aggressioni denunciate dai lavoratori ad opera di italiani che, comunque, non avrebbe alcun legame con quanto accaduto.
La rivolta di Rosarno
E un'aggressione ai danni di un gruppo di extracomunitari provocò, nel 2010, quella che è stata definita "la rivolta di Rosarno", con la cittadina della piana di Gioia Tauro teatro di scontri tra immigrati e abitanti del luogo e l'intervento in massa delle forze dell'ordine, con feriti, arresti e denunce. Dopo quei fatti, un vecchio stabile abbandonato e usato come rifugio dai lavoratori, fu abbattuto e a San Ferdinando, a pochi chilometri, è sorta la tendopoli allestita dalla protezione civile, ai cui margini sono spuntate numerose baracche costruite dagli stessi extracomunitari che cercano rifugio anche in edifici abbandonati ed in casolari isolati.
I lavoratori della Piana di Gioia Tauro
Nel periodo clou della raccolta, nell'area industriale di San Ferdinando, sparsi tra le varie strutture, sono arrivati a vivere anche 2.500 giovani. A parlare di "bomba sociale" era stato anche il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio nel corso di una visita alla tendopoli compiuta nel gennaio scorso. Oliverio, nell'occasione, aveva annunciato di avere chiesto un intervento diretto del ministro dell'Interno Angelino Alfano. Per superare la situazione di San Ferdinando, la Prefettura di Reggio Calabria aveva siglato un protocollo con organismi umanitari (Caritas, Croce rossa, Emergency, Medu), la Provincia, la Protezione civile regionale e le forze dell'ordine che prevedeva interventi di messa in sicurezza e di bonifica del territorio circostante in attesa di provvedimenti amministrativi per l'integrazione dei lavoratori nel tessuto abitativo della Piana di Gioia Tauro.
I fatti di ieri
Ha colpito un carabiniere con una coltellata al volto. Poi, nonostante i tentativi di riportarlo alla calma, ha aggredito nuovamente lo stesso militare che è stato costretto ad estrarre la pistola d'ordinanza ed a sparare un colpo di pistola che lo ha ucciso. Teatro della tragedia costata la vita ad un cittadino del Mali di 27 anni, Sekine Traore,è la tendopoli di San Ferdinando, che in questo periodo ospita circa 500 persone. Sulla dinamica del fatto, il procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza non ha dubbi: si delinea la legittima difesa da parte del militare che comunque, a sua tutela in vista dell'effettuazione dell'autopsia, sarà iscritto nel registro degli indagati. Il militare è stato medicato con cinque punti di sutura, mentre due suoi colleghi e due poliziotti hanno avuto solo lievi contusioni.
L'aggressione
Tutto è cominciato di prima mattina all'interno di una tenda. Traore, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori dopo avere sentito gli immigrati presenti al fatto, ha aggredito due ospiti della struttura, ferendone uno a un braccio con un coltello da cucina, per una lite banale o, più probabilmente, in un tentativo di rapina. Sono stati gli altri immigrati, spaventati, a chiamare i carabinieri. Quando i primi due militari sono giunti sul posto hanno trovato Traore in evidente stato di alterazione psicofisica. Hanno cercato di parlare con lui, di calmarlo, ma il giovane, per tutta risposta, ha menato fendenti alle pareti della tenda. Poi, quando sono giunte altre due pattuglie, una dell'Arma ed una della Polizia, ha cominciato a lanciare sassi contro militari ed agenti. Improvvisamente la tragedia. Traore si è scagliato contro un militare ferendolo al volto, all'altezza dell'occhio destro. L'uomo è stato momentaneamente allontanato dagli altri militari e dagli agenti, ma poi è tornato ad aggredire il carabiniere cercando di colpirlo un'altra volta. Il militare, a quel punto, ha estratto l'arma ed ha fatto fuoco colpendo Traore all'addome.
