Tarantelle. L’ultimo sketch di Grillo, aspirante liberale col cappello (e col cerino) in mano
Pubblicato il 9 gennaio 2017 da Alemao
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Tarantelle
Segnatevi
la data di oggi. Racconterete ai vostri nipoti una storia fantastica e
potrete dire loro che sì, c’eravate. Che proprio quando vi sembrava che
dopo aver visto le performance di Bello Figo non vi mancasse
più nulla alla vostra personalissima collezione di orrori, c’ha pensato
il premuroso Beppe Grillo a regalare alla stantia politica nostrana
ventiquattro ore di follia, delirio, paura e ipocrisia allo stato brado.
Andiamo per ordine. Oppure no, tanto comunque la giri ‘sta storia fa ridere lo stesso.
Allora c’è un partito che si chiama Cinque Stelle. È anti-sistema,
abbraccia tutta la protesta contro l’estabilishment, che porta la
bandiera di quelli che, tanto indignati quanto naif, vorrebbero vedere
“i politici in galera”. A prescindere.
Bene, questo partito ha una folta rappresentanza al Parlamento
Europeo, a Strasburgo, lì dove abita il Male (eurocratico) contro cui si
sbraccia da tempo raccogliendo copiosissime messi di consensi. Ha
stretto un accordo con quel bel tomo di
Nigel Farage, il tizio che presero per pazzo quando fondò l’Ukip e che adesso, dopo la vittoria di
Brexit
(e dell’amico Trump), se la ride come uno sguaiato. Poi, dato che i
soldi sono pochi (almeno così dicono i cattivoni del mainstream che
parlano di
700mila euro in ballo, ma chissà), si scocciano di stargli dietro e rompono con lui.
Giusto in tempo per sostenere le ambizioni politiche personali di Guy
Verhofstadt, che vuole fare il presidente dell’europarlamento. A lui
servono voti, a loro sta bene la scelta strategica di un
riposizionamento nell’alveo rassicurante (per le élites e per quei
diplomatici che da tanti mesi se li stanno coltivando convinti che
andranno al governo?) dell’Alde, il gruppo che riunisce
i più feroci sostenitori di questa Unione Europea, la stessa contro cui
i pentastellati sono stati spediti a combattere, gli stessi politici
che i più naif dei loro elettori vorrebbero vedere in galera subito.
La cosa sembra già fatta nella serata di ieri, praticamente è già realtà fino all’ora di pranzo. Beppe Grillo siederà (per interposta persona) a fianco di Mario Monti e Romano Prodi (e loro interposti parlamentari).
Un’alleanza stellare. La base non la vede così. Sono arrabbiati, i
militanti, i simpatizzanti, fedeli osservanti o meno del verbo
grillista. Come se Francesco Totti si facesse ingaggiare dalla
Lazio, come se Zeman andasse ad allenare la Juventus. Ma di che stiamo
parlando?
Nel frattempo la stessa base grillina vota. Sul sito del Capo. E quasi l’80% dice sì all’accordo con Alde. Obbedienza cieca, pronta e assoluta avrebbe chiosato il grandissimo Giovannino Guareschi che ai poveri comunisti di Peppone li ha pigliati in giro per mooolto meno. E’ fatta. Alzate altissimo il vessillo di Einaudi, di Cavour e di Marco Minghetti. Ma sul più bello, arriva il doloroso contrordine, compagni. C’è un intoppo. Ahia.
Il fighissimo Verhofstadt l’ha fatta fuori dal vaso. Sono gli algidi
liberali che s’infiammano e fanno le barricate: tutti, ma i grillini
mai. Tra i banchi dell’Alde comincia il passaggio di elmetti e
baionette, i parlamentari sentono il brivido di ormoni che non provavano
più dai tempi della pubertà, sono pronti ad andare alla guerra contro
il bel Guy e i suoi amici mostri. Verhofstad per non perdere capre e
cavoli deve far sfumare, in un brodo di giuggiole, i sogni di unione con
M5S e (soprattutto, anzi esclusivamente) il sogno di posarsi sullo
scranno che fu di Martin Schultz. E’ finita, arrivederci e grazie.
Statevi bene.
Capito come è andata a finire? Non sono stati gli
anti-sistema a non voler prendere la tessera del pane (politico e
comunitario), no. Sono i liberali che non li vogliono vedere manco in
cartolina!
Finita qui? Macché. Perché Beppe Grillo c’ha la faccia più tosta del suo monitor. E decide di diramare il
comunicato di vittoria alle truppe in pieno sbando ideologico, ideale, politico, tattico e strategico:
“Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima”.
Come, non è dato capirlo. Ma sì sa: negare sempre, anche davanti
all’evidenza. Dove non arrivano Sun Tzu e Clausewitz, arriva il sano
buon senso delle mogliettine devote. All’amante.
E
così, con le pive nel sacco, il Capo resta a secco. Alla fine, con la
mano bruciacchiata dal cerino che gli è rimasto in mano, Beppe tenta di
tornare barricadero e ripone il cravattone da eurocrate che s’era fatto
con la stampante 3D in un firewall dell’hotel di Malindi da cui
predicava povertà (agli altri).
Ma una volta tanto che non possiamo dare troppo contro ai liberali.
Avranno pure loro la sovranità di decidere che fare e chi accogliere in
casa loro, (cosa che negano ai popoli e agli Stati ma questa è un’altra storia che speriamo imparino) o no?
Per quanto riguarda noi, possiamo dire che oggi il Movimento Cinque
Stelle ha perso la faccia e s’è intaccato da solo la sua stessa
credibilità. Dai, c’era stato un momento che pure io mi stavo convicendo
che potesse essere una via percorribile quella del voto ai Cinque
Stelle. Ma a ‘sto punto, tra le copie e gli originali meglio andarsene
al mare quando (e se) decideranno di andare al voto. Alla fine, la
maschera l’hanno gettata. Nessuna alternativa al sistema, no. Solo il
lato nerd, web, ggiovane, erasmus del web di un partito che si racconta
con una terminologia vagamente anarcoide, diretto da una classe
dirigente e militante fatta di ex piddini feroci (lo stesso Grillo era
iscritto al Pd, ricordate?), centrosocialisti, sinistra assortita che
cerca di governare la destra diffusa (e arrabbiatissima con i suoi
riferimenti storici) e di farlo con i suoi voti.
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