la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 14 gennaio 2017
Solo delle menti perverse possono pensare di abolire i contanti, i popoli non devono avere nessuna via d'uscita, sono dei criminali in libertà
INDIA: LA “MANINA” USA DIETRO LA GUERRA AL CONTANTE
Esiste un segretariato dell’ONU, United Nations Capital
Development Fund (UNCPD) di cui pochissimi conoscono l’esistenza. Ma
lo conoscono bene Master Card Foundation e la Bill and Belinda Gates
Foundation, perché ne sono divenuti i più generosi donatori. Il motivo:
l’UNCPD è la centrale ideologica occulta del progetto di abolizione
mondiale del contante. E’ l’ente – con Bill Gates e le finanziarie che
emettono carte di credito, come Master Card – del crudele esperimento
sociale che ha luogo in India, la prima cashless society a
spese di un miliardo di poveri, che non hanno, ne possono avere, un
conto in banca. Ricostruire chi e come ha indotto quell’esperimento
in corpore vili, è un istruttivo compendio dei metodi con cui gli interessi americani si impongono dietro le quinte.
Master Card in versione indù
Presso la sede a New York dell’ UNCPD (“Fondo per lo Sviluppo del
Capitale”: piuttosto esplicito) ha sede il segretariato della Better Than Cash Alliance
(Alleanza Meglio-del-contante: molto esplicito) , nata nel 2012,
un’associazione di puri idealisti che promuovono la scomparsa del
liquido. Mastercard, Visa, Dell Foundaton, Omidyar Network (eBay),
Citi, insomma le IT, e-commerce e finanziarie che si aspettano di fare
miliardi dal passaggio totalitario ai pagamenti elettronici. Ma non si
deve tralasciare che della Better than Cash Alliance sono soci anche
il noto fondo filantropico e umanitario che è la Gates Foundation
(Microsoft) e l’USAID, l’ente americano volto a a fare il bene dei
popoli sottosviluppati – come dice il nome: Agenzia degli Stati Uniti
per lo Sviluppo Internazionale” – che l’agenzia del Dipartimento di
Stato e una delle principali coperture della CIA nelle operazioni
estere.
E’ dunque ovvio che l’USAID abbia sede aperta a Nuova Delhi, e dia
consigli per migliorare lo sviluppo ai governanti. L’USAID finanzia
(le cifre segrete) un’associazione di cui il pubblico ha avuto notizia
solo l’ottobre scorso, ossia un mese prima che il premier Modi
annunciasse lì abolizione delle banconote più usate dagli indiani: la
“Catalyst – Inclusive Cashless Payment Partnership”, che
nel suo primo comunicato stampa del 14 ottobre, si definisce “la fase
ulteriore della collaborazione fra USAID e Ministro delle Finanze
[indiano] per facilitare l’inclusione finanziaria universale”.
Infatti nella lingue di legno orwelliana, l’abolizione del denaro
fisico viene gabellata come “inclusione” dei poveri, di cui va
facilitata l’entrata nei gioiosi benefici del sistema bancario, da cui
sono finora esclusi. Nonostante che in India, come ha appurato uno
studio della stesso USAID, 97% delle transazioni avvengano in
banconote, e solo il 55% degli indiani ha un conto in banca ma –
attenzione! – “solo il 29 per cento di questi conti sono stai
usati negli ultimi tre mesi”. I poveri dell’India sono stati “esclusi”
dall’economia con l’abolizione del contante, e le conseguenze si
vedranno nei prossimi mesi.
Ma importa poco a lorsignori. L’ambasciatore Usa Jonathan Addleton,
che è anche il capo-missione USAID in India, è stato chiaro: “L’India è
all’avanguardia degli sforzi globali di digitalizzare le economie
e creare nuove opportunità per la parte di popolazione difficile da
raggiungere. Catalyst sosterrà questi sforzi concentrandosi sul compiti
di rendere senza contanti gli acquisti quotidiani”.