Solidarietà al militare
L'uomo è stato subito soccorso e trasportato nell'ospedale di Polistena dove, però, è morto dopo alcune ore. Solidarietà al carabiniere è stata espressa da vari esponenti politici, da Matteo Salvini a Ignazio La Russa a Giorgia Meloni, mentre il sindaco di Rosarno - che dista pochi chilometri da San Ferdinando - Giuseppe Idà, ha chiesto l'intervento del premier Renzi e del ministro Alfano: "il problema è nazionale e noi, da soli, non ce la facciamo".
http://www.panorama.it/news/cronaca/rosarno-la-tendopoli-e-una-bomba-sociale/
Paolo Berdini per il 14° Congresso Nazionale dell'Unione Inquilini
Paolo Berdini - La stagione delle "giunte rosse" di Argan, Petroselli, V...
ROMA: PROPOSTE PER IL DOPO MARINO - Intervento di Paolo Berdini
Roma elezioni - un piccolo gesto, costa pochissimo, anche se il voto è stato depotenziato, andiamoci e diamo un senso alla nostra giornata del 19 maggio, mandiamoli via
Perchè al ballottaggio voterei Raggi, anzi Berdini
No al cambiamento della Costituzione - il Sistema Finanziario straniero non si da pace non può credere nell'ostinazione degli italiani a NON fare quello che loro gli ordinano
#No3GuerraMondiale - la Nato e le sue provocazioni hanno una reazione uguale e contraria
L’Anakonda della Nato alle porte di Russia
[carta di Laura Canali]
8/06/2016
La rassegna geopolitica quotidiana
a cura di Federico Petroni
L’Anakonda della Nato alle porte di Russia
Prosegue la militarizzazione della faglia orientale tra Russia ed Europa, ribattezzata da Limes “linea dell’Intermarium“, poiché corre longitudinalmente dal Baltico al Mar Nero separando la sfera d’influenza di Mosca da Nato e satelliti.
In Polonia è iniziata Anakonda, la più grande esercitazione in Est Europa dalla fine della guerra fredda: 31 mila truppe (di cui 14 mila Usa e 12 polacche) di 24 paesi Nato ed ex sovietici, tra cui l’Ucraina, 3 mila veicoli (compresi più di 90 carri Abrams statunitensi), 105 aerei, 12 navi. Coinvolge esercitazioni contro minacce cibernetiche e chimiche, paracadutistiche, elicotteristiche, pure del genio militare.
Venerdì truppe e armamenti attraverseranno anche la breccia di Suwałki, corridoio di 65 chilometri tra Kaliningrad e la Bielorussia e ventre molle della Nato, secondo la pianificazione (e la propaganda) dell’Esercito degli Stati Uniti, in caso di invasione russa delle tre repubbliche baltiche.
Anakonda fa parte della strategia “deterrenza e dialogo” della Nato nei confronti della Russia e del tentativo di Washington di rassicurare la Polonia sull’automatismo dello scudo statunitense. Il minimo, d’altronde, per chi inquadra Mosca come “una sorta di minaccia esistenziale“.
Difficilmente però Varsavia si accontenterà e sta premendo affinché i membri orientali dell’alleanza ricevano lo stesso grado di protezione offerto dall’ombrello a stelle e strisce dei membri occidentali. Traduzione: truppe schierate in modo permanente sul proprio suolo. Gli Usa offrono un battaglione per ogni Stato baltico (Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia) che ruoti ogni 6 mesi (“permanent presence“, non “permanent basing” è la vulgata ufficiale). E sono pronti a metterne sul piatto due dei loro, ma gli altri membri della Nato non brillano per iniziativa.
Nel frattempo, Mosca non sta a guardare e sta realizzando una grande base (il lotto occupato dai militari misura 142 ettari) a Klintsy, a 50 chilometri dal confine ucraino, prima conseguenza tangibile dell’annuncio del ministro della Difesa Shoigu della formazione 3 nuove divisioni da schierare nella Russia occidentale.
Tanto furoreggia il sabba militarista sull’Intermarium che la disponibilità tedesca a svolgere un più attivo ruolo militare non solo non passa inosservata ma viene pure incoraggiata. Berlino ha infatti deciso di incrementare spesa per la Difesa e numero di truppe per la prima volta dalla seconda guerra mondiale e sta pensando di assumere il comando del personale Nato da ruotare in Lituania.
