A giudicare dalle dichiarazioni e dai propositi espressi, si direbbe
che l’Italia, in tempi di guerra asimmetrica e di terrorismo, disponga
finalmente di un Ministro dell’Interno. Minniti ha le idee chiare: sa
bene che gli equilibri democratici europei ed italiani si giocano anche
sul modo in cui affrontiamo i problemi di sicurezza posti
dall’immigrazione. Distingue in modo ineccepibile tra immigrazione
medesima, fenomeni criminali e terrorismo.
Ma è anche consapevole che la condizione di illegalità, che
caratterizza un numero enorme di stranieri irregolarmente presenti sul
nostro territorio, può per taluni di essi essere la premessa
dell’ingresso nelle fila del terrorismo. Per molti è comunque una
situazione che altro non consente se non di vivere di espedienti, quando
non di abusivismo e di reati.
Tutto questo è stato irresponsabilmente permesso se non agevolato
dall’inanità di tutte le compagini governative, qualunque sia stato il
loro lessico politico, succedutesi dall’avvio del fenomeno migratorio.
Il Ministro reputa questa situazione non più tollerabile in quanto
pericolo grave, fra altri invero altrettanto gravi, per la coesione
sociale e per la tenuta istituzionale.
La crisi della sicurezza non è certo determinata solo dagli
extracomunitari che commettono delitti e violazioni. Fanno bene la loro
parte anche taluni stranieri comunitari e bisognerebbe essere più
rigorosi anche riguardo alle espulsioni di costoro. Per non parlare
della criminalità organizzata autoctona che, pur caratterizzandosi ora
per dinamiche meno efferate, mantiene presenza rilevante in vaste aree
urbane e territoriali, non solo del Meridione. E tuttavia una componente
assai numerosa e costantemente in crescita del nostro corpo sociale
avverte assai di più il crimine e l’Illecito collegato ai migranti
irregolari perché, oltre che reale, più immediatamente visibile ed
incombente.
Sulle tematiche di sua competenza Minniti parrebbe voler comunque
interpretare quella frequente attitudine di una sinistra che ha saputo
nel tempo trasferire nelle Istituzioni un notevole senso dello Stato.
Avvenne ad esempio ai tempi del terrorismo brigatista. il PCI appoggiò
senza esitazioni la linea della fermezza, sapendo emarginare ogni
residua velleità che potesse mettere in dubbio la scelta parlamentare e
democratica per la conquista della supremazia politica.
Ma nella contesa che oggi scaturisce dalle sue prese di posizione, il
Ministro appare destinato a soccombere. E’ proprio dalla sua parte
politica che proviene la resistenza più diffusa ad una linea di maggiore
severità verso le condizioni di illegalità connesse all’immigrazione: è
un coro di distinguo e di critiche serrate, che vede protagonisti
esponenti nazionali e governatori del PD, rivolto alle misure,
espulsioni e rivitalizzazione dei CIE soprattutto, che Minniti mira a
definire in concreto.
E tuttavia non sarà questa l’opposizione decisiva ad una politica più
seria ed equilibrata in materia di clandestinità ed illegalità degli
immigrati. I politici difatti, se non vogliono decadere, devono comunque
ricercare un minimo di sintonia con l’elettorato. Prima o poi dovranno
fare i conti con le aspettative di cittadini che, sulla propria pelle,
vanno sempre più convincendosi che accoglienza e senso umanitario non
possono confliggere con il dovuto rispetto della legge.
Per definire il nuovo approccio operativo indicato dal Governo, sulla
stampa è già comparso il termine securitario. Un aggettivo che
assomiglia tanto a reazionario: appare più soft ma ha tutta l’aria di
voler essere tranchant. Finirà che decisivi saranno ancora certi salotti
dove si è formato il pensiero degli odierni benpensanti, sempre pronti a
dipingere il doppiopetto indosso agli altri, per dissimulare in questo
caso il doppiopetto del loro intransigente conformismo pauperistico,
spesso non disinteressato.
Il goffo, ma purtroppo anche tragico, tramonto del Monte dei Paschi e
la caduta di ascolti della RAI evidenziano che la presa di questi
circoli sul paese è in netto calo, ma hanno ancora un peso determinante.
Continuano ad imporre la loro politica, a dispetto alle esigenze dei
cittadini, soprattutto quelli con minor capacità economica, vittime
principali dell’ indebolimento dello Stato e della insicurezza che si va
affermando sul territorio.
Dubitiamo che un pur abile Minniti possa aver ragione di questi coriacei
difensori delle loro perduranti prerogative. Sono sicuramente
minoritari nel numero, ma nettamente maggioritari nelle burocrazie, nei
poteri bancari, nei media e nella cultura. Sull’immigrazione si dividono
tra chi intravede un nuovo sottoproletariato da manovrare o invece
materiale umano comodamente disponibile per un’agevole solidarietà sotto
casa (sempre però a carico delle casse pubbliche o di altri).
Riescono a far prevalere un pensiero unico tipico di uno stato
totalitario, come quello già disegnato da Pasternak, sempre all’opera
perché la gente disimpari a pensare e sia costretta a vedere ciò che non
esiste come a dimostrare il contrario dell’evidenza. Se la sinistra non
si svincola da essi, nel persistere dell’incapacità dei moderati di
darsi una rappresentanza credibile, l’Italia ne uscirà a pezzi.
Foto: L’Espresso e Marina Militare
Nessun commento:
Posta un commento