Catalyst, partecipazione di USAID e Ministero delle Finanze
indiano, dove ha sede a Delhi? Nello IFMR, un istituto di ricerca di
cui è membro il capo della Gates Foundation in India, il banchiere Nachiket Mor,
e che è finanziato da donatori Usa e da molti degli interessi
partecipanti alla “Better Than Cash Alliance”. “Oltre 35 importanti
organizzazioni indiane, americane e internazionali si sono unite al
ministro delle finanze e all’USAID in questa iniziativa”, si legge in
un euforico annuncio dello stesso USAID.
Ci si può chiedere come mai al grande esperimento non si sia
opposto, o non abbia almeno obiettato, l’autorità di emissione.
Risposta facile: a capo della Reserve Bank of India è stato, dal 2013
fino al settembre scorso, Raghuram Rajan; terminato il suo incarico a
settembre 2016, è tornato a fare quel che faceva prima: il docente di
economia alla Università di Chicago. Dal 2003 al 2006, il
personaggio è stato capo economista al Fondo Monetario a Washington .
Questo “indiano” è stato anche presidente della American Finance
Association, per le sue teorie è sta (riccamente) premiato da Deutsche
Bank e da Infosys; ha ricevuto il “Premio Financial Times –Goldman
Sachs per il miglior libro di economia”; è stato decretato “Indiano
dell’anno” dalla rivista Euromoney. Potrebbe succedere alla Lagarde a
capo del Fondo Monetario. E’ dunque uno di quei tecnocrati
transnazionali (e “apatridi”, li diceva De Gaulle) selezionato e
coccolato dai poteri sovrannazionali per completare le loro
strategie secondo l’ortodossia monetaria, un po’ come (in piccolo)
Padoa Schioppa, Mario Draghi, Padoan..
Difatti Rajan è anche membro di un club molto esclusivo, che si
riunisce a porte chiuse e senza fare verbali delle sedute: il Gruppo dei Trenta,
“un corpo privato internazionale” dove colludono grandi banchieri
privati e i governatori delle banche centrali (ovviamente, c’è Draghi)
E’ chiaro che il Group of Thirty sia la centrale strategica di
coordinamento della guerra al contante; in esso il peso degli
americani o americanizzati come Rajan, è del tutto preponderante.
Il Gruppo dei Trenta
Il 2013, quando Rajan passa dagli uffici direttivi del Fondo
Monetario a Washington alla massima poltrona della banca centrale
indiana, è anche l’anno in cui viene fondata la “Better Than Cash
Alliance”. Appena insediatosi, il nuovo governatore si china sui
problemi dei poveri: crea nella Reserve Bank of India un “ “Committee on Comprehensive Financial Services for Small Businesses and Low Income Households”,
per le famiglie a basso reddito e i piccolissimo commercio. Una
impresa umanitaria, come sempre fannoi globalismi. E chi mette a capo
di questo committee? Nachiket Mor, banchiere, quello
che abbiamo visto diverrà capo della Gates Foundation per l’India.
Naturalmente lo scopo è di “promuovere l’inclusione dei poveri e delle
aree rurali” attraverso…. l’abolizione del contante. Nel Committee
figurano, di conseguenza, filantropi come un ex amministratore delegato
di Citigroup, l’agenzia indiana di rating CRISIL posseduta da Standard
& Poor’s, la National Payment Corporation of India, ossia
l’organizzazione di tutti i servizi di pagamento digitale, eccetera.
Si noti: nel triennio in cui Rajan, prestato da Washington, è stato
governatore della banca centrale, è stata amatissimo dal settore
finanziario, per il quale ha scatenato la deregulation, ma detestato
dagli imprenditori dell’economia reale, gli industriali, per la sua
politica monetaria estremamente restrittiva. A giugno, è stato
attaccato da un ex ministro del commercio e membro del partito al
potere, Subranian Swamy: “Il suo pubblico favorito era l’Occidente, e
in India, la società occidentalizzata e trapiantata”. Disse Swamy.