Tutti contenti, armati fino ai denti, in una serie di mosse e contromosse che approfondiscono il reciproco fraintendimento (come la recente apertura di una base dello scudo antimissile Nato in Romania). In vista di una guerra che nessuno vuole, ma che ognuno prepara.
Per approfondire: Così l’America ha ritrovato il suo nemico ideale | Carta: La nuova cortina di ferro
http://www.limesonline.com/lanakonda-della-nato-alle-porte-di-russia/92229
NoTav - un governo pasticcione e corrotto continua nelle sue menzogne e ad avvalare le mafie
Antimafia non varrà per la Tav
Pubblicato Giovedì 09 Giugno 2016
Nell'accordo del 2016 è solo prevista una generica lotta alla criminalità, nonché la previsione di un regolamento della Commissione intergovernativa italo-francese. Non è un atto avente forza di legge
F-35 - ogni tanto dalle profondità una voce sbuca su questo aereo che è una bufala tra quello che promette ed è. Il Canada si conferma critico
F-35, accusa shock del Canada: "Quell'aereo non funziona"
In poche parole, il Canada qualora dovesse acquistare l’F-35 lo farebbe soltanto dopo il 2020, per una decisione che spetterebbe comunque al prossimo governo.
Il precedente governo – ha affermato Trudeau alla Camera dei Comuni martedì scorso – ha fatto un pasticcio con il nuovo caccia, ci hanno lasciato un disastro che stiamo per risolvere.
"I canadesi sanno bene che per 10 anni, i conservatori hanno completamente ignorato cosa servisse realmente alle nostre forze armate. Si aggrappavano ad un aereo, l’F-35, che non funziona ed è lontano dall’essere realmente operativo".
Nella loro piattaforma di difesa, il partito liberale ha dichiarato che il ruolo primario del nuovo aereo da caccia canadese sarà quello di contribuire alla difesa del Nord America, motivo per cui non avrebbe senso investire in una piattaforma tattica stealth.
Il ministro della Difesa canadese Harjit Sajjan, la scorsa settimana da Ottawa, ha affermato che il Canada dovrà decidere nell’immediato considerando gli impegni con il NORAD e con la NATO.
Il Canada era interessato alla versione A dell'F-35 che costa attualmente 108 milioni dollari. L'F-35 era una delle più grandi preoccupazioni politiche per il governo conservatore. Il governo liberale aveva originariamente firmato per il programma di ricerca e sviluppo dello JSF, ma i conservatori hanno ampliato in modo significativo il ruolo del Canada ed impegnato, preliminarmente, il governo ad acquistare l'aereo. Ma per affrontare le controversie sul reale costo dell’F-35, il governo ha cercato di nascondere il vero prezzo finale del velivolo.
Il Dipartimento della difesa nazionale canadese ha originariamente sostenuto che il programma JSF sarebbe complessivamente costato 14,7 miliardi di dollari. Cifra poi smentita. La stima per l'adozione della piattaforma F-35 (per 65 caccia), era di 29 miliardi di dollari. L’uscita del Canada, o comunque il congelamento dell’acquisizione per almeno dieci anni, comporterà un aumento di un milione di dollari nel prezzo finale di ogni aereo. Il programma di sviluppo, che si concluderà nel 2017, non subirà alcun ritardo, tuttavia i partner internazionali saranno costretti ad assorbire anche la quota del Canada (2,1%) per i costi di sostentamento e di modernizzazione.
(foto: Lockheed Martin / Twitter)
Israele - l'attentato è il segno di una disperazione senza futuro, il popolo eletto vuole il genocidio dei palestinesi, li vuole cancellare ma non può, sono carne, sangue e desideri
L’attentato di Tel Aviv smaschera l’impotenza strategica di Israele
9/06/2016
La rassegna geopolitica quotidiana.
a cura di Federico Petroni
L’attentato di Tel Aviv
Commenta per noi Umberto De Giovannangeli:
I più arditi analisti avanzeranno l’ipotesi di una penetrazione dell’Is nelle fila del radicalismo armato palestinese, Hamas ha già “messo il cappello” propagandistico sull’azione. Chiacchiere.
La realtà è più semplice e al tempo stesso più drammatica. A raccontarla è la biografia dei due attentatori: i cugini Muhammad e Khalid Muhamra, entrambi di 21 anni e originari di Yatta, villaggio della Cisgiordania occupata, vicino a Hebron. Sono entrati illegalmente in Israele ma non hanno precedenti. I due hanno sparato con armi artigianali, fatte in casa su imitazione della mitraglietta svedese Carl Gustav.
In queste note c’è tutto il dramma di una generazione senza futuro, quella dei palestinesi nati e cresciuti all’ombra del “muro” in Cisgiordania. C’è una rabbia senza progetto, neanche terroristico, un desiderio di giustizia che tracima in una vendetta nichilista. In questi esecrabili gesti c’è, anzitutto, il fallimento della politica. Su ambedue i fronti. In quello palestinese, incapace di un minimo rinnovamento, con un presidente, Abu Mazen, senza autorevolezza né seguito reale e l’antagonista di sempre, Hamas, sempre più eterodiretto.
Ma quei colpi di mitra, quel sangue versato, raccontano anche dell’impotenza strategica mascherata dalla forza militare che segna l’attuale leadership israeliana, sempre più autoreferenziale e sempre più sbilanciata verso l’estrema destra (come dimostra la nomina del super falco Avigdor Lieberman a ministro della Difesa). Due debolezze non fanno una forza, non si sorreggono a vicenda. Il meno “debole” prova a congelare il tempo e a proiettare all’infinito l’attuale status quo.
Così è, ma così non sarà ancora a lungo. Perché quelli che al momento sono atti individuali, di “lupi solitari”, possono trasformarsi in una rivolta collettiva, senza leader né capi carismatici, alimentata dalla convinzione che un futuro non esiste e che la “liberazione” si consuma in un attimo. Quello che ci vuole per aprire il fuoco. Non sarà l’Intifada dei coltelli né dei mitra. Ma l’Intifada della disperazione.
Per approfondire: La Gerusalemme segregata
http://www.limesonline.com/lattentato-di-tel-aviv-smaschera-limpotenza-strategica-di-israele-notizie-mondo-oggi/92304
Xilella - gli euroimbecilli italiani vogliono che usiamo l'olio tunisino
Xilella:Corte Giustizia Ue, Bruxelles può ordinare taglio ulivi
PTV news 8 giugno 2016 - E’ quasi certo Hillary sfiderà Trump
Implosione Europea - Austria - Hofer ha vinto e gli imbrogli ci sono stati è nella logica delle cose
Europa
Austria: brogli in vista
di
Marco Dotti 08 giugno 2016
Come era prevedibile, la destra ha presentato ricorso contro il risultato delle elezioni presidenziali che aveva visto il candidato Fpö, Norbert Hofer, perdere per soli 31.000 voti.
Già il giorno dopo il voto, al netto dei complottismo, erano emersi i primi dubbi circa la legittimità di gran parte del voto per corrispondenza. Voto decisivo nel far pendere la bilancia dalla parte di Van der Bellen, risultato eletto con il 50,3% dei voti e con 31.036 voti di scarto.
L'irregolarità, secondo il ricorso presentato alla Corte Costituzionale, riguarderebbe 523.275 schede inviate per posta. Il giuramento del nuovo presidente è previsto per il prossimo 8 luglio, ma le ombre che accompagnano la sua elezione sono ben lontane dall'essere diradate e si trascineranno al di là del pronunciamento della Corte, che dovrebbe comunque arrivare prima di luglio.
In che cosa consiste questo modello? In una sorta di confino su un'isola in attesa del rimpatrio.