Allora Rajan ha annunciato che non avrebbe più cercato un secondo
mandato. Il suo compito era finito: già nel maggio la sua banca
centrale aveva annunciato la stampa delle nuove banconote da 2000
rupie, che avrebbero sostituito quelle da 500 e 1000, che sarebbero
state tolte dalla circolazione entro dicembre. Erano i tagli usati
dal brulichio della micro-economia indiana, l’86% del circolante.
L’improvvisa sparizione di tali banconote ha prodotto un vero e
proprio infarto dell’economia informale, quella di cui campa quasi un
miliardo di indiani. C’è il sospetto che questo fosse uno degli scopi
del banchiere centrale; nei giorni della crisi, in cui non si trovavano
banconote da 100 e 500 e si allungavano le file di disperati che
andavano nelle banche a depositarle per avere i tagli da 2000, i
supermercati “moderni” erano benissimo forniti nei loro bancomat
interni – praticamente distruggendo la concorrenza della piccola
economia in nero.
Ma per Visa, Mastercard, i fornitori di servizi digitali, Microsoft,
DELL, Citi eccetera l’operazione invece è stata un successo se
l’imposizione del no-contanti è riuscita in India (il costo umano per
costoro non conta, è noto) riuscirà ancor meglio in Europa, dove la
classe dirigente è guadagnata al progetto e la cittadinanza è passiva.
In india, il traumatico passaggio alla società senza contanti per tutti
gli operatori economici che si possono permettere un POS, e che prima
anch’essi operavano in contanti, è stata una dura lezione che non
dimenticheranno. Forse il governo Modi cadrà, travolto dal
malcontento popolare; ma che importa agli strateghi? Sono tornati
alle loro cattedre di Washington, alle loro poltrone transnazionali.
Rafforzati da quest’esperimento, accelereranno la espansione
totalitaria della cashless society a tutti noi.
Il racconto di cui sopra ci ha consentito di intravvedere che la
spinta all’abolizione del contante, la sua promozione globale, viene
appunto da Washington. I motivi sono palesi e numerosi. Sono le grandi
compagnie Usa a dominare il business del pagamenti digitali e dell’IT
su scala mondiale. Il potere politico-economico che iene dalla
possibilità di sorvegliare tutti i pagamenti nazionali e
internazionali, che avvengono tramite banca, offre un bel campo
d’azione alla Cia e alle altre agenzie americane di spionaggio (anche
industriale). Essendo il dollaro la moneta di riferimento mondiale, di
fatto chiunque – individuo, impresa o paese – che partecipa
all’economia senza contanti si trova soggetto alle leggi americane e
non a quelle del diritto internazionale; ancor più di quanto lo siamo
adesso – e come si vede dalle multe che gli Usa impongono su
Volkswagen, Deutsche Bank, Fiat Chrysler o qualunque banca estera che
faccia – poniamo – transazioni con un paese a cui l’America ha imposto
sanzioni. Ditte europee che hanno commerciato con l’Iran sono state
escluse dal sistema finanziario internazionale, basato su
trasferimenti cashless: non possono più pagare nemmeno le
compagnie di autotrasporti e logistiche che possano portare le loro
merci ad altri clienti. Ad altre banche viene tolta la licenza per
operare in Usa, il che significa la morte.
Ovviamente, il progetto di dominio totale ha volonterosi complici nel
sistema creditizio e finanziario. Ingolosito dalle commissioni che
potrà estrarre da ogni minima transazione – quelle che sfuggivano al
tributo bancario – per miliardi. Ma ancor più attratto dal fatto che,
nella società senza contanti, diventa invisibile l’insolvenza delle
banche: l’insolvenza fondamentale della banca che crea denaro dal nulla
indebitando, l’insolvenza delle banche schiacciate dai cattivi crediti
concessi ai compari, amici e complici (come ha mostrato la
MontePaschi). Non saranno più possibili corse agli sportelli; le più
criminose operazioni saranno impunite. Le banche centrali inietteranno
cifre spettralmente illimitate – tutti i poteri si saranno sottratti al
giudizio degli esseri umani.
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