È meglio "mandarli tutti nell'Europa Centrale o su un'isola per poi rispedirli a casa? Credo che la seconda opzione sia la migliore" ha affermato Sebastian Kurz dell'Österreichische Volkspartei, Il partito popolare austriaco. Se questi sono i moderati, figuratevi quelli che rischiano di prendersi la presidenza.
http://www.vita.it/it/article/2016/06/08/austria-brogli-in-vista/139718/
Ucraina - prima le terre ora altri beni tutto deve essere privatizzato questo vuole il neo liberismo e Poroshenko ubbidisce
“Per sconfiggere la corruzione dovete privatizzare”. Il FMI mette all’asta i beni dell’Ucraina
di Eugenio Cipolla
La “genialità” della mossa della Commissione nazionale per la regolamentazione nel settore energetico ucraina sta tutta nella tempistica. Aumentare i prezzi dei riscaldamenti in piena estate, infatti, è come offrire un pasto completo a una persona appena uscita da un banchetto nuziale. Così dal primo luglio, in Ucraina il prezzo del riscaldamento per la popolazione aumenterà di quasi il 100%, passando da 534 grivne per 1Gkal a 1043. «L’aumento – ha spiegato il capo della gestione dei profili della NKREKU, Svetlana Cerknykh – è dovuto alla crescita del costo del carburante, delle tariffe elettriche e dei salari». Ma in realtà, come spiegavamo qualche settimana fa, è dipeso dalla scelta del nuovo governo Groisman di anticipare il programma del FMI, eliminando tutti i regimi differenziati e creandone uno unico.
«La Commissione non ha rispettato la sua competenza, i suoi obblighi e non ha stabilito un tasso economicamente sostenibile dei prezzi del gas. Pertanto, ci rivolgeremo sicuramente al tribunale», ha detto la leader di Patria, Yulia Tymoshenko. Nonostante le polemiche, il governo rimane sulle sue, sostenendo che questa decisione porrà fine alle speculazioni sul mercato del gas e dell’energia. Il presidente Petro Poroshenko ha definito addirittura la misura fondamentale per la lotta alla corruzione. E proprio su quest’ultimo punto, oggi è arrivato l’ennesimo diktat del Fondo Monetario Internazionale, che attraverso il vicepresidente, David Lipton, ha dettato a Kiev la “ricetta magica” per combattere il fenomeno.
Secondo Lipton per sconfiggere la corruzione bisogna continuare a lavorare attivamente verso la privatizzazione delle aziende statali. «Sono arrivato in Ucraina nel 1993. Il primo programma di privatizzazioni è apparso nel 1994, ma non ebbe successo a causa di ragioni politiche.
La situazione in cui versano le imprese di proprietà statale è un terreno fertile per l’inefficienza e la corruzione. Credo sia arrivato il momento di fermare questa pratica, eliminare questa inefficienza e corruzione, e lo si può fare attraverso la privatizzazione».
Il braccio destro di Cristine Lagarde ritiene che non sia necessario attendere un momento migliore per le privatizzazioni, in quanto le perdite attuali superano i potenziali ipotetici benefici e la situazione potrebbe peggiorare ancora di più. «Tutto sostengono che ora sia il momento sbagliato per realizzare questo processo, perché il prezzo è troppo basso. Lo dicono da 22 anni. Ma il tempo trascorso è andato sprecato. Quelle perdite nel campo delle imprese di proprietà statale sono superiori di parecchie volte agli ipotetici potenziali benefici che l’Ucraina potrebbe ottenere, anche con prezzi più alti».
Le previsioni degli analisti, dicono che il Fondo del Demanio nel 2016 riuscirà a inviare al bilancio dello Stato circa 17,1 miliardi di grivne derivanti dal piano di privatizzazioni. Ai primi dello scorso marzo, il presidente Poroshenko aveva firmato una legge per introdurre cambiamenti significativi nei processi di vendita dei beni statali, compresa l’abolizione delle norme in materia di vendita obbligatoria in Borsa del 5-10% di azioni di quelle società in procinto di essere privatizzate. Questa legge ha permesso di lanciare una privatizzazione su larga scala, che inizierà a concretizzarsi con la vendita dell’OPZ, una delle più grandi industrie chimiche ucraine con sede nella regione di Odessa. A metà maggio il governo aveva approvato i termini della privatizzazione con un prezzo di partenza dell’intero pacchetto azionario di 13,17 miliardi di grivne. Ma BERS e FMI hanno raccomandato all’esecutivo di Kievi di ridurre il prezzo di partenza della fabbrica. La grande svendita può cominciare.
Notizia del: 09/06/2016
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=16058
Bilderberg 2016 - invitati quelli che servi hanno un'immagine di non essere servi
- Mondo
- 9 giugno 2016
Inizia la riunione del Bilderberg
Ci saranno politici, imprenditori, manager e giornalisti, anche italiani: e circoleranno le solite teorie del complotto
Quartz spiega che cosa significa “precariato” – cosa che in Italia non sarebbe necessaria – e dice che la parola è entrata nell’uso comune grazie all’economista inglese Guy Standing, che parla di una classe crescente di persone che si sentono insicure nel loro lavoro, nelle comunità di cui fanno parte e in generale nella loro vita. I precari sono «i lavoratori costantemente part-time, i lavoratori con lo stipendio minimo, i lavoratori stranieri temporanei, i domestici del mercato grigio pagati in contanti, i lavoratori tecno-impoveriti il cui lavoro frammentario non prevede né un ufficio né uno specifico settore, gli anziani che lottano con le pensioni che diminuiscono, i cittadini emarginati, le madri senza sostegno, gli operai che non hanno risparmi, la generazione per la quale non è disponibile né prevista una pensione e una data di ritiro dal lavoro».
Secondo Standing questo gruppo «alienato, ansioso e arrabbiato», accanto a una classe media che non sta facendo molto, sta favorendo l’ascesa di politici populisti come Donald Trump negli Stati Uniti e simili demagoghi in Europa e in altri posti del mondo. Durante la riunione si discuterà anche delle conseguenze di questa situazione nei mercati finanziari e nell’economia. I contenuti e le conclusioni dell’incontro rimarranno comunque segreti. Secondo il codice del gruppo «non c’è un risultato desiderato, non saranno redatte delle note né alcun rapporto finale. Inoltre non si propongono risoluzioni, non ci sarà alcun voto e non saranno rilasciate dichiarazioni politiche».
La segretezza delle riunioni del Bilderberg è determinata dalla cosiddetta “Chatham House Rule”, citata dallo stesso sito del gruppo: si tratta di una regola che stabilisce la confidenzialità delle fonti di informazioni scambiate nel corso di riunioni a porte chiuse. La Chatham House Rule è nata nel 1927 all’interno della Chatham House – il cui nome per intero è Royal Institute of International Affairs – un’organizzazione non governativa con sede a Londra. La Chatham House Rule dice che «i partecipanti sono liberi di usare le informazioni ricevute, ma non rivelare l’identità o l’affiliazione né di chi le ha diffuse né degli altri partecipanti» agli incontri. La segretezza che circonda queste riunioni ha fatto sì che negli anni si sviluppassero molte teorie complottiste, secondo cui il vertice avrebbe in realtà l’obiettivo di creare un “nuovo ordine mondiale”, condizionare la politica, costruire il predominio e il potere della finanza globale (o della massoneria, o degli ebrei, eccetera).
Il gruppo Bilderberg si presenta oggi come un forum internazionale la cui unica attività sono le conferenze. Gli organismi dell’autogoverno del Bilderberg sono il presidente e lo Steering Committee, il comitato direttivo. Il presidente – che dal 2010 è Henri Conte de Castries, proveniente da una antica famiglia della nobiltà francese – è eletto dallo Steering Committee, mentre quest’ultimo è eletto non si capisce bene da chi per quattro anni.
Alla conferenza di quest’anno parteciperanno circa 130 persone: politici, industriali, ricercatori, docenti universitari e giornalisti. Nella lista dei partecipanti ci sono anche alcuni italiani: Franco Bernabè, ex presidente di Telecom; Lilli Gruber, giornalista; Marta Dassù, ex sottosegretaria al ministero degli Esteri; Claudio Costamagna, presidente di Cassa Depositi e Prestiti; John Elkann, presidente di Fiat Chrysler Automobiles. Saranno presenti poi la direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, la giornalista Anne Applebaum, José Barroso, ex presidente della Commissione Europea, Laurent Fabius, ex ministro francese degli Affari Esteri e ora presidente del Consiglio costituzionale, Thomas de Maizière, ministro tedesco degli Interni, Mark Rutte, primo ministro olandese, Charles Michel, primo ministro del Belgio e la vice presidente della Commissione europea Kristalina Georgieva.